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“Il seguito del documentario? Vedrà coinvolto in primo piano Castelnovo”

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Benedetta Baroni Elisabetta Paroli Agnese Lazzari
Benedetta Baroni, Elisabetta Paroli, Agnese Lazzari

Riceviamo e pubblichiamo.

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Nel mezzo delle polemiche che imperversano intorno al punto nascite del Sant’Anna, il Comitato “Salviamo le cicogne”, in collaborazione con l’Usb di Reggio, ha organizzato, come noto, sabato sera scorsa, la proiezione del documentario d’inchiesta “Mani sulla sanità”, di Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu (Collettivo Indygroundfilm), con l’intento di informare e sensibilizzare la popolazione su quanto sta avvenendo nel mondo della sanità pubblica in Regione e comprendere anche la situazione della montagna.

Enrico Bini Antonio Manini
Enrico Bini e Antonio Manini

Hanno partecipato il regista bolognese Giuliano Bugani, i consiglieri regionali Gianluca Sassi (M5S), Raffaella Sensoli (commissione sanità M5S) e Yuri Torri (Sel), e il consigliere comunale di minoranza di Reggio Gianni Bertucci (M5S). Presenti anche il sindaco di Castelnovo, Enrico Bini, e i consiglieri di minoranza Massimiliano Genitoni (M5S) e Robertino Ugolotti ("Progetto per Castelnovo ne' Monti"), il consigliere di minoranza di Villa Minozzo Lucia Manicardi ("Villa virtuosa") e il consigliere di minoranza di Toano Antonio Manini ("Toano virtuosa"). Moderava la serata la presidente del Comitato “Salviamo le cicogne” Elisabetta Paroli.

Giuliano Bugani
Il regista Giuliano Bugani

Presentato in prima nazionale nel 2014, il documentario si presenta come un viaggio tra ospedali presidiati h24 e comitati di cittadini che si stanno opponendo ai tagli all'assistenza, effettuati da parte dell’ex giunta di Errani, e presenta spunti di riflessione sulla continuità di smantellamento da parte della nuova giunta del presidente Bonaccini. Attraverso varie interviste e testimonianze, il documentario intende portare alla luce un disegno internazionale di privatizzazione dei servizi pubblici, proposto ai governi da applicare su tutto il territorio nazionale italiano, nel quale la sanità rappresenta il bottino maggiore. Attraverso la riduzione e il depotenziamento degli ospedali nei territori a popolazione scarsa, come le zone di montagna, e l’accentramento di tutti i servizi in un unico centro, la sanità pubblica, che in Italia ha raggiunto delle eccellenze, soprattutto nella nostra Regione, viene a poco a poco spogliata del suo valore, aprendo il campo ai competitori privati.

In base a questo progetto, da una parte il servizio essenziale viene demandato ai privati e dall’altra il numero del personale nel pubblico viene ridotto e sovraccaricato di lavoro e alcuni servizi vengono spostati nelle "case salute", che però offrono solo un’assistenza di base. Così il pubblico non è più in grado di garantire il servizio e il cittadino, divenuto prigioniero di una richiesta e sempre più bisognoso di assistenza, deve rivolgersi per forza al privato, andando anche fuori regione. Tale piano devasterà completamente il servizio offerto ai cittadini nel pubblico.

Massimiliano Genitoni Gianni Bertucci
Massimiliano Genitoni e (penultimo a destra) Gianni Bertucci

Nel documentario sono presenti le testimonianze di Emanuela Cioni, presidente del Comitato di Porretta Terme che si è opposto, invano, alla chiusura del punto nascite, avvenuta nel febbraio 2014, e Sarah Brambilla del Comitato di Pavullo nel Frignano, attualmente in mobilitazione per il mantenimento del punto nascite. Contiene anche un’intervista al giornalista Paolo Barnard, rilasciata in esclusiva.

Alla proiezione è seguito un dibattito, con numerosi interventi. Ha esordito Raffaella Sensoli: “All’Asl di Bologna si vantano di aver speso 750mila euro per acquistare 6000 risonanze magnetiche dal privato. Questo è un metodo miope, avrebbero potuto acquistare molte attrezzature, ammortizzando i costi nel tempo. C’è modo e modo di ristrutturare la sanità. Anche le 'case salute' così come le intende l’Emilia-Romagna non ci piacciono: siamo completamente contrari. Hanno approvato un nostro emendamento che prevede il congelamento della situazione fino al nuovo piano di riordino, previsto per il 13 ottobre. Abbiamo il diritto di sapere a cosa andiamo incontro. A Novafeltria abbiamo presentato una risoluzione e fatto inserire un punto per cui gli ospedali in zone disagiate devono essere mantenuti. Questo crea un precedente, che si può portare avanti anche per Castelnovo, dove, tra l’altro, esiste un’integrazione tra il S. Anna e il S. Maria Nuova”.

Nadia Vassallo Yuri Torri
Nadia Vassallo e Yuri Torri

Ha poi preso la parola Cirto Di Cristo (Rsu-Usb): “Qui in Provincia c’è di mezzo il Mire, la nuova ala del S. Maria, dove si concentrerà ostetricia e ginecologia. C’è una corsa da parte di certe organizzazioni onlus a recuperare fondi per creare questo padiglione. Perché non c’è tale attenzione per Castelnovo? Accentrare tutte le risorse solo su una parte del territorio va a ledere il principio di territorialità e di uguaglianza, creando la distinzione cittadini e lavoratori di serie A e di serie B”.

