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Educazione sessuale a scuola, al Festival del giornalismo approda il “caso” di Casina

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Come esempio negativo il caso della Biblioteca di Casina approda al Festival internazionale del Giornalismo in corso in questi giorni a Casina. L’occasione è uno dei diversi appuntamenti del festival, moderato da Riccardo Iacona, di "Presa diretta" Rai 3, con Loredana Lipperini, giornalista di Radio 3 e Michela Murgia, scrittrice. Titolo del workshop, da poco concluso, era “Il tabù del sesso: perché in Italia è impossibile parlare di sessualità e sentimenti a scuola”. “Secondo un recente rapporto pubblicato dall'Organizzazione mondiale per la sanità – si legge nella presentazione dell’incontro - , l'educazione sessuale a scuola, tra gli effetti positivi, favorisce la diminuzione dei rapporti non protetti, delle trasmissione di malattie per via sessuale, delle gravidanze in età adolescenziale. Eppure, come si vedrà nel panel, in Italia parlare di sessualità e sentimenti ai ragazzi in età scolare è di fatto ancora un tabù, per l'opposizione della chiesa cattolica e di alcune associazioni e gruppi politici. Anche la propaganda si allinea a questa resistenza, con la diffusione della bufala sul "pericolo gender" e la diffusione della paura che l'educazione sessuale sia uno strumento per distruggere l'identità dei più giovani. Diffusione che ha permesso ad amministratori locali persino la messa al bando dalle scuole di libri pensati per combattere la discriminazione sessuale e di genere”.

E proprio a proposito di libri Loredana Lipperini, a un certo punto, ha citato il recente caso di Casina. “Ero ad Albinea qualche tempo fa e mi hanno informato che in una biblioteca vicina in alcuni libri si parlava di sessualità a un bambino nei termini e nei modi in cui si può parlare a un bambino di 4 anni. I bibliotecari sono stati invitati a togliere i libri, ma loro hanno rifiutato. I media hanno creato il caso. Ecco, proprio un esempio di quando si vuole imporre la narrazione unica: si vuole dare una sola interpretazione dell’educazione. Si rimane chiusi in una bolla senza vedere le verità attorno. Non ammettiamo che c’è qualcosa di diverso. Quanto sta avvenendo negli ultimi tempi è volere tracciare strade senza che i figli ne intraprendano di nuova anche se profondamente diverse da quelle di noi genitori”.

Per Riccardo Iacona “il tabù del parlare del sesso lascia i giovani alla mercé del porno su internet di corpi vivisezionati attorno a noi nei messaggi pubblicitari”. Da qui al dibattito sull’introduzione all’educazione nelle scuole, cui il giornalista si dichiara favorevole: “Questo è il paese dove anziché dire bravo ai ragazzini che si portano il preservativo in gita – recente il caso di un dodicenne - li si rammenda e poi gli si impedisce di partecipare alla gita l’anno successivo”, ha dichiarato proseguendo a motivare le sue convinzioni.

E per la scrittrice quarantaquattrenne Michela Murgia “Come si è arrivati a un mondo dove si dice a un bibliotecario togli questo libro? In passato non è stato sempre così: si è rotto un patto di corresponsabilità educative tra famiglie e gli spazi deputati a qualificare la formazione. C’è il tabù del sesso e, sopra di esso ancora più grande, il tabù autoritario, di controllo educativo: non parli al bambino di ciò di cui non voglio che parli io. E’ il tabù del sesso e dei sentimenti a scuola, di una società che ha paura di cambiare”.

 

6 COMMENTS

  1. A qualcuno dei sostenitori dell’educazione sessuale a scuola è mai passato per la mente che una famiglia che intenda svolgere il proprio compito senza demandarlo a terzi (quanti perchè ci sarebbero da discutere!) avrebbe il desiderio di discutere con i propri figli della loro sessualità con e per tutto l’amore che nutrono per loro e senza coloro che debbano per contratto insegnare come tecnicamente funziona un atto sessuale e ammennicoli vari?

