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Il cammino del perdono al castello di Canossa

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Gabriele Parillo a Canossa

Il Cammino del Perdono in chiave contemporanea

al Castello di Canossa domenica 27 gennaio

con Gabriele Parrillo ed Ambrose Laudani

Una Canossa colma di neve , la stessa situazione che Enrico IV trovò nel gennaio 1077 farà da quinta naturale allo spettacolo teatrale “Il cammino del perdono” che si terrà domenica 27 gennaio con inizio alle ore 15,00 e ritrovo dei partecipanti presso il Centro turistico Andare a Canossa. Un’occasione per perdonare ed essere perdonati: un percorso interiore e fisico al tempo stesso, un’esigenza intima e profonda che coinvolge tutto il nostro essere. Durante il percorso/ spettacolo verranno interpretati testi poetici e letterari tratti dal Vita Mathildis del Donizone, “i due orfani” di Pascoli, “Lettera al padre” di Kafka, “il monologo di re Claudio” dall’atto III di Shakespeare, il capitolo XXXVesimo de “i Promessi Sposi” di Manzoni ed un testo poetico tratto da David Maria Turoldo. Ecco che la voce e l’interpretazione dell’attore Gabriele Parrillo e la gestualità mimica del danzatore Ambrose Laudani ci accompagneranno, in un vero e proprio viaggio di ”redenzione” interiore o come si suol dire, di “pellegrinaggio laico”, tramite parole e passi che procedono insieme: un vero e proprio rituale del cammino, che parte dalla base della rupe fino a raggiungere la cima del castello di Canossa. La performance è volta a cogliere l’occasione data dalla storia per rielaborare il tema del Perdono in chiave contemporanea . Lo spettacolo, nasce dal precedente “Fare Canossa, i monologhi del Perdono”, recitati a Canossa e al festival Poiesis di Fabriano nel 2011. Singolare come il momento dell’attesa del perdono che compare nei testi che verranno recitati da Parrillo coincida con l’intenzione espressa nel dipinto del volto di Matilde creato dall’artista Omar Galliani proprio a Canossa, e che esprime l’intensità del volto della GranContessa nell’attesa di entrare con un respiro nel giorno che la vuole protagonista e mediatrice dello storico incontro fra Papa ed Imperatore nel lontano gennaio 1077.

Regia e adattamento di Rosalio Tronnolone e Gabriele Parrillo.

Il Cammino del perdono è un progetto sostenuto dal Teatro dell’Orsa e dal Centro turistico Andare a Canossa e sponsorizzato dalla Banca del Credito Cooperativo Reggiano e vuole essere il prologo di una serie di incontri che si terranno da marzo a maggio 2013. Al termine dello spettacolo ci sarà un momento meditativo e ricreativo con tisane e dolci.
Gabriele Parrillo è attore professionista , ha lavorato con registri italiani ed internazionali del calibro di Lavia, Mauri, Tiezzi, Stein, è insegnante abilitato al metodo Linklater, per la liberazione della voce naturale. I suoi lavori di regia si svolgono sempre in spazi alternativi come quinte naturali o chiostri e sono stati messi in scena in diversi Festivals in giro per l’Italia (Poiesis, De Sidera, spazio creativo giovani di Lecce, Teatro Valle Occupato di Roma).

Dal 2010 collabora col Teatro dell’Orsa con sede a Reggio Emilia.

Ambrose Laudani, danzatore professionista, ha approfondito la sua esperienza del cammino di pace grazie al lavoro insieme al monaco buddhista Claude AnShin Thomas .

Lo spettacolo si effettuerà anche in caso di mal tempo.

Seguiranno tutte le domeniche di aprile e maggio.

Per info e prenotazioni

Centro turistico Andare a Canossa cell.333.4419407 e

U.I.T. Terre Matildiche tel.0522.877239

Un progetto di Gabriele Parrillo

Regia  Rosario  Tronnolone con Gabriele Parrillo  Ambrose Laudani

"Come quando si beve l'acqua fresca e ci si dimentica di quant'era buona, finché non la si gusta nuovamente.

Così è per me andare a Canossa, ogni volta che affronto la salita, e poi giungo su , non importa che tempo, quale stagione o cielo si pari innanzi ai miei pensieri, ogni volta sento la possibilità di rimettermi in cammino, di attingere ad una fonte personale inesauribile, e dimenticata.

