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“Abbiamo sfiorato la tragedia”, scrive Bargiacchi, sindaco di Collagna, per gli alpinisti

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Riceviamo e pubblichiamo.

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"Soddisfazione, ringraziamenti e avvertenze.

Abbiamo sfiorato la tragedia.

Quando dopo oltre un’ora e mezza di angoscia vera è pervenuta la notizia del ritrovamento di Massimo Ruffini vivo e vegeto,  tutta la collettività di Collagna e non solo, ha tirato un forte sospiro di sollievo.

Sapevamo per la verità dell’esperienza di Ruffini che si è cimentato con successo in grandi imprese di alpinismo, così come sapevamo che i suoi due compagni, per fortuna non travolti, avrebbero utilizzato tutta la loro tecnica alpinistica e le loro specifiche conoscenze per agevolare le ricerche: ma il tempo scorreva lento e foriero di pensieri sempre più dubbiosi, sempre meno ottimistici.

E’ andata bene e ce ne rallegriamo prima di tutto con “Ruffo” che ha saputo mantenersi freddo e ragionante in una situazione pressoché disperata ricavandosi una nicchia di respirazione che ne ha consentito la sopravvivenza; ma i rallegramenti vanno estesi anche ai due compagni senza il cui intervento puntuale, tempestivo, appropriato,  non avremmo conseguito il risultato .

Ma un bravo di cuore va rivolto anche alla complessa macchina dei  soccorritori, tutti, nessuno escluso, Carabinieri, Forestale, Soccorso Alpino, Scuole e maestri di sci del Cerreto, Croce Rossa e Croce Verde, 118 di Reggio Soccorso, Vigili del Fuoco e Comune, con il supporto disponibile e determinante del Gestore della Stazione, che si sono mobilitati e prodigati fino all’incredibile e che con noi hanno poi  gioito per l’esito felice .

Ma ci rallegriamo anche perché in questa nostra montagna, che per fortuna non è mai stata teatro di tragedie e coinvolgimenti degli appassionati escursionisti d’estate o d’inverno, l’episodio non ci ha trovato impreparati o scoperti: tutte le unità di soccorso si sono attivate in tempo più che ragionevole, attese le condizioni meteo e stradali e   hanno svolto il loro compito in modo più che egregio.

Ma la montagna rimane la montagna con tutto il suo fascino e i suoi pericoli palesi e occulti.

Un’ordinanza del Sindaco di Collagna, reiterata ogni anno, offre numerose e precise indicazioni sulle attrezzature necessarie e sui comportamenti da tenere quando si affrontano le difficili prove  cui Ruffini e compagni sono ormai avvezzi.

Esiste e lo ricordiamo per chiunque altro fosse interessato a questo tipo di escursione, un apposito sito che  segnala il pericolo e sconsiglia le escursioni in certi giorni e in certe condizioni meteorologiche.

Ci auguriamo che tutti gli appassionati della montagna, oltre che rispettare e raccogliere le indicazioni dell’Ordinanza Sindacale oggi più che mai attuale,  attingano  dal sito le informazioni necessarie e si attengano alle segnalazioni dei livelli di pericolo per consentire  a loro e a  noi di godere,  senza danni e senza patemi d’animo, le splendide sensazioni che la nostra bellissima montagna è in grado di dare.

(Paolo Bargiacchi, sindaco di Collagna)

* * *

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14 COMMENTS

  1. “Ma ci rallegriamo anche perché in questa nostra montagna, che per fortuna non è mai stata teatro di tragedie e coinvolgimenti degli appassionati escursionisti d’estate o d’inverno…”. Queste sono parole alquanto fuori luogo considerato tutto quello che è accaduto negli ultimi anni, a meno che quando parla di montagna non intenda “dividerla” e quindi considerare solo la parte che ora gli “compete”. E’ giusto che gli appassionati pratichino il loro sport preferito ma lo “devono” e ripeto “devono” fare nel rispetto di chi dovrà rischiare la propria vita per soccorrerli in caso di bisogno e quindi è ora di finirla di trincerarsi dietro il “la montagna è la nostra passione”. Ok ma che non diventi “la passione” di altri!

