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Sui professori a scuola 36 ore la settimana…

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Puntualmente, in luglio o agosto, i vari ministri della Pubblica istruzione si affrettano a proporre (imporre) le loro proposte di riforma, mentre il caldo infuria e gli ultimi gravosi impegni spossano i lavoratori della scuola..

E’ difficile ragionare serenamente su queste cose, dopo aver trascorso la mattinata ad ascoltare e interrogare i candidati all’Esame di Stato, dopo giorni e giorni di sveglia all’alba e ore alla guida per raggiungere l’istituto in cui si presta lavoro, come membro di commissione.

Eppure ci voglio provare..

Vogliono che gli insegnanti siano presenti 36 ore settimanali a scuola. Teoricamente può avere un senso, cioè quello di equipararci ai lavoratori statali delle amministrazioni pubbliche.

Ma come si può organizzare concretamente questo cambiamento?

Come risolvere tecnicamente la faccenda?

Se ipoteticamente ciascuno di noi insegnanti prestasse servizio in una sola sede scolastica, sarebbe semplicissimo stabilire di farci timbrare il cartellino alle 8.00 in entrata e poi alle 14,00 in uscita. Se la matematica continua a non essere un’opinione, 6 ore per 6 giorni fanno giusto 36 ore.

Credo però che questa situazione idilliaca sia piuttosto rara. Moltissimi docenti, specie con le potature drastiche operate sulle varie discipline, si ritrovano con cattedre sbriciolate su più sedi e istituti, spesso distanti chilometri l’uno dall’altro.

Conteggiamo anche le ore trascorse alla guida o sui mezzi pubblici, per raggiungere le varie sedi scolastiche, oppure dobbiamo azzerare il conteggio al momento dell’ingresso in istituto?

A proposito: i mezzi pubblici.

Crede davvero, il ministro, che le nostre disastrate aziende di trasporto possano adattarsi a qualsivoglia cambiamento d’orario scolastico?

E le famiglie? Riescono a organizzarsi? I genitori desiderano anche averli un po’ accanto, i loro figlioli!

Si parla di tenere aperte le scuole fino alle 22! E chi ce li tiene gli studenti a scuola fino a quell’ora, se scalpitano, giustamente, allo scoccare della fatidica “una”, ossia le tredici?

Venendo ad un caso come il mio, premesso che mi reputo fortunata, ho tre diverse sedi da raggiungere, ma nello stesso paese, Castelnovo ne’ Monti. Spesso, per passare da una sede all’altra, devo sfruttare l’intervallo; la cosa riesce bene perché sono sufficienti 7-8 minuti per questi spostamenti. In alcuni casi ho un’ora libera, allora ho il tempo magari di fare delle fotocopie, una volta giunta a destinazione.

Se dovessi aggiungere altre 18 ore, comprese quelle di ricevimento genitori che nel mio caso devono essere almeno due visto che ho una decina di classi, quindi alla fine diventano 16, mi chiedo in quale delle tre sedi devo “farle”? Devo restare ancora, magari fino a sera, in scuole non riscaldate, visto che la provincia spegne gli impianti alle 14 altrimenti come li paga i combustibili. A fare cosa? A correggere i compiti naturalmente o a prepararli.

Ma non è meglio che ciascuno di noi compia questo importantissimo lavoro a casa propria, come abbiamo sempre fatto, in tranquillità e con i mezzi giusti; già, ad esempio con la propria stampante. Ci credete voi che le scuole dispongano di sufficienti attrezzature per permettere a tutto il personale di stampare i propri compiti? Siamo già fortunati se riusciamo a fotocopiarli.

Ci dobbiamo portare le stampanti da casa?

E poi dove svolgiamo questo lavoro? Ci sono gli spazi per tutti, magari anche per gli allievi che vogliono frequentare i corsi di recupero o farsi aiutare a studiare?

Insomma, prima di fare cambiamenti basati su conti fatti a tavolino, senza minimamente pensare alla realtà concreta, vogliamo tentare di dare una risposta a queste domande? O meglio, vogliamo andare a vedere la scuola, quella fatta di cemento e mattoni e soprattutto fatta dalle nostre giovani speranze: gli studenti?

Dobbiamo capire, una volta per tutte, che il lavoro dell’insegnante non va misurato in produttività oraria, ma in qualità del servizio. Non dobbiamo produrre pentole o maglioncini, stiamo lavorando su coloro che dovranno prendere il nostro posto e che potranno sostenerci nella nostra vecchiaia; sono il nostro futuro vivente, ma soprattutto sono persone, non cose.

