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Matilde di Canossa, un IX centenario in silenzio

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In morte di Matilde Elisa Montruccoli foto G. Arlotti (2)
la casinese Elisa Montruccoli che questa sera interpreterà Matilde di Canossa a San Benedetto Po

Nove secoli fa, proprio come oggi, a Bondeno di Roncore (Reggiolo) colei che amava l’Appennino coi suoi castelli, le sue abbazie, le sue montagne e i suoi fiumi esalava l’ultimo respiro.

I giornali e i media in genere di oggi paiono non avvedersene in toto e, a dir del vero, nemmeno le autorità. Dovrebbero andare un po’ tutti a Canossa. Solo qualche trafiletto sul mantovano e, nel luogo della morte, oggi alle 17 un mazzo di fiori di due sindaci, quelli di Reggiolo e San Benedetto Po. Forse, diciamocelo, non è un caso che la proposta di legge (Incerti, Carra, Manghi) che voleva proporre la valorizzazione del territorio legato alla figura di Matilde non sia stata approvata. Prima di loro ci aveva provato la senatrice Pignedoli, purtroppo con analoghe sorti.

Troppo poco l’essere una delle tre donne sepolte in Vaticano? Troppo poco avere gettato il primo germoglio d’Europa? Troppo poco l’essersi opposta al cugino imperatore Enrico IV, al punto di costringerlo all’umiliazione di Canossa, gennaio 1077? Troppo poco, in termini di vil moneta, valere ancora oggi quarantamila turisti dalla Germania alla scoperta dei suoi luoghi e della sua figura? La risposta, come la domande, sarebbero probabilmente un inutile ingegno di retorica.

In morte di Matilde Elisa Montruccoli foto G. Arlotti (3)

Va dato atto alla meravigliosa rete del volontariato che con oltre sessanta enti e associazioni – col coordinamento dei Comuni di San Bendetto Po e Quattro Castella – ha stilato un protocollo di intesa per il IX Centenario: si sono impegnati, ognuno per come poteva, per celebrare questa ricorrenza. In tanti ci hanno messo del proprio. Dalla due giorni di Marola alla rievocazione di Nasseta, dai libri – Come spicchio di Melagrana di Normanna Albertini - ai convegni diffusi sul territorio, dal film, come quello con la regia di Ubaldo Montruccoli, alla rievocazione di questa sera proprio a San Bendetto Po, con i figuranti d’Appennino e testi di Clementina Santi. Una piccola rete e fitta rete di vero marketing territoriale che nel suo piccolo fa onore a colei che portò proprio in Appennino la capitale delle vicende italiane del tempo.

Noi che amiamo vivere in Appennino ce lo possiamo dire, senza troppa presunzione: ci riconosciamo con orgoglio nella figura della sovrana che governò ai tempi della lotta per le investiture. In lei c’è molto della gente di montagna dei nostri giorni. Ben lo dimostra lo spettacolo Matilde la Storia e l'interpretazione di che sa commuovere proprio nel sottolineare il legame che ella volle mantenere con le sue terre. Al punto di scappare dalla bassa Lotaringia, l’attuale Lorena, dal primo marito Goffredo il Gobbo e rientrare precipitosamente tra le sue e nostre montagne e lottare contro il nemico del papato. Oggi i nuovi nemici si chiamano emigrazione, spopolamento, fuga delle menti, abbandono delle campagne, perdita dei servizi, viabilità… Eppure per tanti di noi la voglia di esserci, vivere e amare qui è qualcosa che è scritto nel Dna.

Quando siamo all’estero, noi italiani siamo bravi a decantare i nostri brand. Che si chiamano Ferrari, Armani, Valentino, pizza, pasta, Parmigiano Reggiano… Se siamo reggiani, tra italiani, ci piace anche dire siamo quelli dei ponti di Calatrava e del primo Tricolore. Alle volte, però, se siamo montanari ci piace ribadire che siamo quelli di un posto poco conosciuto, non suggestivo certo come le Dolomiti, ma davvero bello e ospitale che ha nella qualità dei luoghi e nel senso della vita il suo punto di forza. Certo ora i nostri luoghi sono anche patrimonio Mab Unesco. Ma alle volte ci scappa di dire che siamo di quegli Appennini dove visse Colei che “se ne dovessimo citare ad una ad una le opere compiute i nostri versi aumenterebbero a tal punto da divenire innumerevoli come le stelle”. (G.A.)