    (Elio Peri)

    • Il problemi di fare educazione sessuale a casa sono diversi; il primo è che in realtà non lo fa quasi nessuno, un po’ perchè con noi non è stato fatto, un po’ perchè si pensa sempre che sia troppo presto e che i propri figli siano troppo piccoli per capire….il secondo problema è che noi stessi siamo un po’ ignoranti, e anche chi non lo è non è detto che sappia trasmettere la propria conoscenza a un ragazzo. Bisogna essere capaci e qualificati per farsi ascoltare da un pubblico complicato come gli adolescenti, senza metterli in imbarazzo e senza trasmettergli dei tabù controproducenti. Quindi anche se lei fosse un maestro bravissimo per suo/a figlio/a, non gli può impedire di avere a che fare con i propri coetanei disinformati che purtroppo sono la maggioranza.
      Basta guardarsi intorno, questi ragazzi disinformati fanno sesso sempre più presto, addirittura 11-12 anni, senza precauzioni(infatti le malattie veneree nel nostro paese sono in aumento) e non hanno nessun rispetto del proprio/a partner(lo dicono chiaramente i casi di violenza e bullismo anche questi in aumento). Basterebbe questo per farci capire che così non può andare avanti. Ci sono paesi europei come per esempio Germania e Olanda in cui si fa educazione sessuale nelle scuole già da piccoli (educazione sessuale non significa certo insegnare a fare sesso), i risultati sono che i ragazzi tedeschi e olandesi fanno sesso (protetto) molto più tardi dei nostri (17-18 anni). Non diventano pervertiti ma diventano più seri e consapevoli (infatti non hanno il nostro problema della violenza contro le donne e delle malattie veneree). Dobbiamo solo riconoscere i nostri limiti e copiare da chi in Europa ha dimostrato di saper gestire la faccenda molto meglio di noi.

      (Cinzia)

      • Firma - Cinzia
      • Ci risiamo con i tecnicismi. Aborro all’idea che le famiglie deleghino terzi a questa mission tipicamente famigliare. Ci sono famiglie che vogliono delegare ad altri l’educazione sessuale dei loro figli? Lo facciano. Ma se ci sono famiglie che vogliono impegnarsi in prima persona nell’argomento hanno il diritto di farlo. Per questo la scuola non è il posto in cui farlo perchè la scuola è di tutti (o è solo per chi si conforma?). Si cerchino altre occasioni per fare ciò che lei sostiene. Per quanto riguarda, nel merito, le sua pesanti affermazioni, avendo girato molto all’estero, le posso assicurare che il sesso viene preso molto, molto alla leggera anche nel resto della mitica Europa.

        (Elio Peri)

        • Lei ha girato il mondo, ma si è guardato intorno in italia? I ragazzini alle medie sono portati a fare sesso perchè non vogliono rimanere gli ultimi vergini della classe…ottimo il lavoro fatto in famiglia vero? Le famiglie non sono in grado di assolvere questo compito per imbarazzo, incapacità o anche per bigottismo. Prendere il sesso alla leggera in età adulta è un diritto di tutti(vorrei poi capire cosa intende per “prenderlo alla leggera”), il problema è che i ragazzini italiani nella loro prima volta non hanno la più pallida idea di quello che fanno, si espongono a rischi senza nemmeno saperlo, all’estero invece no. Il principio è lo stesso dei vaccini, se vacciniamo il 50% della popolazione l’altro 50% continuerà ad ammalarsi e il pericolo rimarrà, bisogna puntare al 100% per risolverlo. Bisogna farlo nelle scuole da quando sono bambini, perchè se secondo lei sono troppo piccoli e aspetta che suo figlio abbia 15 anni è come non averlo fatto…magari ha già preso la sifilide 2 o 3 anni prima e l’ha già attaccata a decine di suoi coetanei. Moltissimi genitori pensano di cavarsela raccontando ai loro figli che il sesso è sbagliato quindi non bisogna farlo, secondo lei funziona? E’ patetico anche solo sperare che la paura o l’imposizione di un divieto funzionino, anzi la loro ottusità può danneggiare anche i figli degli altri. Prima di liquidare la questione come “tecnicismo” faccia almeno lo sforzo di informarsi un minimo, per esempio guardi la trasmissione di Iacona o legga questo: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/08/educazione-sessuale-in-olanda-si-inizia-a-4-anni-in-italia-non-ce-una-normativa/1008863.

          (Cinzia)

          • Firma - Cinzia
          • Dopo avermi dato del disinformato, del patetico, ecc. continuo a rivendicare il mio diritto di educare IO alla sessualità mio figlio e non farlo educare da lei o chi per lei. Se ci sono altri genitori che vogliono delegare a lei o a chi per lei questo compito lo facciano. Non l’ho negato loro. Ma IO ho questo dovere nei confronti di mio figlio? Bene, lo voglio svolgere. Ma non informandomi su “Il fatto quotidiano”, questo glielo assicuro. Non se ne può più di queste imposizioni da neo benpensanti! Siate un minimo rispettosi degli altri e non fateci sentire, solo perchè vogliamo bene ai nostri figli, la causa di tutte le sifilidi del mondo!

            (Elio Peri)