Anche Massimiliano Genitoni è ritornato sulla questione Mire: “Si tratta di un investimento grosso, si va a costruire una struttura che genererà consensi locali, a discapito di altri che, in questo caso, siamo noi, che ci vedremo privati di un servizio. La politica fa una brutta figura. Qui a Castelnovo siamo tutti d’accordo, ma ci sono delle decisioni già prese che devono essere rimesse in discussione da chi le ha prese”.

E’ poi intervenuto il regista Giuliano Bugani, che ha esortato i cittadini a prestare attenzione: “Con l’inchiesta è emerso che negli ospedali che poi hanno chiuso il primo reparto a sparire è sempre stato il punto nascite, a cui sono seguiti ortopedia, cardiologia, pronto soccorso e l’ospedale è diventato un 'osco', un ospedale di comunità. Sono ospedali dove si va a morire, non a curarsi, perché non ci sono più gli strumenti. Alcuni ospedali non sono stati soltanto chiusi, ma anche demoliti con la ruspa. Quando vi costruiscono una ‘casa della salute’ vicino è un segnale che vogliono chiudere l’ospedale”.

Ha affermato Gianni Bertucci: “Io qui ci sono nato. L’ospedale è come l’aria. Ci sono miliardi di sprechi dove andare a tagliare. Io, come cittadino, dico: il punto nascite non si tocca. Dobbiamo essere irremovibili”.

Raffaella Sensoli
Raffaella Sensoli

È intervenuto poi Robertino Ugolotti, deluso della serata: “Mi aspettavo di più, speravo che ci occupassimo maggiormente di Castelnovo, invece che vedere tante casistiche. È un problema di questo territorio, l’ospedale è fondamentale per salvaguardare la montagna, lo si fa solo stando uniti. Le fughe in avanti per mettere le bandierine non servono a niente”.

Al che ha ribattuto Elisabetta Paroli: “L’obiettivo della serata era sensibilizzare la popolazione. Il problema principale non è solo il punto nascite in sé, ma anche quello che ne consegue dopo. Il documentario è centrato sul tema, anche perché mostra un caso analogo, quello di Porretta Terme, che ora ha chiuso”.

E ha aggiunto Nadia Vassallo: “È vero che c’è poca gente, non vedo i sindaci, gli assessori, dove sono? Come possiamo poi avere fiducia nelle istituzioni, stando a come viene portata avanti la questione?”

È intervenuto anche Yuri Torri: “Al di là del numero delle persone presenti questa sera, è importante per me esserci stato, per gli spunti di riflessione che devono farci porre delle domande. Queste decisioni vanno prese d’accordo con i sindaci e le realtà sociali del territorio, associazioni e comitati, ed è necessario applicare soluzioni organizzative adeguate, quali la rotazione dell’equipe. Finché c’è tempo dobbiamo lavorarci per farci sentire”.

Infine ha preso la parola la vicepresidente del Comitato, Benedetta Baroni: “La grande assente stasera è la maggioranza. Ci sono due realtà parallele che non s’intersecano: le discussioni nei palazzi e le situazioni concrete. Abbiamo un sacco di domande da fare, ma a chi?”.

Numerosi sono stati anche gli interventi dei presenti. Il dibattito si è concluso verso la mezzanotte. Intanto è in cantiere il seguito del documentario, che vedrà coinvolto in primo piano anche Castelnovo.

(Il comitato “Salviamo le cicogne”)

 

1 COMMENT

  1. Sia la discussione di sabato sera riportata in questo comunicato, sia l’intervento di Giovanni Teneggi tra i commenti dell’articolo precedente (http://www.redacon.it/2015/10/03/ancora-sul-punto-nascita-del-s-anna-le-nuove-prese-di-posizione-del-comitato-salviamo-le-cicogne-e-dei-segretari-del-pd-della-zona-montana-non-tutti/#comments) evidenziano la connessione tra le difficoltà di mantenimento del punto nascita a Castelnovo e l’iniziativa del Mire a Reggio, verso cui si concentrano tutte le risorse pubbliche (quindi anche le risorse finora spese per Castelnovo) e verso cui si vogliono portare i parti finora effettuati al Sant’Anna. Da questo punto di vista anche la Provincia ha una posizione ambigua: intende sostenere il Mire anche a discapito del punto nascita al Sant’Anna o vuole sostenere entrambe le strutture senza penalizzare la montagna? Credo che dovremmo costituire una onlus per sostenere iniziative per la salute in montagna e l’ospedale Sant’Anna. Possiamo evitare, come persone libere, di contribuire a questo accentramento che va a favorire altri (residenti in città e in pianura) già privilegiati rispetto ai montanari, nonchè alcuni primari che vogliono fare ulteriore carriera. Anche le nostre belle feste, oltre a sostenere il Gaom per l’Africa, potrebbero sostenere i reparti e le attrezzature del Sant’Anna (e non dell’ospedale di città).

    (SC)

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