(Maria Grazia Consolini)

 

33 COMMENTS

  1. Repetita iuvant. “Dobbiamo capire, una volta per tutte, che il lavoro dell’insegnante non va misurato in produttività oraria ma in qualità del servizio. Non dobbiamo produrre pentole o maglioncini, stiamo lavorando su coloro che dovranno prendere il nostro posto e che potranno sostenerci nella nostra vecchiaia; sono il nostro futuro vivente, ma soprattutto sono persone, non cose”.
    …aggiungo che il termine “lavoratori della scuola” non mi è mai piaciuto…
    …Mala tempora currunt… (Cicerone).

    (Ubaldo Montruccoli)

    • Firma - UbaldoMontruccoli
  2. Mi spiace ma da lavoratore che esce di casa tutti i giorni alle 7 per tornarvi alle 19 da lunedì a venerdì e a volte anche il sabato facendo quindi dalle 48 alle 52 ore a settimana, più quasi 2 ore di viaggio al giorno, non riesco a essere dalla sua parte. Certo i problemi che descrive sono sicuramente veri ma risolvibili con organizzazione e ovviamente investimenti pubblici. Poi tutti noi ex studenti sappiamo bene che parecchi prof. oltre l’insegnamento praticano una professione, quindi tutti questi problemi di tempo non li hanno. Saluti.

    (M.E.)

    • Firma - M.E.
    • Vorrei inoltre aggiungere: anche io sono dipendente comunale, mi occupo di anziani al loro domicilio e quando ci hanno detto che avremmo dovuto coprire anche i festivi e una fascia oraria dalle ore 7 alle 22 i giochi erano gia fatti, era solo una questione di organizzazione, e sicuramente non considero il mio lavoro meno stressante e faticoso fisicamente di quello di un insegnante; noi che siamo tutti i giorni a contatto con malattie e sofferenze, con parenti spesso anziani che ci chiedono supporto sia fisico che mentale, che ci chiedono smarriti nelle loro paure consigli, non abbiamo certo luglio e agosto a casa, 15 giorni per Natale, una settimana a Pasqua, tutti i ponti e un giorno di riposo alla settimana oltre alla domenica in cui poterci riposare. Io concordo che la scuola debba cambiare e se per fare questo vuol dire equiparare l’orario a 36 ore settimanali, come del resto facciamo tutti noi statali, e personalmente mi ritengo fortunata; penso che sia ora e opportuno, il lavoro che svolgereste a casa e i corsi di aggiornamento li svolgereste all’interno delle istituzione mi sembra giusto e corretto. E’ solo questione di organizzazione.

      (gb)

      • Firma - gb
  3. Pienamente d’accordo!!! Mi piacerebbe vedere tutti questi professoroni, tecnici, ministri e commissari venire a provare sulla loro pelle a lavorare con 28 bambini di 3 anni in una sezione, magari con qualcuno di loro in disabilità grave, magari con bambini stranieri che non comprendono una parola della nostra lingua perché portati da un giorno all’altro dal loro paese d’origine, in scuole come le nostre non sempre al massimo nemmeno come stabili!!! E che magari questi ministri abbiano anche sui 60 anni senza prospettive di pensione… Vorrei proprio vederli!!!

    (Elisabetta Marmiroli)

    • Firma - ElisabettaMarmiroli
  4. E all’estero come fanno? La scuola inizia alle 8 e termina per tutte le scuole di ogni ordine e grado alle 18. E Le assicuro che per noi genitori lavoratori la cosa era molto comoda. A scuola si svolgono tutte le attività, senza costringere i genitori a fare da tassisti ai figli sballottandoli dalla piscina alla scuola di musica alla scuola di danza.

    (Maru)

    • Firma - maru
    • E quindi, all’estero, un insegnante è in classe dalle 8 alle 18? Per quel che ne so, se guardiamo i dati Ocse, l’orario frontale di lezione in tutto il mondo è attorno alle 20 ore, con variazioni in più o in meno in base all’ordine di scuola. Poi ci sono le altre attività. Se diciamo “dalle 8 alle 18” poniamo un problema di organizzazione complessiva del sistema scolastico, non di orario degli insegnanti. La realtà, in Italia, è che gli enti locali che supportano (ai vari livelli) le attività scolastiche chiedono ai dirigenti scolastici di prolungare di un giorno le vacanze invernali per pagare un giorno in meno di riscaldamento dei locali. Altro che “dalle 8 alle 18”! Quando leggo di scuole aperte fino alle 22 non so se ridere o piangere…

      (Commento firmato)

      • Firma - commentofirmato
    • Visto che le palestre sono insufficienti, di piscine nelle scuole non se ne è mai viste, per la musica, ecco, di questo se ne può parlare, assumendo docenti di musica, si intende, oppure, magari, ci vado io a insegnare musica, che da giovane suonavo in un complessino la chitarra elettrica, visto tutto questo, si potrebbe incaricare i docenti di fare i tassisti al posto dei genitori, fino alle 18.