    (pfm)

    • Firma - pfm
    • Io sarei uno di quelli che “rischia la propria vita per soccorrerli” e appassionato della montagna e ho l’impressione che tutti vogliano proibire le “passioni” degli altri senza la benché minima razionalità. Io ho “rischiato la mia vita” per 15 anni per soccorrere ubriachi che si schiantano in autstrada e ai quali NESSUNO nemmeno propone di far pagare i soccorsi, in montagna se uno finisce in una valanga che, fino a prova contraria, gli si stacca 80 metri a monte, é a priori da criminalizzare, deve pagare i soccorsi che, so per certo, sono prestati gratuitamente (almeno dal Soccorso Alpino, saliamo con le nostre auto e la nostra attrezzatura)! E via tutti a preoccuparsi dei soccorritori! Fatemi il piacere, sappiamo perfettamente quando, quanto e se rischiarlo, e poi alla fine anche a noi succedono gli incidenti, che non si risolvono vietando la frequentazione della montagna!

      (Nicola Campani)

      • Firma - NicolaCampani
  2. Spero che questa enorme gaffe venga risolta quanto prima, è pietrificante leggere che la nostra montagna non ha mai vissuto tragedie. Credo di non esagerare a dirlo da parte di noi Minozzesi, altrimenti sindaco non aveva senso essere in prima fila al funerale, scusi se mi permetto, sa la stima che proviamo per lei.

    (Michela)

    • Firma - Michela
  3. Peccato che tutti si siano già dimenticati il modo in cui ha perso la vita il povero Juri Govi (sci-alpinista con una grande esperienza) sul Cusna neanche due anni fa. Il suo cadavere fu ritrovato sotto un cumulo di tre metri di neve dopo ben tre mesi di estenuanti ricerche. Forse questa tragedia non è servita granchè visto ciò che è accaduto nelle ultime settimane. In montagna.

    (df)

    • Firma - df
  4. Forse per “nostra montagna” il Sindaco si riferiva solo al Cerreto. Lapsus da amministratore campanilista. Comunque il dolore non ha limiti territoriali e la Nostra Montagna comprende anche il Cusna dove, purtroppo, le tragedie ci sono state. Quello che colpisce di più è che hanno interessato persone esperte e non principianti…

    (Matteo)

    • Firma - Matteo
  5. Credo che l’ottima preparazione atletica e tecnica, la tempestività dei soccorsi, la formazione, il buon coordinamento dei mezzi di soccorso e la fortuna abbiano senz’altro “portato a casa” un risultato straordinario.
    Ma secondo me per i comuni del crinale ormai è arrivato il tempo di fermarsi a riflettere senza tabù su una seria e capillare regolamentazione delle escursioni fuoripista.
    La temerarietà è un lusso che può permettersi il singolo (a suo rischio e pericolo ovviamente), non certo le amministrazioni.
    Senza ipocrisia: come avremmo reagito se anche stavolta (come troppe altre che Bargiacchi dimentica) fosse finita male?

    (Davide Marazzi)

    • Firma - DavideMarazzi
  6. Appunto è mancato pochissimo alla tragedia… condivido il pensiero di (pfm), erano e sono tutti esperti le persone coinvolte in quel tipo di sport. Il problema fondamentale è che hanno trascurato le condizioni climatiche, affrontando la montagna nel tardo pomeriggio in più la neve precipitava in modo forte e copioso. E in quel tratto di montagna era veramente pericoloso avventurarsi considerato il fatto, non trascurabile, degli sbalzi termici avvenuti nei giorni precedenti. Forse è necessario valutare bene queste situazioni. Perchè con gli elogi si svicola il problema. Del resto facendo un esempio opposto (al mare con vento forza “8”) il marinaio più esperto se ne guarda bene dal praticare un qualsivoglia sport marino.

    (D.F.)

    • Firma - D.F.
  7. L’intervento del sindaco Bargiacchi ha lasciato perplessa anche me… all’inizio pensavo di aver letto male, ma quel “non” era lì, pesante come un macigno. Certamente il sindaco si riferiva a quella fetta di montagna che ora sta amministrando, ma la “mia” di montagna di tragedie ne ha viste molte, e terribili, come si è ricordato sopra, e una cosa mi sento di dire, che la montagna, come la politica, ha sì molti versanti, ma una sola cima!