Così vorrei fosse per tutti coloro che salgono in questo cammino di passi parole e domande , a cui invito a prendere parte.

Sì , prendere parte, perchè il teatro che io propongo è un teatro dove l'attore ha bisogno di guardare in faccia, alla luce del sole, il suo interlocutore, chiede di essere ascoltato, ma vuole ascoltare, in un dialogo ,dove lo stimola a compiere delle azioni, dei rituali;

insomma per recuperare la sua dimensione profonda, il teatro ha bisogno di uscire dallo spazio teatro, e senza sipari, trovare quel felice intreccio fra paesaggio storia e uomo, dove qualcosa può ancora accadere.

E' questa dimensione umana che ricerco,  sulle orme del teatro di Peter Brook, naturale, come il metodo per liberare la voce, Linklater, che ho studiato, ed insegno, ed utilizzo nei miei lavori.

E non è scontato visto che è ormai raro incontrare, anche in teatri con ottima acustica, attori che utilizzino la loro voce naturale.

 Si respira un aria particolare quassù…è per questo che v’invitiamo a salire:

stendere il passo insieme col pensiero, sostare accanto a domande, sospenderle, da quassù ,siamo convinti, e la storia l’insegna, dall’orizzonte a trecento sessanta gradi del Castello di Canossa, si aprono sentieri inimmaginati.

Quello che vi proponiamo è un cammino, fisico e interiore.

Il percorso tracciato da questi testi procede, infatti, per gradi di consapevolezza e di maturazione, e ciascuno di essi corrisponde ad un diverso luogo fisico.

Il primo testo poetico, I due orfani di Giovanni Pascoli, è l’intuizione di un dolore dovuto ad una mancanza: la morte della madre lascia i due bambini “soli nella notte oscura”, spaventati dal minimo fruscio, ansiosi per un domani senza prospettiva e senza speranza, inspiegabilmente meno litigiosi, “più buoni” ora che non hanno più consolazione, né rifugio, né amore, perché non è più con loro colei che certo avrebbe visto, che certo avrebbe provveduto, che certo avrebbe perdonato.

 Il secondo testo, la Lettera al padre di Franz Kafka, non parla esplicitamente di perdono, ma questa parola taciuta traspare da ogni amara ironia, da ogni rabbia repressa, da ogni commozione improvvisa. Il perdono da chiedere e da donare è il peso insopportabile di questa lettera, in cui un figlio rimane impigliato in un rancore doloroso che lascia spazio a tratti all’intuizione di un perdono possibile, di un bisogno di sciogliersi in lacrime, ma che si dibatte prigioniero di un orgoglio testardo.

 Il terzo testo, il monologo del Re Claudio dall’Atto III dell’Amleto di William Shakespeare, esprime il bisogno di un’anima colpevole di liberarsi dai lacci soffocanti del rimorso. La mente sa che l’unica libertà può venire dal pentimento, ma il cuore rimane attaccato ai frutti del delitto, al trono, alla corona, alla regina. Shakespeare descrive insomma l’errore dell’anima in bilico tra salvezza e abisso: il destino di Claudio si gioca in realtà sull’asse verticale tra il pozzo del suo delitto e il dolce cielo verso cui solleva gli occhi, ma il suo cuore oscilla vanamente lungo l’asse orizzontale tra l’ambizione e la rinuncia, “come uno che, a due opre intento, è indeciso da dove cominciare, e le abbandona entrambe.”

 Il quarto testo, il capitolo XXXV dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, ci guida, con Renzo, alla scoperta del significato più profondo del perdono, alla sua condizione stessa: l’amore. Quante volte diciamo di perdonare, quante volte perdoniamo senza renderci conto che la stessa reiterazione è la prova della nostra insincerità: non c’è vero perdono, obietta Frate Cristoforo a Renzo – e con lui  a tutti noi - “finché tu non abbia perdonato in maniera da non poter mai piú dire: io gli perdono”.

E forse aggiungiamo noi che la strada per arrivare al perdono ed addirittura all’amore per il proprio nemico,  è un cammino davvero aspro che passa intanto con l’esigere giustizia terrena per le colpe commesse, diceva Primo Levi :quando non si dimentica, si può provare a perdonare”.

 Il quinto ed ultimo testo, è una poesia di David Maria Turoldo, un invito ad andare per il mondo a camminare e gioire, ed  incontrare , e nell’incontro,  fiorire".