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Cronache dal Baltico 2/ Il primo maggio finlandese

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In Finlandia il 1° maggio si festeggia la fine dell'inverno e l'inizio della bella stagione. E' una festa che celebra i lavoratori e include anche la fine dell'anno scolastico. E' tradizione che per due giorni tutti i finlandesi indossino per strada un capellino bianco, simbolo della maturità liceale conseguita. E l'usanza vuole che il berretto, ricordo del diploma, non si lavi mai. Lo indossano tutti, giovani e anziani. Una distesa di copricapi invade ogni strada della capitale, gli studenti universitari indossano inoltre una tuta piena di adesivi, ogni facoltà ha un colore. Ognuno ha in mano un bicchiere, e cammina sorseggiando e brindando alla luce che torna dopo mesi di oscurità. Si mangiano frittelle, i bambini si travestono, per strada ad ogni angolo si vendono palloncini colorati. Oltre a vino e spumante, si beve Sima, una bevanda fatta di lievito e zucchero, solo per l'occasione.

Ad Helsinki i festeggiamenti iniziano il giorno prima nella via principale Esplanadi, che conduce alla piazza del mercato. Una folla composta attende le 18, ora in cui gli studenti si apprestano a lavare la statua di Amanda, raffigurante una donna nuda che guarda il mare. Una volta fatto indossare il tradizionale cappellino anche alla statua, la folla esplode in un grido "Vappu" e si sposta per le vie del centro bevendo fino a tarda notte. La festa prosegue il giorno successivo in cui è tradizione fare un pic nic all'aperto nei numerosi parchi della città. Il più frequentato è Kaivopuisto, dove si celebra una vera e propria fiera, ogni famiglia si porta tavolo, gazebo, anche divani e poltrone, e allestisce il proprio buffet. E' un'occasione per stare all'aperto e godersi l'aria e la luce che arriva a dare il cambio al lungo e feroce inverno.

Decidiamo di andare anche noi (Judit, una studentessa dottoranda come me, Irene, in visita ad Helsinki, e io) a fare il pic nic a Kaivopuisto, organizziamo un po' di panini e ci accodiamo al flusso di gente che si dirige al parco. Non siamo finlandesi, ma siamo curiose di osservare da vicino un momento così importante per questa città. Arrivati al grande parco di Kaivopuisto che sfocia nel mare, ci accoglie ancora una volta la folla del giorno prima con gli stessi berretti e bevande, in sottofondo musica e bande di musicisti.  Andare a una festa tradizionale di una cultura diversa provoca in noi un insieme di stupore e di estraniamento. Ci sentiamo un po' divertite e un po' in prestito. Approfittiamo del sole, ci godiamo la giornata ma allo stesso tempo curiosiamo nelle tovaglie stese a terra per vedere cosa mangiano i finlandesi per l'occasione. Mangiano di tutto, (anche insalata di pasta!) e impariamo che avrebbero festeggiato anche sotto la pioggia o la neve, a volte nevica anche a maggio qui.

Ci sorprende il fatto che nonostante le migliaia di persone non ci sia rumore, tutti chiacchierano anche in questa circostanza sottovoce, e benché ci sia allegria e le bottiglie di alcol consumate siano numerose, nessuno è molesto. Notiamo ancora più esterrefatte che circolano adulti e bambini con borse nere a raccogliere vuoti e rifiuti. C'è anche una sauna a forma di roulotte, con ragazzi in asciugamano che entrano e escono da questa cabina mobile, facendosi una doccia gelata improvvisata tra un turno e l'altro. Alcune bancarelle vendono dolcetti per i più piccoli, pesce fritto e l'ubiquitario salmone. Ma anche qui notiamo la misura: poche le bancarelle, niente sfarzo, niente esagerazioni. Una decina di stand per migliaia di persone. Ai bagni pubblici lunghe code ben allineate di persone che aspettano rispettose.

Torniamo a casa perplesse. Il confronto con i nostri paesi di provenienza (Italia, Spagna) è inevitabile. Non c'è polizia, nonostante la ressa. Non ci sono ambulanze. Nessuno sembra preoccupato di poter essere scippato, appena fuori dalle piazze e dai parchi le strade tornano a essere semi vuote, e così torneranno l'indomani.

Qui si può fare festa senza scadere nella volgarità dell'eccesso.

Ci portiamo con noi di questa giornata una consapevolezza: mai come quando sei lontano dalla tua cultura la riconosci così tanto.

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