      (Commento firmato)

      • Firma - commentofirmato
  5. Io penso che gli insegnanti (che svolgono un lavoro nobile, cruciale), come in vero tante altre categorie, potrebbero rendersi conto che non asfaltano strade sotto il sole, magari a 200 km di distanza dalla loro abitazione, da cui escono alle 5 e che rivedono alle 21. Tutti potremmo fare uno sforzo di guardare gli altri che svolgono lavori più “incomodi”, oltre le pur legittime rivendicazione di categoria, che sono uno dei mali che bloccano il nostro paese. Servirebbe, da loro ma non solo da loro (in fin dei conti, da tutti noi), maggiore senso di comunità e di appartenenza. Oltre ai diritti, i doveri. E anche oltre i doveri: la condivisione e la solidarietà, soprattutto verso chi è meno fortunato, chi non ha un lavoro e chiunque in genere si trovi in situazione di minorità. Forse nel prossimo mondo, mi rendo conto.

    (Uto)

  6. Finite le scuole, le iniziative pubbliche e private di accoglienza e formazione di tutti questi ragazzi si moltiplicano ogni anno, nelle forme e nei numeri: campi scuola, campi estivi, campi gioco, corsi, campeggi, etc. Unica ancora di salvezza per le famiglie che non hanno alcuna possibilità di accudire ai propri figli. Come non fosse già difficile averli, in estate lo Stato ti lascia a piedi, come quella pubblicità dei cani in autostrada. Scusa, la scuola va in vacanza, ciao. Una sera ai primi di giugno in piazza del paese mi ha avvicinato una giovane mamma. Sposata, con una figlia che andrà alle elementari, mi spiegava come temesse l’arrivo dell’estate, visto quanto le era già difficile la gestione pomeridiana. Infatti non solo in estate la scuola non c’è. Anche al pomeriggio. Lavorando sia lei che il marito, che per loro fortuna fa i turni, senza nonni in vita o in pensione, visto che ci si va sempre più tardi, la gestione pomeridiana dei figli era il suo principale problema famigliare. Dare una risposta a queste migliaia di famiglie che vedono la scuola sia come luogo di formazione che come soluzione di equilibrio familiare credo sia oggi rispondere ad un’emergenza sociale. Per questo credo che la proposta del governo sia una proposta veramente importante, che i territori e i nostri comuni devono assolutamente sostenere. E non è neanche una cosa, dal punto di vista organizzativo e di costi, molto difficile. Intanto esiste già in molti altri paesi ed anche in Italia ci sono nuove seppur timide esperienze. Si pensi al modello americano: dal lunedì al venerdì, dalla mattina alla sera. E al pomeriggio si fanno tutte quelle attività per cui un genitore o un nonno diventano al pomeriggio dei taxisti professionisti. Musica, palestra, teatro, inglese, etc. Tutte attività che come genitori, e lo dico dall’esperienza di tre figlie, riteniamo complementari e necessarie allo sviluppo fisico e culturale dei nostri figli. Necessarie, non superflue. Le strutture ci sono. Dal punto di vista dei costi, in estate gli insegnanti sono già stipendiati. Per i pomeriggi ci sarebbe un aggravio di costi, ma l’aiuto derivante alle famiglie sarebbe ben oltre gli 80 euro che si cercano per le famiglie numerose. Investiamoli qui. E si creerebbe pure occupazione. Ed anche equità sociale e pari opportunità, in quanto attualmente le attività pomeridiane dipendono anche dalle possibilità economiche, culturali e organizzative della famiglia. In cooperazione con le varie associazioni, enti, strutture già presenti sul territorio. Anche a pagamento, o con l’aiuto dei comuni, che già sostengono le attività sportive e culturali pomeridiane. Le proposte di riforma della scuola fin’ora presentate o partivano da ipotesi teoriche o da esigenze sindacali del personale della scuola. Finalmente si cambia verso. Partiamo dalle esigenze delle famiglie. E proviamoci, iniziando anche nella nostra provincia.. Proviamoci, sperimentiamolo, facciamo ancora una volta di Reggio la Capitale della scuola.

