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La trappola della dipendenza e il “Craving” il 30 settembre al Teatro Bismantova. PREVENDITA BIGLIETTI

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14389727_10210820969866912_630278610_nPer uscire da un posto bisogna sapere in che luogo ci si trova. Chi è ingabbiato in una dipendenza non sa dov'è. E non sa uscire. Ha perso i riferimenti. Sente soltanto un bisogno atroce, il craving, l'astinenza.

Chi sprofonda nell'abisso del non saper stare senza vive un inferno di cui poco o nulla si dice. Molto si è detto delle dipendenze più note, alcol, droghe. Ancora poco si sa di altri gironi infernali come il gioco d'azzardo, le slot,l'acquisto compulsivo, la tecnologia, la pornografia, e altre di quelle che vengono riconosciute come new addictions (nuove dipendenze).

Lo spettacolo che andrà in scena a Castelnovo Monti il 30 settembre alle 20.30 al teatro Bismantova parlerà proprio di questo luogo oscuro che attanaglia le persone in una morsa che porta alla rovina degli affetti, della funzionalità quotidiana.

Mi occupo di dipendenza affettiva da anni e l'dea che mi sono fatta ascoltando ogni giorno le narrazioni delle persone è che la dipendenza sia la ricerca ossessiva di un legame perduto. La sete di sicurezza che si cerca di arginare aggrappandosi a qualcuno, a qualcosa. Ma che non può funzionare, perché quel legame sicuro lì, perso o mai avuto, si può ricostruire solo dal di dentro. Dando un nome alle cose e affidandosi a chi quell'oscurità conosce e di cui sa le insidie, le ricadute, i pensieri che inchiodano al non volerne uscire.

La dipendenza affettiva è la madre di ogni dipendenza, un ombrello da cui si diramano tutte le dipendenze che si declinano in comportamenti, consumi e attaccamenti morbosi. Le proposte sociali, le piazze dove è possibile condividere informazioni e riflessioni pubbliche sono un'opportunità a cui tutta la comunità può rispondere. Perché può toccarci tutti e se ne sappiamo i meccanismi possiamo sperare di sentirci meno soli, possiamo guardare all'uscita con fiducia.

Invito chiunque ad andare a teatro il 30 settembre. Per ascoltare dal vivo la voce di chi è passato attraverso e ora cerca di far luce.

Andiamo.

Per info Teatro Bismantova 0522 614078

Ameya Canovi

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Di seguito alcuni stralci del testo dello spettacolo, scritto insieme ad operatori, parenti e persone in recupero

Dal brano col dialogo tra due genitori di un ragazzo con problemi di droga

P “Quello” è nostro figlio…

A Noooo, cara, quello non è nostro figlio. Nostro figlio era quell’altro, quello gentile, simpatico, educato, che andava a scuola, quello che usciva con ragazzi per bene, quello che non si drogava e non rubava. Soprattutto quello di cui andare fiero e non vergognarsi, tanto da smettere di frequentare gli amici e I parenti.

P Ma quando mai è stato così? Ma tu dove sei stato in tutti questi anni? Che cavolo di film hai guardato? E comunque ora che facciamo? Sono tutti bravi ad essere genitori di figli perfetti. Rimane nostro figlio, nostro figlio ed ha bisogno di aiuto.
…....
P Ma lo sai che se cominci, se lasci che l’eroina si impadronisca della tua vita, se lasci che scandisca i tuoi orari, che organizzi le tue azioni intorno a lei poi non devi solo smettere di usarla, ma devi cambiare tutto, abituarti a soffrire, abituarti a gioire delle piccole cose e anche a vivere senza di lei. ....

Dialogo tra una sorella e il fratello dipendente

M Anna, pensa a come posso stare io. A come mi sento svuotato e solo, terribilmente solo. Penso di aver raschiato il fondo del barile. Con la roba ho sempre pensato di essere un duro, senza mi accorgo di essere il nulla. Aiutami, ma non voglio tornare indietro alla rassicurante vita da tossico.
…..
A E perchè dovrei credere in te? Tu che hai sempre pensato che alla fine ne saresti uscito. Tu che hai allontanato tutto e tutti perchè pensavi di essere più forte. Tu che torni solo quando ti fa comodo. la vuoi capire che sono stanca? Lo vuoi capire che mi porti con te all’inferno?

M Ma cosa pensi? Che io mi sia divertito? Che io questa vita me la sia scelta? Sì, ho iniziato perché pensavo di poter gestire la roba, perché mi dava un senso di quiete, di distanza da tutto e da tutti. Perché mi faceva sentire meno le pressioni del modo su di me, le aspettative degli altri, di mio padre forse.

Dialogo di una dipendente con la sostanza
..
Non so più se sei la mia dea o la mia strega... hai una doppia faccia... sembri fantastica sembra che tu mi dia tutto, che io sia tutto e poi mi trovo che non sono più niente… sei la mia amica preferita... mi fai stare così bene… sai sempre quello che mi serve... se sono a terra mi rianimi, se sono troppo nervoso mi calmi, se sono incazzato mi fai scordare tutto... chi non la vorrebbe un’amica così..

E allora...? E allora dopo arriva la parte brutta di te... diventi un’ossessione…e tu lo sai anche solo lontanamente come ci si sente quando si è ossessionati? È un incubo… non si è più padroni di niente , non si sa più chi si è e non si combina nulla

Dialogo tra moglie e marito giocatore di slots

….M io voglio solo parlare con te, non voglio litigare. Cosa succede? Lo so che giocare alle macchinette è legale ma ci sono persone che giocano e basta e altre che fanno diventare quel gioco la loro unica ragione di vita. Tu sei così? Dimmi di no ti prego

G Maria io sto bene quando sono con lo sguardo fisso allo schermo della slot e sento quel rumore che mi ipnotizza e mi porta lontano da tutti i miei pensieri. E poi c’è quel momento magico: VINCO, NON VINCO, VINCO, NON VINCO, VINCO e mi parte.

Tratto da "Craving, la voglia matta"