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Alla Corte di Nasseta

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A volte è difficile raccontare quella che è stata una festa di paese all’aria aperta, perché tante delle cose che vorresti raccontare della giornata alla Corte di Nasseta fanno parte delle emozioni sottili, della percezione di un’aria di festa come quelle di una volta, con i canti che spiccano di tanto in tanto, le carte dello scopone che saltano fuori anche nel boschetto di querce, le coperte sul prato con i tanti pigozzini pronti per essere condivisi. La festa Alla Corte di Nasseta è stato questo, e anche molto altro.

Da quattro anni questo, che è un progetto dell’Associazione Amanzio Fiornini e del Circolo Arci il Ranocchio di Acquabona, ha riportato sui luoghi in cui sorgeva l’antica corte di Nasseta donata da Carlo Magno al Monastero di S. Prospero di Reggio, una festa per ricordare e conoscere un pezzo della nostra storia.

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Un percorso semplice e condiviso che, quest’anno, ha visto l’ingresso della Comunità di Cinquecerri, rappresentata dalla Polisportiva e da tante persone che hanno onorato e riempito di contenuti la festa.

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Una festa, dunque, che ha avuto il suo momento religioso, all’inizio, con la recita delle preghiere che riportano sui resti della chiesa di S. Maria la parola di Dio.

E, poi, la storia di Nasseta, raccontata da Rosi Manari, che sulle vicende della corte ha scritto un libro “Alla Corte di Nasseta. Storia di un paese che non c’è”. Racconto preceduto da una piccola piece in costume da villici, improvvisata, che ha voluto ricordare lo scontro continuo che ha avuto Nasseta al centro di interessi, congiure e tentativi di controllo.

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Scontro che, nel pomeriggio, ha lasciato il posto ad un altro modo di raccontare la tenzone: un duello a squadre, sponda destra del Secchia contro sponda sinistra rappresentato da giochi che hanno visto uomini di Cinquecerri sfidare al tiro alla fune la pattuglia degli uomini di Acquabona, così come le donne, e i bambini.

Una cornice, quella della festa, quest’anno ritagliata nel boschetto di querce dove dimorano i ruderi dell’antica corte, quindi proprio a Nasseta.

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Una cornice che ha avuto uno dei suoi migliori epiloghi nella mostra di opere di Alessandro Toni, di Cinquecerri.

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Artista di mano capace, terra cotta e marmo, e di cuore e sensibilità molto legati alla storia della sua terra, Alessandro ha dato vita, anni fa, al progetto Storia di un paese che non c’è: “I volti di Nasseta”. Un progetto in “evoluzione” nato negli anni scorsi, con il quale ha inteso dare un volto e un’espressione alle figure che la storia di Nasseta ci ha consegnato. Un progetto importante, che intende recuperare e riproporre pezzi di storia e identità d’Appennino attraverso il marmo, la pietra, la terra cotta. Nel bosco di querce che circonda i ruderi i visi rappresentati da Alessandro hanno ridato vita a Nasseta. Fra loro Annetta,  realizzata in marmo, gli altri bozzetti in terra cotta utili per essere riportati su marmo o su pietra che rappresentano due guerrieri, forse quelli che a Garfagnolo, nel 1098, hanno dato vita ad uno dei tanti scontri reali, in questo caso fra gli uomini di Vaglie e i monaci di Nasseta.

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Insomma, per chi non c’era, forse il modo migliore per descrivere la festa Alla Corte di Nasseta è raccontare una giornata nella quale le due sponde del fiume Secchia hanno giocato insieme, hanno ricordato insieme, hanno fatto storia insieme, hanno gustato cultura insieme, hanno mangiato e bevuto insieme.

E, allora, non resta che suggerire che anche questo è un modo bello e vero (e, soprattutto, vicino alla gente) per realizzare un evento pieno di contenuti d’Appennino in Appennino.

Per chi non c’era non resta che attendere la festa dell’anno prossimo.

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