8 COMMENTS

    • La “Notte Rosa” porta tanta gente, soprattutto giovani, che bevendo e mangiando portano molto denaro alle casse dei locali del paese. Inoltre, per aderire, i commercianti (non tutti) pagano profumatamente creando un ulteriore giro di denaro importante. Mi piacerebbe conoscere il bilancio dell’organizzazione della “Notte” e dove sono spesi i soldi dati dai commercianti e da altri.

      (Alex)

      • Firma - Alex
      • Io invece vorrei sapere su chi grava la spesa di ripulire il paese da bottiglie fracassate, vomito (e altre piacevolezze), vandalismi dei “turisti dello sballo”. Magari la collettività che ne trae nessun guadagno? Cito: “i commercianti (non tutti) pagano profumatamente creando un ulteriore giro di denaro importante…”. Mi sembra di vedere il gioco di un illusionista: io pago te, che paghi un altro, che paga me. Sempre gli stessi soldi sono, non ossigeno e nuova linfa alle attività. Le categorie di commercianti che beneficiano della “Notte Rosa” sono forse alimentari? librerie?, abbigliamento?, mobili? Ah, no, forse solo bar, bar e bar.

        (Pinello)

        • Firma - (Pinello)
  1. Due, forse tre lustri fa il compianto Mario Grossi organizzò per alcuni anni la sfilata matildica in costume che, pur nella sua modestia, richiamava molti turisti a Castelnovo. Era la copia in piccolo di quella di Quattro Castella? Certamente, ma c’era… Si faceva il palio delle contrade con giochi spettacolari di abilità, sfilate di carri allegorici e grandi feste. Voglio ricordare la Sagra del Pollo che richiamava a Castelnovo venti o trentamila persone.

    (Remember)

    • Firma - remember
    • And I still remember, in una di quelle Sagre del Pollo, un carro “porta-missili”, con un missile in legno tutto nero, lungo sei metri, che portava scritto su una parte “Progetto A-POLLO” (APOLLO era il progetto USA per andare sulla Luna) e dall’altra “New Castle Pro Loco Air-force”: una straordinaria presa in giro alla conquista dello spazio, espressione allora, della guerra fredda tra Stati Uniti ed Unione Sovietica.

      (MV)

      • Firma - mv
  2. Bellissimo l’articolo, complimenti. Mi dispiace che chi ha commentato sia caduto nelle solite polemiche “notte rosa” sì, “notte rosa” no. Non ci va mai bene niente. Invece che fare tante storie, perché non si propongono alternative? E poi, in fin dei conti, se vogliamo che i giovani e le persone partecipino a tali iniziative, sappiamo bene che bevono e fanno qualche danno, sappiamo bene che i bar ne beneficiano (così prendono anche i miei che, se fosse per i soldi che spendo al bar, sarebbero tutti falliti). Detto questo, da brava montanara, mi piace pensare che forse anch’io posseggo un briciolo del DNA di Matilde. E sono contenta che almeno Redacon si sia ricordato del novecentenario di questa donna che ha fatto la storia. Teniamocela cara la nostra Matilde perché una cosa è quasi certa, fra novecento anni, nessuno si ricorderà di noi.

    (MB)

    • Firma - MB
  3. Leggo solo adesso il vostro bellissimo articolo. Io sono lucchese e la mia famiglia ha un retaggio matildico, di origine longobarda. Peraltro sono laureata in Storia Moderna, non Medievale, ma in ogni caso comprendo perfettamente la noncuranza in cui la figura di Matilde spesso cade, non da parte di un vasto pubblico che ne comprende il valore storico, ma delle autorità, fatta eccezione per quelle locali. Spesso occupandosi di storiografia ti senti rispondere che esistono le implicazioni internazionali. Il Medioevo poi è così lontano e difficilmente vagliabile! Io dico, guai a temere le implicazioni, senza con ciò rinnegare qualsivoglia opportunità politica!

    (Elena Pierotti)

    • Firma - elena pierotti