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“Il gentiluomo” di Marzia Schenetti

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E’ un romanzo, ma è anche qualcosa di più, perché trae la propria vicenda centrale dall’esperienza di vita della sua autrice, Marzia Schenetti, vittima di stalking e persecuzioni subite da un uomo inizialmente gentile e premuroso, poi trasformatosi in una presenza oscura. Il romanzo, intitolato Il gentiluomo: una storia di stalking sarà presentato a Castelnovo ne' Monti lunedì 4 aprile, alla presenza dell’autrice e dell’avvocato Giovanna Fava, dalle 20,30 in Municipio nella sala del Consiglio, su iniziativa degli assessorati alla cultura e giovani ed alle pari opportunità.

“Il gentiluomo”, romanzo d’esordio di Marzia Schenetti, si apre con il primo appuntamento tra Matilde e Marco, un uomo apparentemente galante, cortese e pieno di attenzioni. Già al termine di questo incontro, però, Matilde avrà l’impressione che tutto quello che le darà Marco avrà un prezzo, che ogni briciola di dolcezza dovrà essere ottenuta con grande sforzo. È l’inizio di una storia di stalking, espressione inglese che racchiude in sé tante parole: persecuzione, umiliazione, sopraffazione e violenza. Marzia Schenetti, nata a Reggio nel 1965, diplomata in canto lirico e grafica pubblicitaria, è autrice di poesie e canzoni.

Nel 1994 apre un'azienda nel settore artistico e fa l'imprenditrice per quindici anni, fino a quanto non incontra il gentiluomo. Ha sentito l'esigenza di raccontare la sua esperienza di stalking per dimostrare che, anche quando ci si sente finiti, in realtà si può ancora scegliere e ricominciare. La presentazione rientra tra l’altro nell’ambito del progetto complessivo, avviato fin dal 2009 con la partecipazione del Comune di Castelnovo ne' Monti, per prevenire la violenza verso le donne e che aveva visto anche l’attivazione di un corso per operatori professionali di varie categorie che avrebbero potuto venire a contatto con episodi di violenza, fisica, sessuale o psicologica, così da poterli affrontare con il tatto e la delicatezza necessari. Il corso era stato realizzato in collaborazione con Ausl, ed anche per questo la serata prevede anche un intervento della direttrice del Distretto Ausl della montagna Maria Luisa Muzzini.

Quest'ultima afferma: "Nonostante i mass media parlino spesso di episodi di violenza contro le donne, ancora oggi è molto difficile per una donna 'violata' ammetterlo, comunicarlo, denunciare e chiedere aiuto ed è ancora difficile, anche per gli operatori, saper riconoscere i segnali indiretti di violenza e/o maltrattamento. E' con molto interesse che come distretto sanitario e come servizi sociali dei comuni montani abbiamo partecipato, con i nostri operatori, unitamente ad operatori della Polizia municipale, al primo corso di formazione sulla violenza domestica alle donne, che si è tenuto tra il 2009 ed il 2010 a Castelnovo ne' Monti ed ha visto il coinvolgimento di oltre una ventina di operatori. Il corso, svolto con il fondamentale contributo dell'associazione 'Non da sola-Casa delle donne', l'Ausl di Reggio Emilia, il Comune di Castelnovo ne' Monti e la Regione Emilia-Romagna, molto partecipato ed interessante, ha iniziato ad approfondire la conoscenza del fenomeno e delle dinamiche proprie della violenza contro le donne, con l'obiettivo di favorire la costruzione di una rete di collaborazione tra quegli enti e quegli operatori che possono entrare in contatto con casi di violenza: il raccordo è tanto più indispensabile quanto più vasto è il terriorio di intervento.
Affrontare l'emersione della violenza, come sottolineato anche dalle docenti del corso, dr.ssa Alessandra Campani e dr.ssa Silvia Ferroni, è un passo delicato e difficile sia per le donne, che svelano questa realtà con grande senso di vergogna e sofferenza, sia per l'operatore che si trova a gestire una situazione complessa.
E' pertanto necessario un contesto lavorativo e sociale che sostenga l'operatore e la donna, per non correre entrambi il rischio di non 'voler vedere', che è proprio ciò che vorrebbe chi maltratta. Il maltrattante infatti vorrebbe sempre che non vedessimo, che non ascoltassimo, che non parlassimo,; vorrebbe ricondurre la violenza a sporadici episodi tutto sommato inseribili in un contesto di 'normalità quotidiana', e molto spesso ancora è così, come emerge dai dati nazionali. Il lavoro iniziato è stato riportato nell'ambito dei tavoli integrati di programmazione socio-sanitaria distrettuale e continuerà con la condivisione e la stesura di un protocollo per la presa in carico della donna soggetta a maltrattamento e/o violenza. Tanto resta ancora da fare per aiutare le donne a leggere le loro realtà, a far emergere i loro diritti; tanto resta ancora da fare anche per aiutare chi maltratta a 'riposizionarsi', per costruire una civiltà che si basi sul rispetto e sull'aiuto reciproco, senza distinzione di genere".

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