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Vogliamo la Luna: guardando lontano

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Si chiama “Raggio di Sole”, e realmente rappresenta una luce, una speranza per tanti bambini rumeni, tra quelli che la vita ha messo a più dura prova. E’ una struttura di accoglienza e cura, che è stata realizzata nel corso degli anni grazie alla solidarietà partita dall’Appennino reggiano: un raggio di sole partito da lontano dunque, grazie al lavoro dell’associazione castelnovese “Vogliamo la Luna”.

La storia dell’associazione. Nata nel 1997 con il nome di “Bambini in emergenza”, in stretta collaborazione con Mino Damato (il primo giornalista italiano ad occuparsi, del dramma degli orfani rumeni dopo la caduta del regime di Ceausescu) l’Associazione ha poi cambiato la propria denominazione nell’attuale versione, ma ha sempre continuato negli anni ad occuparsi di infanzia in difficoltà, in Romania ma anche in altri angoli del mondo e d’Italia, oltre che sul territorio dell’Appennino reggiano. Questa estate “Vogliamo la Luna” ha raggiunto un grandissimo risultato: la conclusione ed inaugurazione ad Husi, una cittadina posta nella regione storica della Moldavia rumena, del secondo stralcio di una casa di accoglienza per bambini e ragazzi orfani, malati di Aids e spesso con gravi handicap fisici e mentali. A raccontare la storia di questa struttura e dell’importantissimo traguardo raggiunto, è l’attuale Presidente dell’Associazione, Walter Romagnani (recentemente succeduto a Gianni Grisanti: “Siamo davvero molto contenti, perché questa nuova struttura è un punto di avanguardia assoluta in Romania per l’accoglienza di bambini e ragazzi in gravi condizioni. Il lavoro della nostra Associazione ad Husi iniziò in collaborazione con Mino Damato, che vogliamo ricordare con grande affetto e riconoscenza a poco più di un anno dalla prematura scomparsa: un uomo senza il quale probabilmente Vogliamo la Luna non sarebbe quello che è, un volontario entusiasta e concreto e un grande amico per molti di noi. Fu proprio lui a raccontarci la storia di questo piccolo orfanotrofio, gestito dalle Suore Missionarie Francescane di Assisi, che in questa zona sperduta della Romania aveva accolto alcuni dei casi più dolorosi da un vicino orfanotrofio pubblico, dove questi bambini vivevano in condizioni inimmaginabili. Erano gli anni in cui la situazione dei bambini rumeni era arrivata al centro dell’attenzione internazionale, con i reportage sui piccoli di Bucarest che vivevano nei tombini: al loro confronto quelli delle aree periferiche stavano ancora peggio.

La struttura ad Husi. Damato ci disse che la struttura gestita dalle suore era in grosse difficoltà: l’edificio aveva bisogno di essere consolidato, e di fronte ad esso avevano messo in vendita un terreno, per cui se qualcuno l’avesse acquistato la convivenza con l’orfanotrofio sarebbe stata molto difficile. Per tali ragioni lui stesso si era fatto carico di acquistare il terreno, e ci chiese aiuto per intervenire sulla struttura. Questa fu la nascita del progetto “Raggio di Sole”, e nel 2008, grazie esclusivamente ai fondi che l’associazione riuscì a raccogliere, alla presenza anche del Sindaco di Castelnovo Gianluca Marconi, fu inaugurato un edificio completamente nuovo sul terreno acquistato, primo stralcio del progetto. L’idea era che, una volta terminata tale nuova struttura, i piccoli ospiti vi si sarebbero trasferiti in attesa che fossero effettuati i lavori di consolidamento della vecchia (così da poter ampliare la capacità ricettiva, per ospitare altri bambini nelle stesse condizioni). Se non che, pochi giorni dopo il trasferimento, la struttura preesistente subì un crollo. Quasi un segno del destino. Per cui, anziché procedere con l’ipotizzata ricostruzione, abbiamo dovuto abbatterla e ricostruirla ex novo, riprogettando tutto “in corsa” sia a livello operativo sia per quanto riguardava impegno e fondi necessari. Ora, nel mese di agosto 2011, abbiamo inaugurato il secondo stralcio del progetto, con l’edificio completamente nuovo sulla sede di quello crollato.