    (Mauro Bigi)

    • Firma - mauroBigi
    • Con tutto il rispetto, definire emergenza sociale la gestione dei bambini al pomeriggio o in estate mi pare un’assurdità e un’esagerazione. La responsabilità dei figli e di come organizzare il loro tempo è dei genitori, non della scuola o di altri enti. Inoltre la sua ipotesi mi pare molto difficile da applicarsi concretamente per diversi motivi, il principale riguarda il personale e la sua formazione. Le faccio un esempio concreto: gli insegnanti hanno un’età media superiore ai 50 anni, quindi lei ce la vede una signora di 60 anni che a luglio accompagna una frotta di bambini di 7, 10 o 12 anni in piscina o a fare l’escursione in montagna? Perché non si può certo pensare di continuare a fare lezione a luglio in classe, soprattutto in città. Inoltre anche le vacanze intese come sospensione classica del tempo scuola hanno un proprio valore pedagogico se strutturate in modo adeguato. I campi estivi sono un’alternativa valida, sicuramente hanno un costo che pesa sulle famiglie, ma la soluzione non è certo tenere aperte le scuole a luglio. I governanti che propugnano certe riforme non hanno nessuna conoscenza pedagogica o didattica e non hanno nessuna idea di come funziona realmente il mondo della scuola per cui propongono teorie per fare presa sull’elettorato di turno; l’esempio di ciò lo abbiamo visto qualche anno fa con la Gelmini: un ministro con nessuna esperienza riguardante l’istruzione ma con solo una laurea in giurisprudenza che vuole riportare in auge la figura obsoleta del maestro unico, sconfessato da tutte le teorie e pratiche educative odierne. Questi governanti, che considerano la scuola un parcheggio a tempo, dovrebbero informarsi e leggere qualche libro sullo sviluppo psicologico dei bambini, prima di proporre, così come certi genitori.

      (Ila)

      • Firma - ila
  7. Non ha nessun senso confrontare la quantità di ore di lavoro di un docente con quelle di un generico impiegato pretendendo che questi debbano coincidere, per diversi motivi:
    1) non conta soltanto il tempo di lavoro, conta quello che fai all’interno di quel tempo: che tipo di professionalità richiede, che livello di stress comporta, se richiede una qualche preparazione preliminare;
    2) il dato rilevante non è il “tempo totale” ma eventualmente la retribuzione oraria (se lavori poco e guadagni anche poco non c’è nessuna ingiustizia e nessuna anomalia da correggere).
    Sul punto 1 bisogna tenere presente che:
    – l’insegnamento richiede una laurea e una abilitazione, il generico lavoro dell’impiegato no;
    – le ore di lezione frontale (o di verifica o di correzione) necessitano di un lavoro preliminare, le ore di ufficio di un generico impiegato no;
    – le ore di lezione frontale richiedono una concentrazione ed una attività continua, un uso continuo della voce e una interazione spesso conflittuale con gruppi di 30 minorenni (eventualmente con problemi) di cui si è responsabili (infatti il lavoro è usurante sia a livello psicologico sia a livello di salute fisica), le ore di ufficio di un generico impiegato no.
    Ancora meno senso hanno i confronti con lavoratori sottoposti a stress fisici o psicologici particolarmente rilevanti (asfaltatori sotto il sole, medici di pronto soccorso, operai di catena di montaggio). Non è una gara: non è che se trovo uno che sta peggio di te allora diventa giusto far stare peggio anche te fino a che non raggiungi il suo stesso livello.

    (Marco)

    • Firma - Marco
  8. Ottimo Marco, siamo laboratori atipici! Volete che lavoriamo di più? Bene, ma dateci l’organizzazione di una scuola che sia all’altezza del suo compito e pagateci adeguatamente! Già oggi lavoriamo di più, anche se non lo vedete: il nostro quotidiano lavoro a casa! Osserviamo che, qualsiasi proposta finora sentita e/o applicata di qualsiasi governo, non ha migliorato la qualità della nostra scuola, anzi l’ha solo, risparmiando, peggiorata. Questo è successo: l’Italia scende sempre di più nella classifica delle scuole più efficienti e non è certo la quantità di lavoro dell’insegnante il problema! Riflettiamo se questa è una proposta che migliora la scuola. Vediamo la scuola come parcheggio: sbagliato! La vediamo come intrattenimento: sbagliato! Se invece crediamo che sia formazione di giovani menti, allora queste proposte sono ridicole. Ci vuole ben altro per accrescere la qualità di una scuola che veramente guidi il ragazzo alla maturazione come persona e come cittadino, considerato che la famiglia e la società hanno mille inadeguatezze. Se poi vogliamo fare confronti con altre scuole di altri Stati… non vi conviene (basta incominciare a confrontare lo stipendio). Mi hanno raccontato che in Giappone l’unico a non doversi inchinare davanti all’imperatore, essendo il suo lavoro più importante fra tutti gli altri, è l’insegnante!

