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“Stoici e silenziosi eroi”: coloro che ancora si intestardiscono ad abitare e voler vivere in Appennino. AGGIORNAMENTO

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sassAbbiamo base legale, come Novanta s.c.s., a Castelnovo ne' Monti. La redazione di questo giornale in rete è più composita e vede collaboratori e amici qua e là pei nostri monti. E ci occupiamo - nelle nostre possibilità - del territorio del nostro Appennino reggiano. Ma la geografia e l'economia e tanto altro ci aiutano ad allargare ad ampliare, quando capita (ma del tutto coerentemente), i ristretti confini amministrativi. Del resto, siamo in epoca di parchi nazionali, di mabbuneschi, di aree vaste... Che ci aiutano magari a ricordarci e ci spingono a conoscere meglio i vicini oltr'Enza, oltre Secchia e oltre crinale e le loro problematiche. Che constatiamo ovviamente come sostanzialmente uguali alle nostre. In questa logica è già successo (come solo pochi giorni addietro) - e verisimilmente risuccederà - che trovino posto articoli e contributi conseguenti. Oggi ospitiamo un intervento dell'associazione "Gli Scaminati" di Sassalbo ("...ma l'appello è stato firmato praticamente da tutto il paese", come ci precisano scrivendoci), a proposito delle difficoltà del vivere in montagna. Ma, ancor di più, della volontà tenace di continuare a farlo nonostante tutto. [L'appello è stato inviato a una bella lista di indirizzi: di politici (presidente della Regione Toscana, parlamentari e, scendendo per li rami, sindaci e amministratori), di uffici economici e di rappresentanze di categoria, a stampa e televisioni, Rai toscana compresa, delle zone interessate di Toscana e Liguria (ed anche, per il nostro versante emiliano, al sindaco di Ventasso e a noi)].

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(Sassalbo, MS) - Sono eroi stoici e silenziosi i sassalbini. Persone attaccate al loro territorio in maniera quasi viscerale. Resilienti, si direbbe con le parole di oggi. Montanari veri, diciamo noi, che con il progresso qualche piccolo problema lo abbiamo ancora.  Sopperiscono a tutto i sassalbini.  Sembra esista un tacito accordo per cui i servizi sopra un tot di metri di altitudine possano tranquillamente trasformarsi in un optional lasciato al buon cuore dei cittadini: dalla sanità agli asili nido, dai trasporti pubblici alle scuole, dall’assistenza anziani alla spalatura della neve, dall’integrazione degli  stranieri al sostegno alle fasce più deboli.

Fanno tutto "in house" questi  sassalbini. Insieme, perché così si è sempre fatto. Insieme, perché senza una comunità forte e solidale come si potrebbe vivere quassù in mezzo ai monti facendosi ogni giorno il mazzo per avere quello che in qualsiasi altrove più a valle è un diritto scontato?

Sassalbo, borgo dell’Appennino tosco-emiliano (nonchè sede legale del Parco nazionale, ndr), nell’alta Lunigiana, conta, ad oggi, circa 180 abitanti. Vi aspettereste un paesino fantasma con pochi superstiti ben oltre la terza età e mai vi sbagliereste di più. Perché a Sassalbo, oltre che una numerosa, non si può negare, popolazione over 60 ci sono anche parecchie famiglie, qualche giovanotto, alcuni ragazzi in età scolare e dulcis in fundo circa una decina di bambini dai 5 anni in giù. Infine, per il volere di qualche imprenditore valoroso, anche una macelleria, un bar, un paio di alimentari e un ristorante albergo di recente ristrutturazione.

Ma si tratta veramente di semplici imprenditori? No, qui si tratta di eroici lavoratori che ogni giorno alzano le loro serrande lottando contro una burocrazia asfissiante, contro una natura che per lunghi periodi è matrigna e ostile, contro la naturale tentazione di andare ad investire altrove; e lo fanno più  per amore del proprio paese che per profitto.

Perché aprire un’attività a Sassalbo non significa veramente fare impresa ma piuttosto fornire un infungibile servizio sociale. Il bar che accoglie tutto il giorno i vecchi, magari i più soli e fragili, è infatti solo un  punto di ristoro o anche un centro anziani? I due negozietti che ci garantiscono ogni giorno frutta, verdura e carne fresca e l’unico ristorante sono solo imprese commerciali  o  centri di aggregazione  e soggetti erogatori di servizi sociali?

Noi non abbiamo dubbi su quale sia la risposta giusta. E la politica ascolti i suoi cittadini e si fidi: la seconda è la risposta giusta.

