Home Cronaca “Ma il Signore non ci ha ascoltato?”

“Ma il Signore non ci ha ascoltato?”

27
0

Funerali Daniele Azzolini con militi Croce Verde (1)

Il pianto della moglie Lina. Il dolore composto dei figli Matteo, Giulia e Giovanni, chiamati a crescere all’improvviso e così degni del loro papà nel ricevere le condoglianze di centinaia di persone. Lo strazio dei genitori Guido e Anna che come tutti i genitori mai vorrebbero vedere morire un figlio. La presenza a concelebrare dell’ex parroco don Carlo Castellini. I canti del coro parrocchiale (Eccomi Signore, all’inizio), per lui che del Coro Eco dell’Enza era stato presentatore e segretario. Il ricordo di Camminando, fondato da don Gianni Manfredini con Daniele nel 1996 e tuttora settimanale di informazione parrocchiale tra Vetto e Castelnovo. L’abbraccio di oltre sessanta volontari della Croce Verde di Castelnovo e della sezione di Vetto e la divisa di Daniele, “Azzo” per gli amici, nel rito in chiesaIl rito funebre che trova una chiesa di San Lorenzo troppo piccola per contenere le tante persone e i tantissimi giovani presenti, tra i quali molti colleghi di lavoro, amici della parrocchia o delle associazioni sportive. Il suono di due sirene all’uscita della chiesa. La bandiera del Vettus sotto la croce, al momento dell’inumazione nel cimitero locale, e, prima ancora sulla bara durante la funzione religiosa la divisa da volontario di Daniele.

Funerali Daniele Azzolini con militi Croce Verde (2)

L’ultimo saluto al giovane papà vettese morto all’ospedale di Reggio ha riservato tantissime emozioni. Ma anche un elemento di riflessione nell’omelia di don Alberto Nava che in parte pubblichiamo.

* * *

Caro Daniele,

noi due non abbiamo fatto in tempo a conoscerci molto, ci siamo visti qualche mese fa alla cena della croce verde e ci siamo rivisti, solo negli ultimi giorni quando sei stato trasferito da Castelnovo a Reggio, non eri messo molto bene. Mi perdonerai ma tra me e me avevo pensato: “Questo non torna vivo, a Vetto”.

Lunedì mattina invece eri presente e lucido, anche se la cera non era bella, mi sembravi più sollevato e fiducioso.

Abbiamo anche scherzato insieme ti ho detto che ormai in quanto a pancia mi avevi raggiunto e quasi superato.

Dopo l’ultima visita ero più fiducioso anch’io che potessi farcela.

Invece così non è stato.

Nei giorni scorsi abbiamo pregato per te, non c’è stata messa in cui in modo implicito non ti abbiamo ricordato. Ma il Signore non ci ha ascoltato? Non ha ascoltato le nostre preghiere?

Forse non le ha ascoltate come noi avremmo voluto e desiderato, forse le ascoltate in un modo che noi non comprendiamo ancora il senso.

Noi abbiamo la fede che assomiglia a quella di Marta: forse Gesù avrebbe potuto fare qualcosa se fosse arrivato in tempo, finché Lazzaro era ancora vivo:

Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!” Ma ora, non è forse troppo tardi?

Eppure Marta è una tipa tosta: “Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”.

Lo sai Daniele, non sempre io ho avuto questa certezza di Marta.

Quando Gesù le dice che Lazzaro risusciterà, lei fa appello alla sua fede, a ciò che aveva imparato a catechismo: “So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno”. Non era preparata forse né alla morte né alla risurrezione immediata di suo fratello.

Anche noi Daniele non siamo pronti, non eravamo preparati alla tua morte.

[...]

Ieri sera abbiamo letto un piccolo brano preso dalla Lettera ai Romani:

Fratelli, nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.” (Rm 14,7-8)

Nessuno muore per se stesso scrive Paolo, ed inoltre scrive: “noi sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore”, cioè siamo Suoi, gli apparteniamo.

Poi ho preso il testo integrale nella Bibbia e ho visto che ci sono due frasi, che il testo liturgico, “ipocritamente”, salta e sono queste:

Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E tu, perché disprezzi il tuo fratello?” (Rm14,10)

Forte Paolo, ci ammonisce ad evitare due cose: il giudizio e il disprezzo.

In effetti chi sono io per giudicare il mio fratello? Chi sono io per sentirmi più forte, più perfetto?

E chi sono io per disprezzarlo?

In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,9-10)

Chi sono io per giudicare e disprezzare un fratello che Dio ama?

Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. (1Gv 4,11)

[...]

Sai Daniele, voglio con te evitare anche quelle falsi frasi consolatorie, spesso di circostanza:

“Dio chiama sempre i migliori”

“Se Dio lo ha chiamato a sé significa che aveva bisogno di lui”

Non che tu non fossi buono, anzi.

No caro Daniele, io so che ci sarebbe stato bisogno di te ancora qui dalla nostra parte del muro, ma così non è stato.

Non chiedermi il perché? Non saprei risponderti. So solo che Gesù ha detto:

«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?»

Credi tu questo Daniele? Hai creduto tu in questo? Lo sa il Signore e non io.

A te e a me basterebbe assomigliare ancora un pochino a Marta:

«Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». (Gv 11,27).

(Tratto dal'Omelia di don Alberto Nava per le esequie di Daniele Azzolini)

* * *

Correlati:

Daniele Azzolini lascia a 50 anni (28 luglio 2015)