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Lino & la diga

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Il Comitato promotore della diga di Vetto si augura che qualcuno si decida "a fare"; a fare quelle opere infrastrutturali utili e indispensabili e che a suo tempo furono progettate, appaltate e iniziate e sospese per motivi che risultarono completamente immotivati e infondati. Opere come la diga di Vetto, iniziata nel 1988 e sospesa nel 1989 per le famose "lontre mai viste" e per la redazione dello studio di impatto ambientale che ne ha definito la perfetta realizzazione sotto tutti gli aspetti (sismici, interrimenti, cambiamenti climatici, regimentazione delle acque, rientro economico dell'investimento, ecc.) e che ha portato il Ministero dell'Ambiente ad esprimere ufficialmente il parere favorevole alla sua realizzazione. Oggi quest'opera è mille volte più urgente di ieri; al fabbisogno idrico plurimo ed energetico va considerata la situazione economica del paese Italia, che sta provocando una situazione di vera emergenza  sociale, per la disoccupazione, la povertà che avanza e per i fallimenti e i suicidi in costante aumento.

Mentre assistiamo a tutto questo, a Parma e a Reggio Emilia ci si permette di sprecare la possibilità di creare migliaia di posti di lavoro, garantire un futuro all'agroalimentare di queste province, di produrre energia elettrica pulita per 30.000 famiglie, di dare acqua di ottima qualità ai rubinetti di paesi e città, di ridurre l'uso delle acque del Po ad uso irriguo e i consumi di energia per il suo pompaggio, di mettere in sicurezza la Valle dell'Enza da possibili alluvioni per i cambiamenti climatici e di ridare una speranza ai paesi montani dell'Appennino reggiano e parmense, spopolati e dissestati.

Ai presidenti di provincia, di regione, al governo, all'Aipo, alle associazioni del mondo agricolo, agli imprenditori dell'agroalimentare di Reggio e Parma e a tutti i cittadini vogliamo dire che lo spreco delle acque deve finire, che quest'opera non può più essere rimandata; il bene acqua sarà sempre più importante e non può più essere sprecato, ma va conservato nei periodi di abbondanza per essere utilizzato quando serve.

La vera economia di Reggio Emilia e Parma si basa sui prodotti dell'agroalimentare; come possono questi prodotti basarsi sulle acque del Po e su opere fatte dai consorzi di bonifica eseguite in parte oltre 100 anni fa, quando nel Po ci si faceva il bagno e non fare affidamento sulle acque pulite che scendono dai crinali dell'Appennino a titolo gratuito; è inaccettabile che non venga realizzata un'opera che producendo energia elettrica pulita e dando acqua all'agricoltura, ai rubinetti di paesi e città e alle industrie si ripaga in pochi anni, creando lavoro e sviluppo per secoli e secoli.

Le foto allegate mostrano la vera ricchezza della Valle dell'Enza e il suo spreco, l'acqua; ma a Reggio Emilia e a Parma si continua a non usarla e nello stesso tempo si continua a dare una informazione scorretta sui rischi sismici, sugli interrimenti, sull'effetto Vajont (che a Vetto non esiste), sui cambiamenti climatici, che non porta lavoro e sviluppo ecc. ecc. e si continua a sponsorizzare i piccoli invasi a valle; ma quali benefici darebbero confrontati alla diga di Vetto e a cosa servirebbero una volta vuoti e il torrente in secca non può più riempirli?