    (Giorgia)

    • Firma - giorgia
  8. Rassicuro tutti gli amici di Villa Minozzo. Nessuno ha dimenticato il carissimo Juri e le altre vittime delle nostre montagne; io no di certo! Mi parevano chirissimi nella mia nota, però, i riferimenti alla “collettività di Collagna”, il richiamo all’ “ordinanza del Sindaco di Collagna”, reiterata ogni anno e valida, per legge, esclusivamente per il territorio di Collagna e, nel caso specifico, per la “nostra montagna”, La Nuda appunto, che, fra l’altro e a memoria d’uomo, non ha mai registrato valanga alcuna. Il tutto nuovamente evidenziato dalla firma che portava la qualifica “Sindaco di Collagna”.
    Ma, se mi sono spiegato male, mi scuso con tutti.

    (Paolo Bargiacchi, sindaco Collagna)

    • Firma - PaoloBargiacchi(SindacoCollagna)
  9. Ah, allora avevo capito bene… per lei la sua montagna ora è Collagna, quindi ragiona per quella parte di montagna!!! Peccato che quando nevica lo fa su tutto il crinale senza confini e il pericolo valanghe c’è da una parte e dall’altra! Va beh, sarà meglio piantarla lì perchè a quanto pare questa valanga è stata anche provocata quindi è colposa e direi che la cosa lascia senza parole… Siamo tutti contenti che Massimo si sia salvato ma è un fatto molto grave e se non si trova rimedio anche con ordinanze come nel caso del comune di Villa a quanto pare non ci si può più fidare neanche di alpinisti esperti, quindi va bene la passione ma, ripeto, ci sono dei limiti ed è bene non oltrepassarli e se servono dei divieti ben vengano!!

    (pfm)

    • Firma - pfm
  10. Cito un articolo di un avvocato riguardo alle ordinanze.
    Vorrei sottolineare che, per essere ritenute valide, devono avere un limite territoriale ben preciso e un spazio temporale ben definito (da – a) qui di seguito:

    CHE COS’è UN’ORDINANZA SINDACALE?