Ora, nelle ultime settimane una delle poche imprese di Sassalbo ha subito sistematici, ripetuti e, agli occhi di tutti noi, gravemente vessatori controlli: Guardia di finanza, ispezioni Asl, ispettorato del lavoro. Fanno il loro lavoro. Nessuno sindaca su questo. Fanno il loro lavoro a Sassalbo come a Carrara. A Sassalbo come a Massa. A Sassalbo come a Fivizzano capoluogo. Ma la situazione di Carrara, di Massa e dello stesso Fivizzano è anche solo lontanamente paragonabile a quella di Sassalbo? Veramente pensate che chiudere un locale a Sassalbo abbia lo stesso impatto che avrebbe chiuderlo da qualsiasi altra parte?

Una di queste attività molto probabilmente si vedrà costretta a mollare.

Sicuramente qualcuno di questi  imprenditori-eroi ha commesso degli errori (e nella selva normativa in cui viviamo chi non ha mai sbagliato?), ma il prezzo che paga la comunità di Sassalbo è sproporzionatamente alto.

Ci piacerebbe vedere coloro che, avendone la competenza, hanno deciso che i doveri a Sassalbo dovessero essere rigidamente rispettati come in qualsiasi altro posto battersi perché anche i diritti siano qui altrettanto garantiti. Se la legge è uguale per tutti, che uguale sia davvero. Sempre e comunque.

Rimane la profonda amarezza di vedere una serranda che si chiude in un paese che muore. Un paese che muore da solo, abbandonato dalle istituzioni troppo impegnate a risolvere i problemi di cittadini considerati di serie A solo perché residenti in centri considerati più appetibili fucine di voti.

Muore Sassalbo, come muoiono ogni giorno i tanti, piccoli borghi che popolano il nostro Appennino. E insieme a Sassalbo muore un pezzo di storia e un pezzo di tradizione insostituibile della nostra bellissima e fragile montagna.

Auspichiamo che questo appello non cada nel vuoto. Che per una volta gli ultimi non rimangano sempre ultimi. Che questo grido di dolore non si trasformi in un canto del cigno, ma in un invito alla rinascita di un territorio di valore.

A tal proposito vi invitiamo: venite una giornata a Sassalbo, politici, giornalisti e realtà simili alla nostra. Venite tutti a toccare con mano le difficoltà e la bellezza che ci sono nella nostra piccola comunità. Camminate per un giorno intero sulle nostre strade, parlate con i pochi giovani e con i tanti vecchi che nonostante tutto resistono. Sediamoci tutti insieme intorno a un tavolo e proviamo a trovare una soluzione vera e condivisa o almeno un inizio di soluzione. Una soluzione che valga per Sassalbo sì, ma anche per tutte le altre comunità  di montagna che condividono con noi lo stesso  destino.

Accogliere il nostro invito sarebbe il primo segnale di un’attenzione che ci è stata troppo a lungo e ingiustamente negata. A voi la parola.

AGGIORNAMENTO: Le impressioni di una turista

Sassalbo

Salve a tutti, condivido con voi la mia esperienza personale di abitante in media collina abituata a frequentare la nostra montagna anche di là dai passi.

Sabato sera, per solidarietà nei confronti degli abitanti di Sassalbo, ho raggiunto questo sperduto paese con il mio compagno: arrivati poco dopo le 20,ammirando tutto il paesaggio che la strada offre fino al cerreto e oltre,abbiamo parcheggiato l’auto al posto del bus (tanto non sarebbe arrivato fino alunedì) e chiesto al ristorante di tenerci un tavolo … naturalmente per cenaredopo una visita al borgo, visto che tra fresco e crepuscolo si stava ancora bene fuori.

Seguendo le indicazioni della chiesa siamo saliti a piedi, costeggiandoun castagneto e diverse case (molte delle quali chiuse o disabitate), i giovani incontrati molto cordiali ci hanno infatti spiegato che gli abitanti saranno in totale poco più di 150 (se qualche decina di anni fa il paese contava anche 1.500 abitanti… le case abitate sono veramente 1 piccola percentuale…)

Il paese è scomodo da raggiungerenon solo dalla statale ma anche, e forse per fortuna, da qualsiasi punto: il piazzalino della chiesa diventa quindi un parcheggio per gli abitanti e anche per la giovane coppia che di sabato arriva da Massa con cane, “armi e bagagli” per il weekend o per riaprire la casa dei genitori, dei nonni ecc. che magari non abitano più qui.