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  1. “…migliaia di posti di lavoro” boom! E dove li mettiamo questi migliaia di lavoratori? Oltre alla diga si dovranno costruire nuove strade per farli arrivare sul posto di lavoro (quelle attuali non bastano di certo).
    E poi ci si domanda, come può basarsi la produzione agricola “…sulle acque del Po e su opere fatte dai consorzi di bonifica eseguite in parte oltre 100 anni fa” e intanto per la diga di Vetto si prospetta un futuro destinato a creare”… lavoro e sviluppo per secoli e secoli” (Amen!). D’accordo che la tecnologia idraulica è progredita in questi ultimi cento anni, ma denunciare la (presunta) vetustà di alcune opere e dire che la diga sarà eterna mi sembra una pura esagerazione (e completamente fuori luogo, soprattutto con la secca di quest’anno).
    Tralascio altre considerazioni (rischio sismico, possibili infiltrazioni mafiose) e cerco di andare oltre, al futuro, ad un futuro possibile e reale, vista la situazione attuale.
    Penso che la diga, concepita ormai oltre 25 anni fa, sia un dispositivo che poteva essere adeguato alla situazione di allora. La situazione agroalimentare è cambiata, ma soprattutto DEVE cambiare altrimenti non resteremo al passo con i tempi. Il costo dell’energia resta pur sempre molto basso se possiamo importare quantità di prodotti alimentari da fuori Europa a basso prezzo. Il nostro sistema produttivo agricolo non può fare la guerra al prezzo più basso, ma deve ricercare la qualità migliore nel rispetto dell’ambiente e quindi anche con colture meno “assetate”. Il processo passa attraverso una educazione del consumatore ma è già in moto. Ai vari mercati contadini, o mercati della terra, ormai diffusi in tutte le città e paesi della pianura nessuno va a cercare le banane, ma è ben contento di trovare le mele campanine o le pere nobili. L’ambiente, se verrà rispettato, riscoperto e adeguatamente valorizzato (vedi la valle del Tassaro, area di interesso europeo, vedi anche il recupero dei muri a secco di Vetto) sarà lo strumento che accompagnerà le nuove generazioni in questo cammino di educazione.

    (Alessandro)

    P.S. – Per quanto riguarda “produzioni di qualità” abbiamo un esempio riuscito nel settore vitivinicolo. All’inizio degli anni ’80 ci fu lo scandalo del vino al metanolo. Da allora il settore non ha fatto che crescere e migliorarsi fino a raggiungere il primato mondiale. Anche i nostri lambruschi ora si producono in quantità limitate rispetto ad allora e il vino è di qualità assai superiore, come dimostrato dai successi degli ultimi saloni e fiere. Questo è un esempio positivo di come la qualità e non il prezzo basso porti a vincere.

  2. Caro Alessandro, non so se sono giuste o sbagliate le sue considerazioni ma io vedo solo i milioni di metri cubi di acqua che vanno in Po senza essere sfruttati. Una ricchezza che buttiamo al vento, forse per solo partito preso.
    Saluti.

    (Ermete Muzzini)

  3. Nel 1974, ventinove anni dopo la fine della guerra, una notizia sensazionale fece il giro del mondo. A 54 anni suonati, l’ultimo difensore nipponico delle Filippine decise di deporre le armi. Si trattava del tenente di fanteria Hiroo Onada. Come all’ultimo “samurai”, ai fans della diga di Vetto qualcuno dovrebbe dire che siamo un Paese sull’orlo della bancarotta e “an ghè gnan i occh da pianser coma spol pensar ancora a far la diga”. Una soluzione ci sarebbe: il comitato pro diga dovrebbe allevare in loco molti castori e sperare che la costruiscano loro! Ammirare i castori al lavoro… ci sarebbe sicuramente un boom turistico per la zona.

    (Mariastella Giorgini)

  4. Vorrei fare notare alla signora Giorgini, che non ho la fortuna di conoscere, che anche qui da noi ci sono ancora dei samurai in giro: i governanti di provincia e regione che, con una ottusità tipica della sinistra, nonostante l’evidenza dei fatti, preferiscono continuare in una presa di posizione preconcetta. Un po’ come quel marito che si taglia i “cosiddetti” pensando di fare un dispetto alla moglie…

    (Ivano Pioppi, consigliere di minoranza Comune di Vetto)

  5. Sono nata sull’Appennino ma venuta in città dove sono cresciuta e dove vivo. Da anni vado in vacanza in Val di Non dove la principale attrazione turistica non sono certo le mele ma il lago di Santa Giustina che si trova al centro della valle ed è formato da una diga; ma la diga non interessa a nessuno.
    Lo spettacolo offerto dalle acque azzurre del lago è stupendo, sia di giorno che di sera, e la pace e la tranquillità di un lago in mezzo alle montagne è unico; sul lago è un brulicare di barche e canoe e intorno al lago sono state create aree di relax e stradine per lunghe passeggiate; inoltre è stata creata una enorme area a verde attrezzata di ogni ben di Dio.
    Cosa sarebbe questa valle se non avesse questo lago?; solo terra di agricoltori o terre abbandonate; proprio come la val d’Enza e la val Cedra, è il turismo che porta soldi, più delle mele.
    Fate un lago a Vetto come quello di Santa Giustina e le mie future vacanze le passerò nella mia vecchia casa al paese.