    (l.o.)

    • Firma - l.o.
    • Grazie a te e a Marco perchè più chiari di cosí non potevate essere!! Mi auguro che le inutili, sterili polemiche abbiano fine almeno per un po’. Che tutti capiscano il valore e la delicatezza dell’insegnamento è altra storia.

      (e)

      • Firma - e
  9. Concordo pienamente con quanto ha scritto Marco, in modo sintetico ed efficace! Io insegno matematica e fisica al liceo e amo moltissimo il mio lavoro: è un privilegio poter interagire con i giovani, poter diffondere l’amore per la propria disciplina e ogni giorno dare e ricevere moltissimo anche in termini affettivi. Quello che l’opinione pubblica si ostina a non voler capire è che il nostro è un lavoro a tempo pieno! Durante l’anno scolastico spesso correggo verifiche e preparo lezioni fino a tarda notte, anche nel fine settimana. Più di così proprio non ce la farei, ve lo garantisco… Sull’estate, invece, vorrei sottolineare che non abbiamo tre mesi di vacanza!!! Lavoriamo con la maturità fino circa al 10 luglio, poi riprendiamo il primo settembre con le riunioni e gli esami di riparazione. Sulla carta, abbiamo 32 giorni di ferie + 4 di riposo per ogni anno scolastico; per il resto (e restano scoperte circa due settimane) siamo a disposizione della dirigenza, in caso di necessità. E’ infine del tutto irrealistica l’idea di portare il nostro orario a 36 ore la settimana e di tenere aperte le scuole fino alle 22! Prima di tutto ognuno di noi avrebbe bisogno di un ufficio dove poter tenere i propri libri e dove poter lavorare in tranquillità; poi servirebbe molto più personale Ata; sarebbe necessario spendere moltissime risorse per elettricità, riscaldamento e adeguamento dei laboratori… La vedo dura, a meno di non adottare una soluzione di ripiego di pura demagogia, i cui effetti negativi si sentirebbero non solo su di noi ma anche sugli studenti e le famiglie… Mi sembra che la scuola abbia già pagato abbastanza, in questi anni.

    (Barbara Bonacini)

    • Firma - BarbaraBonacini
  10. Grazie a Marco, l.o. e alla professoressa Bonacini per la chiarezza e semplicità delle loro considerazioni. A volte basterebbe mettersi nei panni di chi svolge questo bellissimo mestiere e si capirebbero meglio tante cose. Buon lavoro!

    (Marcella)

    • Firma - Marcella
  11. Io, però, da docente che cerca di svolgere questo stupendo lavoro con la massima serietà possibile condividendo con i ragazzi splendidi anni di crescita e considerandomi una privilegiata, sono amareggiata e delusa da situazioni che nella scuola certo non sono rare: docenti che si eclissano da scuola appena suona la campanella come se avessero il fuoco alle calcagna, richieste incredibili rispetto all’orario settimanale, docenti che non hanno verifiche da correggere e il cui anno scolastico termina alla metà di giugno, docenti che effettuano un secondo lavoro (e quindi il nostro “non è proprio un lavoro a tempo pieno” o vogliamo illuderci che davvero questo non è il messaggio che passa?).
    Non siamo tutti uguali e non lavoriamo tutti allo stesso modo: forse un po’ meno corporativismo e un po’ più voglia di migliorare non guasterebbero.

    (Alba)