    E’ un provvedimento motivato contingibile ed urgente che può essere emanato dal Sindaco al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità dei cittadini.
    Quando può essere adottata?
    Un’ordinanza sindacale può essere adottata solo in casi di gravi ed eccezionali necessità al fine di tutelare l’incolumità pubblica.
    Come può essere impugnata?
    Un’ordinanza sindacale può essere impugnata avanti al Tribunale Amministrativo Regionale con ricorso motivato.
    La pratica dello sci fuoripista in questi ultimi anni sta diventando un fenomeno sempre più diffuso; ma, purtroppo, le conoscenze tecniche, l’esperienza e le valutazioni che prima e durante la gita gli sciatori devono compiere per percorrere l’itinerario in sicurezza, troppo spesso sono insufficienti. La superficialità e la leggerezza prendono così il sopravvento determinando un forte aumento dei rischi connessi alla pratica di questo sport.
    Se già per la pratica dello sci in pista nessuna normativa nazionale ha ancora disciplinato quale debba essere la condotta dello sciatore durante la discesa, nessun riferimento legislativo, neppure regionale, è possibile rintracciare per quanto concerne la regolamentazione dello sci fuoripista che, fin dalle sue origini, risulta essere la massima espressione di libertà dello sci.
    Il grande aumento del numero di scialpinisti credo sia dovuto proprio alla possibilità di vivere a diretto contatto con la natura, con la montagna, con il paesaggio invernale senza i divieti, gli obblighi, le limitazioni che ogni anno aumentano sulle piste di sci senza però sortire gli effetti voluti e sperati.
    Sono altrettanto convinto che la strada da seguire sia un’altra, quella dell’educazione alla montagna e dell’obbligo di aumentare e migliorare l’informazione agli sciatori in pista e fuoripista per ridurre i margini di rischio.
    Tornando allo sci fuoripista, giuridicamente, unico soggetto esposto a un giudizio di responsabilità in caso di incidente -in assenza di una normativa specifica che ne disciplini l’attività- è colui che si avventura su itinerari che possono risultare pericolosi in relazione alle condizioni nivometeorologiche di quello specifico percorso scialpinistico.
    La valutazione della pericolosità e della conseguente percorribilità di un itinerario sci alpinistico deve necessariamente tenere in debito conto tutti i fattori non direttamente riconducibili alla condotta dello stesso sciatore quali distacchi naturali, distacchi provocati da altri sciatori, distacchi provocati da animali, caratteristiche del terreno, variazioni meteorologiche.
    La valutazione quindi deve essere completa, comprendere tutti i possibili elementi di rischio e basarsi sull’analisi del bollettino valanghe che deve sempre essere confrontata in loco con la verifica della stabilità del manto nevoso e quindi della corrispondenza delle condizioni dell’itinerario rispetto a quelle del bollettino valanghe.
    Negli ultimi anni i sindaci di alcuni comuni montani, ritenendo doveroso un loro intervento per tutelare l’incolumità pubblica -dato l’aumentare del numero di scialpinisti e degli incidenti in alta montagna- hanno emanato delle ordinanze di divieto della pratica dello sci fuori pista.
    Tale potere ha la sua origine nell’art.54 comma 2° del Testo Unico delle Leggi sull’ordinamento degli enti locali, il Decreto Legislativo n.267 del 18/06/2000.
    Se in astratto sembra che tale strumento normativo sia pienamente legittimo in funzione della prevenzione e della eliminazione di tutti i possibili pericoli che possono minacciare l’incolumità dei cittadini, un’interpretazione più approfondita della norma pone invece molte perplessità sul potere del Sindaco di adottare tale tipo di provvedimento e, di fatto, di paralizzare non solo lo sci fuoripista, ma anche molte attività professionali ad esso connesse.
    Le ordinanze che vietano di praticare lo sci fuoripista su tutto il territorio comunale, o in prossimità delle piste di discesa servite dagli impianti, sono generalmente emanate in considerazione delle condizioni nivometeorologiche di pericolo che derivano da precipitazioni nevose intense, dall’instabilità del manto nevoso, dai eventuali sbalzi di temperatura nell’arco di una stessa giornata.
    La legittimità di tali ordinanze dipende dalla verifica dell’esistenza dei presupposti di cui all’art.54 del T.U. n.267/2000. che sono la contingibilità e l’urgenza del provvedimento.
    In assenza quindi di circostanze di grave ed eccezionale necessità e urgenza, tali provvedimenti sono da ritenere viziati da un eccesso di potere del Sindaco e pertanto possono essere impugnati al fine di ottenerne l’annullamento.
    Questi provvedimenti non possono imporre divieti temporalmente illimitati, in quanto è intrinseco che il perdurare delle condizioni che la legge definisce eccezionali si limitano al massimo a qualche giorno, vale a dire il tempo necessario per l’assestamento del manto nevoso.
    Ogni ulteriore valutazione di merito deve compiersi comunque caso per caso, in seguito ad un’analisi di tutte le circostanze rilevanti ai fini dell’accertamento della loro esistenza.
    Ulteriore considerazione che ne deriva è che il divieto deve essere circoscritto e individuato territorialmente con precisione, in quanto ogni generalizzazione è in contrasto con la ratio sulla base della quale il sindaco ha il potere di adottare tale provvedimento.
    Da queste brevi riflessioni non è possibile trarre alcun giudizio sulla legittimità delle numerose ordinanze adottate da alcuni sindaci dell’arco alpino e, in alcuni casi, ancora in vigore perché -come specificato in precedenza- ogni valutazione deve essere compiuta caso per caso, leggendo attentamente il contenuto dell’atto e la sua motivazione.
    Si deve però fare presente che l’uso di un provvedimento di tale genere, proprio per la sua eccezionalità e per le sue inevitabili gravi ripercussioni nella realtà montana, prima fra tutte l’assoluta paralisi delle attività non solo sportive ma anche professionali come quella delle Guide alpine, deve essere ponderato e soprattutto preceduto da un preventivo approfondimento da parte di una commissione di esperti di nivologia e valanghe che accertino la gravità e l’eccezionalità della situazione di pericolo e il momento della sua cessazione.
    In mancanza di valide e qualificate motivazioni queste sono esposte al rischio di una declaratoria di illegittimità, con la conseguenza di innescare possibili azioni risarcitorie da parte di chi ha dovuto ingiustamente astenersi dal compiere le attività vietate.

    Dr. Marco Del Zotto
    Maestro di Sci
    [email protected]
    (Carlo Alberto Montorsi)

    • Firma - CarloAlbertoMontorsi
  11. L’unica vera risposta a queste problematiche è la prevenzione, l’innalzamento del livello di conoscenza della montagna, e della consapevolezza dei pericoli, che ogni escursionista è chiamato a dover riconoscere.
    In tal senso è da elogiare il lavoro compiuto dalle Guide Alpine La Pietra:

    http://www.redacon.it/2013/02/08/due-giorni-per-appassionati-di-percorsi-in-fuoripista-sulla-neve-a-cerreto-laghi-il-9-e-il-16-febbraio/
    (Fabio Vignali)

    • Firma - Fabio Vignali