    (Daniela)

  6. Plausi al signor Franzini che non demorde! L’unica nostra speranza di risurrezione , è proprio la diga .Penso sia anche l’unica possibilità e salvezza per gli agricoltori che ora irrigano le colture con le acque inquinate del Po . In un prossimo futuro ci troveremo a combattere contro una siccità spaventosa e se non ci muoviamo adesso, ci troveremo presto a becco asciutto.
    W la diga!
    (LD)

  7. Realizzare la diga di Vetto comporterà una mole di lavoro come mai visto sul nostro appennino reggiano; trattasi di un’opera gigantesca che solo le grandi ditte possono realizzare e che dura anni e anni; inoltre servono tutte le altre infrastrutture come ponti, strade, briglie, ecc.
    E come tutte le grandi opere diventerebbe un cantiere permanente per la manutenzione e per la conduzione della diga, della centrale e alle opere accessorie; il turismo è solo un optional.
    La diga di Vetto è’ veramente l’unica opera che porterebbe sviluppo alla montagna, oltre a tutti i benefici elencati dal sig. Franzini per la collettività; ma siamo sicuri che tutti vogliono lo sviluppo della montagna?; a me non sembra proprio; anzi……..

    (Dado)

  8. A me risulta che il lago di Santa Giustina sia utlizzato solo per la produzione di energia idroelettrica. Consiglio quindi alla signora Daniela prima di avventurarsi in voli pindarici di recarsi a Ridracoli nei mesi in cui il consumo di acqua è maggiore così si renderà conto che in quel luogo Santa Giustina sta sulla luna. Ridracoli dà acqua ad una riviera romagnola da milioni di presenze a stagione, in un modello di economia assai discutibile ma consolidato da decenni. Vetto servirebbe ad alimentare un modello di agricoltura energivora e antieconomica che per vivere deve contare sui sussidi della Unione europea. Il mondo cambia (anche in peggio) e qualcuno pensa ancora a progetti di secoli passati spacciandoli per progresso!!

    (ellebi)

  9. Volevo dire al Sig. “Ellebi” che la vera economia reale di Reggio Emilia e Parma è il suo agroalimentare e il successo che il Cibus sta ottenendo a Parma in questi giorni ne è la dimostrazione, ma per il Sig. Ellebi l’agricoltura reggiana è solo energivora ed antieconomica. Nel passato per migliorare la produttività di queste terre sono state fatte opere di bonifica enormi e credo che la diga di Vetto aiuterebbe veramente questo settore a sopravvivere; ma grazie a persone come il Sig. Ellebi temo che ci ridurremo ad importare sempre di più i generi alimentari dalla Turchia o dalla Cina. Oggi sprecare le acque è molto più assurdo di ieri e a dirlo non dovrebbe essere solo il Comitato della diga di Vetto ma tutte le persone di buon senso.

    (Gianna)

