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Chiude la mini-stagione “I concerti di marzo” al Bismantova con “Da Parigi a Buenos Aires”

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Da Parigi a Buenos Aires
Da Parigi a Buenos Aires

A chiudere la mini-stagione I concerti di marzo del Teatro Bismantova sono il fisarmonicista carpinetano Lorenzo Munari, la mezzasoprano reggiana Valentina Vanini, e la pianista ligure Gisella Dapueto. Il trio composto da maestri porta in scena un concerto intitolato Da Parigi a Buenos Aires, che affronta la musica del ’900 proponendo brani francesi, italiani cantautorali e argentini.

Da Parigi a Buenos Aires è un racconto musicale che parla di viaggi: anche la musica è un viaggio?

La musica è un viaggio nella storia, è l’espressione di un’epoca. Ogni musicista, nel corso del tempo, non ha fatto nient’altro che raccontare il proprio tempo, a volte anticipandolo. Come siamo messi oggi proprio non lo so, dicono che la musica sia finita perché è già stato scritto tutto quello che poteva essere scritto. Noi non crediamo sia così. Crediamo però che l’animo dell’uomo si sia inaridito, e che abbia smesso di ricercare un gusto melodico. La musica non è divisibile in bella o brutta: la musica è emozionante o non emozionante, ed è questo che forse un po’ si è perso.

Quali sono le differenze nell’affrontare un viaggio oggi a confronto del ‘900, epoca da cui avete scelto i brani che suonerete durante il concerto?

Forse la differenza principale è che una volta, quando affrontavi un viaggio, eri consapevole del fatto che quello magari sarebbe stato l’unico viaggio della tua vita e te lo gustavi proprio. Mentre ora non è affatto un problema viaggiare, e si affronta il tutto con un po’ di superficialità, senza spesso pensare che si sta per visitare un luogo con un’altra cultura, altre usanze e soprattutto altre persone. Ecco, molti cadono nella routine e non si emozionano più a questa idea.

Cosa cercate nella musica e cosa vi trovate?

L: Personalmente senza la musica non vivrei, non come vorrei. Credo sia l’essenza della vita stessa, sarebbe un mondo grigio senza. E chi si occupa di queste cose non si può occupare di cose negative. Se fossimo tutti musicisti forse sarebbe un mondo migliore.

V: Cerco un pezzettino di me, e lo ritrovo in ogni canzone che canto. La musica mi permette di conoscermi sempre un po’ di più. Ad esempio, io sono una persona solare, ma cantando ho scoperto un lato malinconico di me che non credevo neppure esistesse, e questo mi fa sentire viva.

G: In questa fase della mia vita sento di avere un compito, sento di dover trasmettere ai miei allievi la possibilità di poter esprimersi attraverso la musica, ad aiutarli a crescere in un modo migliore.

Come è nato il vostro rapporto collaborativo?

V: Ho conosciuto Lorenzo Munari nel 2006 per uno spettacolo teatrale. Poi, il maestro, mi ha presentato Gisella Dapueto, che ho scoperto essere una pianista eccezionale, dalla quale è possibile imparare molto.

G: Io e Lorenzo ci siamo incontrati proprio al Teatro Bismantova, nel 2005, dopo un concerto con Daria Masiero, e oggi festeggiamo i nostri primi dieci anni assieme.

Un consiglio per tutti quelli che vogliono intraprendere un viaggio nel mondo della musica?

G: Nel conservatorio dove insegno io, mediamente, ogni anno, una settantina di bambini svolgono l’esame di ammissione, ma solo una dozzina riesce ad entrare. Ecco, mi sento di dire, a tutti quelli che non ce l’hanno fatto quella volta, di non mollare, perché studiare musica significa anche saper perdere e non arrendersi.

V: La musica ti salva da tante cose, come l’arte in generale. E se pensi alla musica dal momento in cui ti svegli al momento in cui vai a dormire allora non mollare mai, qualsiasi cosa accada. Se non è così continua lo stesso, anche se non diventerai un musicista professionista, perché la musica ti salva comunque.

L: Penso che a tutti i bambini dovrebbe essere data la possibilità di studiare musica, perché è un modo di raccontare e di essere educati, un modo più sensibile. In qualsiasi scuola ci saranno sicuramente dei talenti che rimangono nascosti per mancanza di espressione, per la mancanza di possibilità. Solo riformando il sistema scolastico si può dare a questi piccoli talenti i mezzi giusti per trovare loro stessi, e dovremmo farlo.