Un risultato straordinario. Attualmente quindi il primo edificio ospita gli alloggi per 12 orfani e per alcune suore, alcune ad una stanza per volontari che si recano ad Husi a prestare servizio. Nella parte appena terminata trovano spazio i locali tecnici, le cucine, e nuovi alloggi per aumentare il numero di orfani che possano essere ospitati, perché nel frattempo il vicino orfanotrofio pubblico continua ad operare, e la situazione dei bambini ammalati e con handicap che vi sono ospitati purtroppo non sono migliorate. Fin da quando posammo la prima pietra quindi il nostro intento era di una struttura che potesse accogliere più bambini e ragazzi, ora abbiamo creato le condizioni perché ciò possa finalmente accadere”. Il progetto ha visto un impegno economico complessivo, sui due stralci, di più di 500 mila euro (dirlo ora sembra incredibile, essendo partiti con disponibilità nemmeno lontanamente paragonabili), tutti passati attraverso Vogliamo la Luna, raccolti poco a poco tramite donazioni o attività organizzate dall’associazione, o anche da fondamentali collaborazioni da parte di altre associazioni. A tutti va il nostro grazie di cuore. Tutti i fondi (questo è sempre stato un punto fermo dell’associazione) vengono impiegati esclusivamente per pagare lavori e materiali per le strutture. In pratica nessuna elargizione di denaro a chiccesia, ma solo acquisti e pagamenti diretti. Prosegue Romagnani: “Tutti i lavori sono stati seguiti in loco da un nostro volontario, l’Architetto Albino Calcagno, di Genova, che è stato in questi anni in Romania in media 6 mesi all’anno. A ripetizione poi vanno sul posto altri nostri volontari, per periodi più o meno lunghi, di pochi giorni ma a volte anche di alcuni mesi.

Nuovi progetti. Ora abbiamo nuovi progetti, perché questi bambini, che ormai stanno crescendo e sono ragazzi, sono in condizioni di salute buone, e quindi stiamo pensando di dar loro una maggiore formazione, scolastica e professionale, che sarebbe molto importante. Abbiamo in mente collaborazioni con persone ed istituti dell’Appennino per portare avanti questi progetti”. L’associazione, che ha recentemente visto alcuni cambiamenti anche nel proprio Consiglio, può contare su molti sostenitori e volontari, ma anche su una pluriennale, stretta collaborazione con altre realtà di volontariato della montagna attive nel campo della solidarietà. “In particolare –prosegue il Presidente- lavoriamo a stretto contatto con il Gaom, la Fa.Ce, Casina dei Bimbi, l’Unitalsi, ed ora con la Fondazione Don Zanni che stiamo peraltro contribuendo direttamente ad avviare. Questa Fondazione, che si occuperà di madri sole in difficoltà e dei loro figli, sta già dimostrando di andare incontro a necessità molto presenti sul territorio: in agosto ad esempio ci siamo ritrovati ad affrontare un caso di emergenza, con una mamma rimasta letteralmente in mezzo alla strada con i tre figli di 7, 5 e 2 anni, che siamo riusciti ad alloggiare temporaneamente ed a seguire in attesa delle soluzioni istituzionali, ma l’obiettivo finale è di riaprire la casa di accoglienza che a Felina fu fondata da Don Artemio Zanni nel dopoguerra.

Lavoro con le scuole. Infine, tra i progetti che stiamo portando avanti in questo periodo, ce n’è uno a cui teniamo molto di collaborazione con le scuole del territorio: si intitola “Sogniamo una integrazione fatta ad arte”, ed è rivolto a tutti gli Istituti della montagna. Alle classi è richiesto di presentare alcune fotografie, sul tema dell’integrazione e della solidarietà, mentre gli Istituti dovranno presentare idee progettuali sull’integrazione degli alunni in difficoltà. L’Associazione metterà a disposizione i premi, consistenti nei fondi necessari per realizzare il progetto elaborato dall’Istituto di appartenenza della classe che vincerà il concorso fotografico”. Una realtà di punta nell’associazionismo della montagna dunque, che già si distingue da anni per la propria vivacità complessiva, la capacità di coinvolgere molta parte della popolazione e di portare a concretizzazione progetti di ampio respiro, che all’inizio sembrano dei veri e propri sogni.