Così tra le case si gira solo a piedi, ci salutano tutti, ci spiegano le varie versioni della leggenda sulla mancanza di comignoli, ci indicano che di là si va al fiume e di qua invece in “piazza”, che alcune case sono in vendita e che il negozio di alimentari è ancora aperto.

Quasi impossibile non godere dell’atmosfera intima della piazzetta: pochi metri di muro con seduta in pietra e case che si affacciano su quest’unica apertura in piano mentre tutto il resto del paese è in salita o discesa…

Comunque negozio ancora aperto: spesa solidale di prodotti tipici e chiacchiere in confidenza; siamo qui esattamente per fare sentire il nostro appoggio, per aiutare pur in modo infinitesimale questa economia…

E scopriamo che le signore del negozio, che ci raccontano l’episodio della guardia di finanza, sono rispettivamente mamma e zia della giovanissima Serena che ha aperto il ristorante, dove andremo a cenare.

Donne coraggiose: determinate a non andarsene, anzi a ritornare, a non mollare.

La cena è spettacolare, dagli antipasti caldi e freddi ai primi, abbiamo saltato i secondi solo per lasciare posto ai dolci: un’accoglienza e una qualità da non credere…

E la tavolata vicina di giovani, goliardici e coinvolgenti, con famigliole al seguito, che raggiungono questi posti per divertimento e passione per la natura (che qui è piuttosto ostile), fa pensare a quanto sarebbe bello vedere questo locale pieno di gente… tutti i giorni, tutti i fine settimana, tutto l’anno.

Qui gli abitanti ci hanno accolto col sorriso anche se sono incazzati neri… e hanno ragione di esserlo.

Ho promesso che avrei fatto una buona pubblicità, che avrei raccontato come siamo stati bene!

Ecco, è solo un piccolo gesto …

 

19/07/2016 Paola Bonini

Una  piccola finestra su un altro mondo20160716_205227

 

6 COMMENTS

  1. Da montanaro e da imprenditore mi unisco, con la mente e col cuore, a questo appello e spero che il buon senso torni davvero a prevalere sulle regole prima che sia troppo tardi. Non vogliamo essere un luogo privilegiato, ma nemmeno accettare che non si comprendano le condizioni in cui si lavora qui e quanto costi farlo. Far chiudere le piccole imprese locali è uccidere il tessuto sociale e la vita della montagna, che ormai è diventata un “ospizio” dove la gente torna per gli ultimi anni di vita e dove le uniche cose in ampliamento sono i cimiteri; non possiamo continuare così. Senza appartenenze e bandiere politiche serve un segnale forte da parte nostra e di chi ci rappresenta, diversamente non rimane che rassegnarsi ad una fine lenta ed inesorabile della civiltà montanara.

    (Antonio Manini)

    • Firma - AntonioManini
  2. Sono nato a Ligonchio e mi sento molto solidale con i residenti di Sassalbo. Concordo con loro che la situazione (davvero disgraziata) è identica per tutti i paesi (mi piace di più chiamarli borghi) dell’alto crinale. Sacrosanto che ci siano gli stessi doveri da rispettare anche in questi piccoli borghi disagiati, a cui però dovrebbero, appunto, corrispondere gli stessi diritti. Speravo che l’istituzione Parco nazionale potesse ridare linfa vitale ai nostri borghi, ma purtroppo il parco non è sufficiente. Con amarezza mi rendo conto che è complicato, peraltro non c’è davvero volontà a nessun livello di concedere “facilitazioni” a chi tenacemente vuole continuare a vivere in alto Appennino. Speriamo di rivedere tempi migliori. Un saluto.

    (Vittorio Bigoi)

    • Firma - VittorioBigoi
  3. “Rinascita di un territorio di valore” queste belle, poche, sostanziose parole mi hanno colpita profondamente. Sono montanara e non sono mai andata a Sassalbo, ma ne ho sentito parlare sin da bambina. La mia piccola, sciocca riflessione ora è questa: se tutti gli abitanti di Sassalbo sono solidali fra loro dovremmo allargare la rete ed ampliare al solidarietà a tutti noi abitanti della montagna. Perché solo noi possiamo capire. Da montanara che non è mai andata a Sassalbo mi impegno, entro la fine dell’estate, a coinvolgere qualche amica e andare a fare un giro a visitare quel paesino, a prendere un caffè o al ristorante. Se solo un decimo delle persone che “capiscono”, cioè i montanari, iniziassero a visitare di più i nostri paesini ed i borghi più sfortunati… chissà, forse sarebbe un modo come un altro per contribuire alla loro sopravvivenza.

    (MB)

    • Firma - MB