    • Firma - Alba
    • Due parole giusto per introdurre la questione del “secondo lavoro” degli insegnanti. E’ consentito ai docenti di alcune discipline tecniche di svolgere la libera professione. Si parla di libera professione, non di secondo lavoro. Per intendersi, non si può fare il commerciante o l’artigiano. La libera professione, nella scuola, è sempre stata una risorsa, non un problema: vuole dire che agli allievi dell’Iti elettrotecnico insegnano ingegneri elettrotecnici con esperienza professionale o che agli allievi geometri insegnano ingegneri civili e architetti con esperienza di progettazione o di cantiere o che agli allievi ragionieri insegnano docenti che abbiano conoscenza pratica (non solo teorica) del diritto o dell’economia aziendale. Il senso dell’autorizzazione a svolgere la libera professione è quello di offrire agli studenti degli istituti tecnici una preparazione qualificata e aggiornata. Avete presente la questione della famosa “distanza” della preparazione scolastica rispetto al mondo del lavoro? Ecco, questo era uno dei modi per ridurre questa distanza. Ma chi si mostra preoccupato del “secondo lavoro” degli insegnanti, in futuro potrà stare tranquillo: la “riforma” Gelmini ha ridotto drasticamente il peso delle materie tecniche negli istituti tecnici, equiparandoli ai licei per tipo di preparazione (era l’idea della Moratti, a suo tempo). Oggi abbiamo “licei umanistici” e – di fatto – “licei tecnologici”. Meno laboratorio, quindi meno docenti di laboratorio, meno ore di materie tecniche. In questo modo non ci sarà più necessità di liberi professionisti-docenti; ci saranno molte conoscenze teoriche e poca pratica professionale. Sarà un bene, sarà un male? Si vedrà. In ogni caso, il riordino delle scuole superiori ha avuto questi effetti. Dunque, addio all’odioso privilegio del “secondo lavoro” degli insegnanti. A molti è sfuggito l’ultimo capoverso della legge di riordino, che dice (cito a memoria) che gli istituti tecnici non hanno più il compito di preparare gli studenti al mondo del lavoro. Ci penseranno gli Its o le università. O la formazione professionale. Dove, naturalmente, i docenti dovranno avere esperienza professionale e quindi faranno “due lavori”.

      (Commento firmato)

      • Firma - commentofirmato
      • Buoni presupposti e propositi, in un mondo perfetto; qui invece molti di questi professionisti utilizzano il bacino scuola per meri interessi privati, non portando nessun valore aggiunto ma spesso svogliatezza, supponenza e poca preparazione. La scuola rimane per questi un buon mezzo per una pensione sicura mantenendo i propri interessi, magari anche in nero.

        (Corrado Parisoli)

        • Firma - CorradoParisoli
          • Ho scritto molti, non tutti per fortuna; nel tempo trascorso tra i banchi ne ho incontrati sia di una specie che dell’altra.

            (Corrado Parisoli)

            • Firma - CorradoParisoli
  12. Stamattina, 7 luglio, ho ascoltato su Rai 1 alla trasmissione – si chiama Radio anch’io – diversi esponenti del mondo scolastico fra i quali il padre di una riforma che dovrebbe stravolgere completamente il mondo della scuola, il cui nome è Roberto Reggio, sottosegretario del ministro della pubblica istruzione. La riforma è in divenire, poi verrà presentata al ministro, poi verrà sottoposta al presidente del Consiglio Renzi, poi inizieranno le consultazioni ad ampio raggio, con la partecipazione di tutto il paese. Fra i diversi interventi che ho ascoltato si è detto un po’ di tutto, compreso l’aiuto del volontariato, visto che la scuola aperta dalle 8 alle 22 richiede abbondanza di personale e di specializzazione. Uno studente di un istituto di Roma, presidente della consulta degli studenti romani, ha chiesto se ci fosse la disponibilità finanziaria per questo tipo di operazione, tenendo anche conto che gli insegnanti italiani sono i peggio pagati d’Europa e che la loro laurea si è andata, nel tempo, declassandosi, come la loro dignità. Come è possibile raddoppiare a un laureato le ore di lavoro lasciandogli 1.300,00 euro al mese??? A mio parere la riforma della scuola è necessaria, se non urgente, e occorre lavorarci. I modelli non mancano, le più importanti nazioni di Europa hanno modelli validissimi, gli studenti svolgono a scuola tutti loro compiti come gli insegnanti. C’è il personale per la “gestione” dell’edificio scolastico, i bagni sono attrezzati con le cose che abitualmente servono, c’è rispetto per gli insegnanti e per il lavoro che svolgono e, se qualcuno si permette di fischiare, di tirare i libri, di dare del tu all’insegnante, va a fare un giro dal responsabile dell’istituto. Anche se, con la scuola, ho finito da un pezzo e – ai miei tempi – andava benissimo quello che c’era; mi auguro che quello che uscirà dal governo non sia l’ennesima “pasticciata” all’italiana e si faccia come si può, adeguando le necessità di una riforma seria ai quattro soldi che sono rimasti in cassa.

