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Incontri tra sassi e multimedia nella quiete di Bebbio

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Scrivo a questo sito che di uguali in pianura non gliene è per segnalare di uno strano incontro che è capitato all’azienda agricola di Bebbio dove vivo e lavoro e produco formaij ross che è meglio di quello di Cavola.

Come già ho enunziato la mia mammina là sta mia bein e non può ora aiutarmi alle bestie. Così, da un po’, cercavo un operaio agricolo da mettere a governare la vacche quando io inizio a seminare i campi e le opere della bella campagna. Che ne so un marocchino (ma dicono che si affaticano ai sassi), un indiano (ma dicono che sono convinti che le vaccacce sono meglio dei cristiani) o anche una rumena che sappia sbadilare con la pala e saperci fare anche con ago e ditale. Invece, l’altro giorno, mi si fa incontro un personaggio brizzolato, con un po’ di barbetta, e una strana pronuncia che pareva smarrito.

Gli dico: “Scusi, si è perso?”

E lui: “Io non mi pevdo mai. Vede? Ho l’Ipad con Google maps. Lei invece chi è?”

“Io sono Merensio di Bebbio, allevatore e strolico sognatore.”

“Ah Bebbio. Ecco dove siamo. Ma lo sa che qui siamo alle povte del Parco Nazionale? Se non lo sa glielo dico io. A Bebbio potrebbe starci bene una porta d’avvicinamento: ingegneri, carpentieri, progetto. 120mila euro e zac, ecco anche un totem che dica che da qui in su non tvamonta mai il sole. E’ il Parco del Sole”.

Lo guardo basito, e anche un po’ scorrucciato, e gli dico: “Una porta? Da 120mila euro? Ma cosa l’è una porta papale?”

“Ma quale papva e papva. Ma lei è matto o è di Bebbio? Non faccia inutile ivronia”, mi fa lui “lei non capisce che qui siamo al confine della tra Europa e Mediterraneo. Qui anticamente doveva esserci puve una gabella che faceva pagave dazio a quelli che emigravano a nord… Si immagini: una porta gvrande qui e forse anche un centro visita in convenzione con la discarica…”

“Guardi, a me la terra agricola serve a fare il fieno. Poi, se le potesse interessare se è prossimo alla pensione, potrei avere un posticino assieme a me a lavorare. Ma lei saprebbe sporcarsi le mani?”

E l’uomo distinto, da dietro quegli occhiali a specchio che usavo quando ero giovane nei Sessanta, mi fa: “Le mani io? Ma sta schezvando: io faccio funzionare la mente. Meglio di chiunque altro. Però se ha bisogno, io le potvrei insegnare come risollevare l’economia di questa azienda. Vede? E’ un po’ come il pavadigma del contadino: più lavora, meno domande fa, più guadagna, semplice no?”

“Mmm”, lo guardo basito. “A volte lavoriamo come dei somari, ma il formaggio costa sempre meno.”

“Per fozva: non capite niente. Glielo spiego io come deve fare: lei ha una mente che ragiona a chilometri zero, caro il mio agricoltore si iscriva al mio paniere…”

“Al paneer?”

“Sì quello con tutti i pvodotti del Pavco del Sole.”

“Ah, sì lo tengo in casa, agh met e pan che la mia mammina sforna ogni sabato.”

“Ma no, il paniere dei pvodotti. Si ostina a non capire: Io la porto all’Expo lei e le sue quattro vacchine, prima però le portiamo all’Atelier delle energie così ci facciamo venire gli australocinesi e gli facciamo credere che quelle sono le vacche che mungeva Malaguzzi tra un asilo e l’altro, poi andiamo alle Cinque Terre di Terrasanta di Castelnovo che tanto lì troviamo gli original giapponesi, quindi la facciamo entrare nel Mab Unesco e… ZAC!”

“Oddio: s’è sucess?”

“Zac: lei in meno di un baleno si ritrova senza le sue vacche, ma su una bici elettrica a pedalare su e giù per il Parco senza nemmeno più lavorare. Produce energia con i pedali, ci carica l’Iphone e ci scalda pure la minestra”.

“Ah – gli dico io – ho capito. Lei è un ex politico.”

E lui: “Come lo ha capvito?”

“Una intuizione, sa siamo gente poi semplice noi di campagna. Ma dico, io il cellulare non lo ho ma ascolto la radio. Ha sentito cosa dice Renzi?”

“Guavdi, non me pavli. Mi viene il bruciore di stomaco ogni volta che lo sento: quasi quasi gli regalo una guida dell’Appennino così viene e si perde in un canalone”.

Gli chiedo: “Avrà mica forse paura di essere rottamato?”

“Sono solo al quinto mandato da pvesidente, dopo otto legislature nel parlmanento italiano. Io ho fatto le strade, quassù, sa? E ho spiegato ai montanari anche come si può chiudere ostetricia al Sant’Anna e avere la moglie ubriaca: basta non fare più figli!”

“A iò capè. Sono giorni difficili. Se vuole domattina c’ò da cavare i sassi sotto Lamarossa. Si inizia alle sei e pago tre eurini l’ora, in nigher, ma a mezzo giorno c’abbiamo chersenta, prosciutto e vino fatto in casa”.

“Offre lei il pranzo?”

E così il giorno dopo ho consolato questo mio nuovo amico.

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