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“Diga di Vetto indispensabile”

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"La costruzione di un invaso in alta val d’Enza, definito per semplicità 'diga di Vetto', è un’opera indispensabile per lo sviluppo della nostra montagna e dell’agricoltura in val d’Enza; i benefici sono molteplici e l’unica persona rimasta a non comprendere l’opportunità eccezionale dell’opera per Vetto, Ramiseto e l’intero versante montano della val d’Enza è l’ex sindaco di Vetto ed ex presidente della Comunità montana Sara Garofani". Sono parole dell'esponente scandianese di Forza Italia Giuseppe Pagliani.

"I consiglieri del centrodestra vettese - spiega - sono insieme al comitato locale guidato da Franzini i primi promotori della costruzione dell’invaso che servirebbe anche per produrre energia idroelettrica pulita per un bacino di circa 35.000 persone. Con la costruzione di quest’opera, che vive un ritardo di troppi decenni, si risolverà anche il problema annoso del deficit idrico della bassa val d’Enza che da sempre rende difficoltose le irrigazioni per circa 5–6 mesi all’anno delle coltivazioni che rappresentano stoicamente l’eccellenza agroalimentare delle provincie reggiana e parmigiana".

"E’ giunta l’ora di abbattere le barriere ideologiche che hanno da sempre reso miope la sinistra locale, anche la ex sindaco Sara Garofani ha dimostrato per anni di avere il 'paraocchi'. Lo sviluppo passa per l’innovazione e l’infrastrutturazione nel rispetto totale dell’ambiente che rimane un patrimonio d’eccellenza nel nostro Appennino".

Conclusione dell'intervento del politico: "Continua ad essere nostro obiettivo per la val d’Enza perseverare a sostenere, così come abbiamo fatto in questi anni, la positiva scelta di costruire l’invaso a Vetto e coinvolgere l’ente Provincia, emarginando coloro che su posizioni ormai sbiadite continuano ad opporsi allo sviluppo ed al rilancio di un versante del nostro territorio montano, presidio di eccellenza per l’agroalimentare".

 

8 COMMENTS

  1. In ogni parte del mondo si fanno invasi per accumulare le acque, il bene più preziose dell’umanità, per usarle quando necessitano per usi idropotabili, irrigui e idroelettrici, mentre sulla valle dell’Enza si preferisce dire no. Quello di Vetto sarebbe un piccolo invaso, un invaso di 102 milioni di mc; l’ultimo inaugurato in Turchia ha 4,4 miliardi di mc e quello di pochi anni fa in Cina ha 36 miliardi di mc; ma solo in Italia abbiamo invasi fino a 850 milioni di mc. Ma se abbiamo gente che dice di no alla diga di Vetto non dobbiamo meravigliarci se le cose in Italia vanno come stanno andando; in ogni parte del mondo si farebbero la guerra per poter fare un invaso che accumuli le acque e noi che ne abbiamo la possibilità non lo facciamo e si continua a sprecare le acque di montagna e usare quelle del Po per irrigare i prodotti che mangiamo tutti i giorni; ma per qualcuno va bene così. Si dice di no ad un’opera che migliora il clima, che riduce l’inquinamento, che produce energia pulita, che dà buona acqua ai rubinetti e all’agricoltura, che risolleva la quota delle falde, che riduce i rischi della subsidenza, che protegge la valle dell’Enza da ogni possibile alluvione, che dà il flusso vitale tutto l’anno a Enza e Crostolo e mille altre cose, oltre a creare migliaia di posti di lavoro, portare turismo e dare un futuro a queste terre spopolate e dissestate. Per sapere se una diga serve o meno andatelo a chiedere ai romagnoli che hanno fatto quella di Ridracoli, o ai genovesi, o ai piacentini che hanno fatto quella del Brugneto, o a quelli di Firenze che hanno fatto quella del Bilancino. Ma qui invece di fare paragoni con il bilancino si preferisce farli con il Vajont, ben sapendo che quanto successo al Vajont a Vetto non potrà mai succedere; non esistono montagne di 2000 mt a picco sul lago. Questo è il pensiero di un cittadino montanaro che pensa al bene della montagna, alla riduzione dell’inquinamento e al futuro dei giovani di queste terre.