    (Paola Agostini)

    • Firma - PaolaAgostini
  13. Mi sono dimenticata di scrivere di un’altra proposta, di cui stamattina si è parlato, cioè i licei e le scuole superiori della durata di quattro anni anzichè i cinque attuali. Se qualcuno mi chiedesse cosa ne penso io, credo che nella graduatoria delle scuole meritevoli faremmo qualche altro passo indietro verso la povertà culturale che ci contraddistingue. Gli italiani non leggono perchè sono ignoranti, gli italiani hanno affossato il congiuntivo, gli italiani non parlano più correttamente la loro lingua. Gli italiani studiano sempre meno e tutto questo gran parlare che si fa della cultura che ci ha contraddistinto per secoli? Un altro balzo verso il Medioevo??

    (Paola Agostini)

    • Firma - PaolaAgostini
  14. Il dramma è quello di sempre, antico… a parlare, come al solito, ministri e sottosegretari che non hanno la minima concezione di cosa significhi essere in un’aula scolastica, fare lezione, “tenere” la classe quando questa non ha alcuna intenzione di ascoltare… E aggiungiamo poi tutte le incombenze ulteriori (preparazione e correzione verifiche, aggiornamento, riunioni, consigli, collegi… ecc.)… Bisognerebbe puntare sulla qualità e non sulla quantità… ma se continuiamo ad andare avanti a colpi di tagli siamo davvero fritti!!! E poi questa proposta di affidare ai dirigenti la valutazione degli insegnanti la trovo vergognosa!!! Ma ci rendiamo conto di quello che potrebbe succedere? Le varie “parentopoli” non hanno insegnato nulla? Il problema è che la scuola, da molti anni, sta pagando il prezzo di riforme infinite che, accavallandosi l’una sull’altra, hanno creato una massa informe da cui, per uscirne, si dovrebbe ragionare e programmare solo attraverso del sano buon senso!!!

    (Mimmo Delli Paoli)

    • Firma - MimmoDelliPaoli
    • Ciao Mimmo, grandissimo! Sono contenta di aver gettato il sasso nello stagno. Vedo che molti rispondono e commentano. E non importa se sono contrari o polemici e se tirano fuori le solite tiritere… “Gli insegnanti si fanno tre mesi di vacanze e Pasqua e Natale”, anzi, meglio che dicano queste sciocchezze, così possiamo controbattere. Comunque la parte buona della scuola c’è ancora: i nostri giovani hanno spesso tanto da darci, nonostante tutto. All’esame di Stato mi sono davvero affaticata, anche perché spesso andavo dalla mamma e ci sono anche adesso, ma molti di loro, con le loro ansie e la loro umanità, mi hanno davvero commossa. A presto!

      (Maria Grazia Consolini)

      • Firma - MariaGraziaConsolini
  15. Quattro anni anziché cinque: grande idea! Risparmio due lire qui, le sposto là. Fa tristezza vedere come sotto tutto questo lavorio di idee non ci sia uno straccio di riflessione didattica e pedagogica, ma solo due conti da ragioniere. E’ più importante parcheggiare gli studenti a scuola fino alle 22 oppure ottenere un effettivo vantaggio in termini di efficacia dell’apprendimento? Vogliamo competere con gli altri paesi sulla produzione manifatturiera, ad alta intensità di manodopera? Abbiamo già perso! Il futuro si gioca sulla capacità di innovare e di fare ricerca. E qui serve un sistema scolastico che sappia preparare al meglio gli studenti e una università in grado di fare ricerca ai massimi livelli. Qualcuno ha sentito qualcosa in proposito, nelle proposte del sottosegretario?

    (Commento firmato)

    • Firma - commentofirmato
  16. …a me mi piace la per, la più, la meno e la diviso e non mi piacciono, perché non mi sono mai piaciuti, i maestri e gli insegnanti, che a me non mi hanno mai voluto bene e a me mi hanno sempre dato 4. Considerando 50 settimane di lavoro a 40 ore settimanali, io lavoro 2000 ore all’anno. Considerando 50 settimane di lavoro a 36 ore settimanali, loro lavorano 1800 ore all’anno. Però loro tra Natale e Pasqua non lavorano 3 settimane che gli tolgo subito – 36×3 = 108, che col segno meno sommate a 1800 riducono 1800 a 1692 ora all’anno. Poi però c’è l’estate. 2 mesi? Va bene. 8 x 36 = 288… Anche queste vanno con il segno meno. 1692-288= 1404. E adesso facciamo la diviso: 1404/2000 = 70,20%. Risoluzione: io lavoro il 30% in più!

