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La satira in montagna / 9

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Al termine della seconda guerra le classi di IVª e Vª elementare erano state collocate a La Strada, in posizione centrale per la parrocchia di Santo Stefano. All’epoca il gruppetto di case ove si trovava l'aula era detto Ca’ d’ Perdèla, casa dei Predelli. E li si sono succeduti un certo numero di maestri, non per loro scelta ma perché bisognava adeguarsi alle esigenze del momento.

Tra questi insegnanti ci fu il Maestro Pataccini, dotato di una eccellente vena satirica, di un buon fiuto nel trovare argomenti e di una altrettanto buona dote di psicologia nel descrivere i personaggi. Il maestro compone nel suo dialetto, quello di pianura, ma parla di persone e fatti dei nostri luoghi. Per questo l’ho inserito nella satira locale.

Siamo intorno al 1950, al tempo in cui si progettava e si aprivano i primi cantieri della nuova strada Rosano-Buvolo, prendeva forma il nuovo caseificio Latteria sociale S. Stefano, e fervevano altri lavori a vantaggio degli abitanti di questi borghi. Era anche il periodo in cui Antonio Zampineti costruiva il nuovo stabile ove intendeva collocare la bottega, la nuova trattoria e, lì davanti, un gioco da bocce per avere clienti anche alla domenica pomeriggio.

Da acuto osservatore il maestro Pataccini deve essere stato spesso ad osservare i giocatori di bocce e ad ascoltare i discorsi di chi giudicava i lavori in corso. Abbiamo frammenti di quattro satire, una per la nuova strada, una per il Caseificio, la terza riferita ad Antonio Zampineti e, in fine, il restauro della fontana di Maiola.

Da La strada per Pineto. Alcune persone non sono contente del tracciato preparato dagli ingegneri. Ognuno vorrebbe che la strada arrivasse al proprio borgo prima che agli altri, in barba agli studi geologici e di tracciato fatti dai tecnici:

 Che lavûr s’ha da sentêr

           ānch dúa a gh’é dal mulatêr!

                              I’ gh’êrne andê per fêrgh la via

                     e lûr, decîš, i’ i han parê via.

Le argomentazioni?

Ad perît e d’inšignêr

             i’ n’in vrèma gnân savêr”.

 Poi si passa alla descrizione del borgo:

L’é un paêš ad proletâri

che int al so’ vucabolâri

                                       i’ gh’hân dal rôbi in mèš al rîgh

                       ch’a n’ li bèca gnân i pît.

 E dopo tutti i pretesti e le varie corbellerie combinate dai protagonisti il poeta conclude:

 Ma perfîn l’âšne d’ Candôla

al gh’ha vrû mèter parôla.

 Cantiere nuova strada Rosano-Buvolo

Gli operai della Rosano-Buvolo

Su consiglio del parroco don Cattini i residenti decidono di dotarsi di un nuovo caseificio, più funzionale e più vicino alla strada Castelnovo-Reggio. Il maestro descrive tutte le fasi delle trattative, compreso qualche piccolo broglio per entrare in consiglio. Ci è rimasto questo frammento:

 ...

e fra i consiglier più buoni

Castellari e Genitoni,

e fra i consiglier più belli

vi è Luigi dei Predelli

che in consiglio era entrato

con un voto

che lui stesso si era dato.

 A Maiola decidono di restaurare la fontana di acqua sorgiva vicino al paese. Tutti sono d’accordo. Si procura il cemento e lo si pone al riparo in uno scantinato, in attesa di cominciare i lavori.

È Maiola un paesino

posto ai piè d’una montagna.

Gli abitanti un bel mattino

progettaron la fontana.

 Però, dopo che i lavori sono iniziati, ci si accorge che il cemento non è buono.

       ... il rimedio è presto detto,

c’è chi sa dov’è l’errore:

   il cemento si riposa

          in un luogo poco sano.

            Com’è sorte di ogni cosa

                va a marcire piano piano.

 Tra le persone ascoltate alcune attribuiscono la paternità di questa satira al maestro Galloni, ma i tempi non corrispondono. Galloni insegnava a Strada nell’anno ‘46/’47, mentre il fatto credo sia posteriore al 1949.