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“Brexit” in salsa reggiana

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L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea rimbalza con molte incognite anche nella nostra provincia. I tempi e le modalità di uscita saranno definiti nei prossimi mesi dalle istituzioni, ma già si pongono quesiti significativi per le imprese esportatrici a proposito di quanto potrà accadere sul versante burocratico (le documentazioni, ad esempio, che accompagneranno i prodotti) e finanziario, ovvero in quel rapporto di cambio euro/sterlina che potrà influenzare i flussi e il loro valore. Troppo presto, ovviamente, per ipotizzare scenari, ma certo il livello d'attenzione è alto.

La Gran Bretagna - come evidenzia l'Ufficio studi della Camera di commercio - per le imprese reggiane vale 690 milioni, il 7,4% dell'intero valore degli scambi con l'estero (quasi 9,3 miliardi). Il Regno Unito è il quarto acquirente di merci “made in Reggio Emilia”.

Nel 2015, peraltro, le esportazioni di prodotti reggiani sono cresciute dell'11,3% oltre Manica, trainate innanzitutto da un settore tessile-abbigliamento che ha fatto segnare un +24%, raggiungendo i 239 milioni.

A seguire, per importanza, il comparto della metalmeccanica con 224 milioni, l'agroalimentare con 97 milioni e il settore elettrico-elettronico con 64 milioni di euro.