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    • Firma - mv
    • Fai i conti anche con il/la partner? Quante volte alla settimana, al mese, all’anno… quanti minuti. Poveretto/a la malcapitata persona. Come diceva Napoleone: “Gli uomini non si misurano col metro”, nè con l’orologio, aggiungo io. Comunque un bel 7 te lo sei meritato, in matematica, ovviamente.

      (M.G.)

      • Firma - MariaGraziaConsolini
  17. Goethe diceva “La miglior felicità dell’uomo pensante è di aver indagato l’indagabile e di venerare severamente il non indagabile“. Una felicità che Lei non ha raggiunto, aggiungo io, e il suo commento lo lascio commentare a padre Chisholm di Cronin “… ma Confucio ebbe più vivo il senso dell’umorismo“.

    (mv)

    • Firma - mv
    • Dai “conti della serva” alle vette della filosofia! Nessuno che pensi che il lavoro dell’insegnante ha a che fare con lo sviluppo e la competitività di un Paese? E anche con la formazione di cittadini competenti, informati e capaci di valutare la società in cui vivono – il che ci metterebbe al riparo dai molti fascismi incombenti, per esempio. Se qualcuno la pensa così, dovrebbe essere favorevole a creare le migliori condizioni perché il lavoro dell’insegnante sia efficace e produttivo. In molti commenti vedo fare la conta delle ore o dei giorni, come se il numero di ore fosse un indicatore esaustivo dell’efficacia di una prestazione. Sembrano tutti convinti – tranne gli insegnanti, che ci lavorano – che i problemi della scuola italiana siano risolvibili raddoppiando le ore di insegnamento: di certo avremmo cittadini istruiti e formati molto meglio di prima, almeno il doppio! Da anni, il contratto degli insegnanti prevede la possibilità (su richiesta dell’interessato) di aumentare le ore di lezione, fino a ventiquattro settimanali. Lo fanno in pochissimi, perché è un impegno molto difficile da sostenere. Chi ha provato, di solito non ripete l’esperienza. Il mestiere di insegnante – non sembrerebbe, a leggere i commenti dei molti dileggiatori – è collocato dagli esperti, per le sue caratteristiche peculiari, tra le “helping professions” e quindi tra i più a rischio di Stress Lavoro-Correlato. Il valore orario di un’ora di lavoro, è risaputo, è estremamente variabile. Se facciamo un po’ di “conti della serva” – come ha fatto mv, con gli stessi dati – risulta che un’ora di lavoro di insegnante vale circa 10 euro, al netto di tasse e contributi, ma al lordo delle spese di produzione del reddito (spese di trasferimento, pasti fuori sede, libri, pc, aggiornamento professionale – eh, sì, molti docenti si aggiornano, anche). E’ chiaro che il valore di un’ora di lavoro lo stabilisce la società nel suo complesso, i rapporti sociali in atto in un determinato periodo storico. Ci sono laureati che lavorano nell’assistenza o nell’istruzione, negli enti locali, per sei euro l’ora. Questo è il valore che attualmente la società italiana attribuisce ad una laurea. Per la stessa cifra, c’è chi si rifiuta di pulire le scale.

      (Commento firmato)

      • Firma - commento firmato
      • Ottimo, aggiungerei che i nostri contratti, insieme agli scatti di anzianità, sono bloccati da diversi anni come tutto il pubblico impiego. Che prima di entrare “di ruolo” con contratto a tempo indeterminato i docenti precari attendono diversi anni (a volte decine) con contratti annuali e disoccupazione nei mesi estivi. Che per arrivare a prendere uno stipendio misero investono anni di studi per lauree, specializzazioni, abilitazioni, anni costosi e improduttivi, senza copertura previdenziale. Che in tutta Europa la retribuzione è nettamente maggiore a fronte di un carico lavorativo talvolta inferiore (in Svizzera la retribuzione è almeno tripla rispetto alla nostra).

        (Francesco Colli)

        • Firma - francesco colli
    • Io invece mi sento di darle un 5 in matematica, per l’impegno (soluzione: ln(2000/1404) = 0,3538 :-p . Con la risoluzione per differenziali lineari la soluzione è relativa, dipende dal punto di vista, suo o dell’insegnante [provi a fare l’inverso, 2000/1404]. Con il logaritmo poniamo l’osservatore all’infinito, così tra i due litiganti… ) ma un bel 10 in umanistica (o letteratura, come preferisce lei). Come diceva quel tale che di musica ne sapeva qualcosa, chi non ride mai non è una persona seria. Saluti.

      (Diego)

      • Firma - Diego