    (Lino Franzini)

    • Firma - FranziniLino
    • Rispettiamo la natura e l’ambiente. Nessuno è indovino. Basterebbe un terremoto perché l’invaso diventi un dramma nel dramma. Ma facciamo anche una centrale nucleare, poi ci stupiamo se i tumori aumentano, perché bisogna essere senza paure, andare contro tutto e tutti. Grandi opere! La mania delle grandi opere. Impariamo a lavorare e tenere puliti i fiumi e i corsi d’acqua. Partiamo dal piccolo. È la viabilità il problema centrale per la montagna. Se volete fare un invaso fatelo in pianura. Poi piangiamo quando i fiumi esondano o le nutrie rompono gli argini.

      (Luisa Valdesalici)

      • Firma - LuisaValdesalici
  2. Rispondo solo per dare delle informazioni corrette: la quota di massima ritenuta (il livello massimo dell’acqua) dell’invaso di Vetto raggiungerebbe quota 403,00 metri sul livello del mare, ed equivale ad una profondità massima delle acque di 70 mt; nel caso di quella che viene definita “piena millenaria”; la storia ci ricorda che ogni mille anni può succedere una piena catastrofica, in questo caso il livello delle acque potrà raggiungere quota 410,10 sul livello del mare e porterà la profondità delle acque a 77,10; questi 7,10 metri serviranno per proteggere la Valle dell’Enza da qualsiasi tipo di alluvioni. La diga di Vetto non è del tipo a gravità, è in materiali sciolti; quelle a gravità sono in muratura; la diga più alta del mondo, in Tagikistan (zona fortemente sismica), è in materiali sciolti come quella prevista a Vetto ed è alta 314,00. Ma parlando di terremoti, argomento che serve a spaventare le persone e che lo studio di impatto ambientale ha analizzato a fondo a Vetto, faccio presente che intorno a L’Aquila ci sono una decine di dighe costruite con i vecchi sistemi non antisismici come quelli imposti dalle normative Italiane di oggi (i più rigorosi al mondo), vi risulta ci siano stati danni? Ma se in Italia iniziassimo a ridurre lo spreco delle acque, a far uscire dai rubinetti acqua buona come quella di Ridracoli, a ridurre l’uso del petrolio per produrre energia, a dare lavoro a migliaia di persone, a ridurre l’inquinamento, a migliorare la viabilità come realizzando la fondovalle Val d’Enza; a mio avviso forse sarebbe un paese più normale.

    (Lino Franzini)

    • Firma - Franzini Lino
  3. Al di là di ogni discussione di tipo tecnico o di merito, tanto non se ne esce, come verrebbe finanziata una siffatta opera? Col solito fallimentare (per le tasche pubbliche) metodo del project-finance? E chi la costruirebbe? Galantuomini come quelli dell’operazione Aemilia? Ritengo che per il bene del paese non è, al momento, il tempo per altre opere pubbliche su cui speculare.

    (Jarno Dall’Asta)

    • Firma - Jarno Dall'Asta
  4. Mi chiedo spesso perchè si continua a non fronteggiare adeguatamente il problema della siccità. Perchè, anche a livello locale, per quanto possibile, non ci si adegua seriamente ai tempi e al clima che cambiano e che probabilmente cambieranno sempre in peggio? Perchè non si costruiscono, con una giusta programmazione, degli invasi in modo da raccogliere l’acqua quando c’è, quando piove a dismisura (creando, fra l’altro ulteriori problemi di inondazione)? Non penso a enormi invasi, che potrebbero anche dare origine a problematiche legate alla gestione o al dissesto idrogeologico, ma a piccoli/grandi bacini, facili da gestire, in tutti i corsi d’acqua ove possibile, che, secondo me, porterebbero indubbi vantaggi: un’irrigazione per gravità quindi senza particolari costi, una facile captazione per scopi potabili, un deflusso minimo vitale costante per garantire la vita acquatica e magari molto più turismo e quindi soldi, creando ambienti ideali per la balneazione, per la pesca, per lo svago. Come è possibile che i nostri politici e amministratori non si siano ancora mossi? Perchè, invece, per costruire centri commerciali o impianti sportivi, i soldi e le autorizzazioni, in un modo o nell’altro, saltano fuori senza particolari problemi? Non vorrei essere polemico, ma a questo punto penso proprio che si preferisca volutamente continuare a pomparla dal Po (che fra l’altro è sempre più misero) e a depauperare le falde freatiche, che sono sempre più basse, con enormi consumi di energia elettrica a carico della società e a danno dell’ecosistema.

    (Fabio Ligabue)

    • Firma - fabio ligabue