  10. Ci tenevo ad informare il Sig. Ellebi che nel lago di Santa Giustina sono presenti impianti di pompaggio per irrigare i meleti della Val di Non; questi impianti sono usati solo quando scarseggiano le altre fonti di irrigazione (pompare l’acqua costa, ma almeno queste sono acque pulite; costa molto anche pompare quella del Po, che pulite non sono). A parte questo, non accettare la diga di Vetto perchè in alcune annate siccitose avrà il livello delle acque basso non ha senso; per il semplice motivo che una diga viene realizzata perchè servono le sue acque e non per scopi turistici; nessuno ha mai realizzato una diga a tale scopo.
    Una diga può essere realizzata per vari motivi: idroelettrici, irrigui e idrico ad uso plurimo (civile ed industriale); tutto il resto, a partire dal lavoro che porta, al turismo, alla messa in sicurezza della valle in quanto è una gigantesca vasca di espansione, al risollevamento delle falde, al minimo deflusso vitale, allo sviluppo del territorio, alla riduzione dell’inquinamento, a campeggi, agritours, scuole di nautica (al Bilancino in dieci anni ne sono sorte tre), aree faunistiche, ecc. ecc. sono tutte opportunità, a parte il lavoro, che dipendono dalla valle o dalla località più o meno accessibile del lago e quello di Vetto avrebbe un’accessibilità eccezionale; per non dire unica.
    Molte dighe sono in località quasi inaccessibili, su strade morte (come Ridracoli), come la diga Bissina, come quella del Lago Verde al rifugio Canziani (a 2.600 mt); queste dighe possono essere meta di visitatori occasionali o di escursionisti ma non certo mete turistiche; paragonare il lago di Santa Giustina con Ridracoli equivale a stravolgere il senso della realtà e del commento della Sig.ra Daniela, che giustamente farà bellissime passeggiate intorno a questo lago e non potrà mai farle a Ridracoli (solo un breve tratto di questo lago è accessibile a piedi; per fare il giro del lago si prende il battello); inoltre mettere a confronto un lago di 182 milioni di metri cubi d’acqua con un lago di 33 non è molto corretto.
    Inoltre nello stesso commento del Sig. “Ellebi” c’è una contraddizione molto evidente; lui stesso critica la diga di Ridracoli poi dice che dà acqua alla Romagna; è vero, da acqua a 52 comuni (prima erano 47), tra cui Forlì, Faenza, Cesena, Rimini, San Marino, ecc.; più dimostrazione di questo che la diga di Ridracoli serve dove la troviamo? Ma la diga di Vetto servirebbe molto di più e non sto ad elencare i motivi.

    (Lino Franzini, presidente del Comitato pro diga di Vetto)

  11. Le acque che corrono nel letto di un fiume non sono spreco. Sig.ra Gianna, lei crede che consumare acqua con l’irrigazione a pioggia sia sintomo di progresso? In altri paesi fanno fiorire i deserti con l’irrigazione a goccia… La maggior parte di queste colture poi servono per l’alimentazione animale, per cui ogni kg di carne prodotta si mangia un pezzo di futuro; e poi giù fertilizzanti chimici per aumentare le rese per ettaro. E’ questo il futuro che auspica? Non vede che la Terra con questi ritmi non ce la fa più a reggere? Che mondo stiamo lasciando ai nostri figli?
    Investiamo invece nella cura del territorio per evitare che dopo ogni perturbazione atmosferica ci sia da conteggiare un triste rosario di danni. Favoriamo una agricoltura di qualità: meno produzione ma più valore aggiunto.

    (ellebi)

  12. Egr. Sig. Ellebi, le dighe non bevono acqua, tanta ne entra a monte e tanta ne esce dopo la diga, l’unica differenza che escono in modo controllato; il compito delle dighe è quello di trattenere le acque dei torrenti quando sono in piena e nei periodi di abbondanza e di rilasciala quando l’agricoltura ne ha bisogno; nel fare questo eliminano proprio il i danni di cui Lei parla. Da quello che scrive si comprende che Lei non è un agricoltore; gli impianti a goccia sono utilizzati anche da noi, sono adatti per ortaggi, frutteti ed altro, ma chiunque sa che non possono essere utilizzati per i prati stabili del Parmigiano Reggiano a cui la diga di vetto darebbe acqua e che oggi usano prevalentemente quella del Po.
    Non comprendo cosa c’entri l’uso dei fertilizzanti con la diga di Vetto; per il resto vorrei dirle che se vogliamo garantire un futuro ai giovani dobbiamo fare cessare tutti gli sprechi, a partire proprio dalle acque di montagna che sono le più pulite.
    Da parte mia sono interessata alla diga di vetto per l’acqua che darebbe all’agricoltura, ma penso anche ai danni causati dalla siccità nel Corno d’Africa e in altre parti del mondo per i cambiamenti climatici e qui non si fa nulla per evitarli o prevenirli.

    (Gianna)

  13. Purtroppo ci sono persone che non ragionano a mente serena, che fanno fatica ad essere obiettive, che si lasciano influenzare da questa o quella corrente a motivo del loro tornaconto personale. L’egoismo, l’ignoranza, la chiusura mentale, non danno spazio al buon senso… e, per questi pochi contrari, spesso, tutti gli altri soccombono. Chi è contro la diga è manovrato o non vede a lunga distanza… Possibile che chi vive in loco non possa decidere? Possibile che il governo non si faccia carico di questa esigenza? L’esperienza insegna che chi vuole una cosa deve lottare! Allora lottiamo e wiva la diga!

    (L.D.)