Home Cronaca Una riflessione dopo il “Mondiale del fungo”

Una riflessione dopo il “Mondiale del fungo”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Mondiale del fungo 2016

I numeri del "mondiale" (530 partecipanti, 47 squadre provenienze da 7 Paesi, 47 chili di funghi e 50 chili di rifiuti raccolti) raccontano solo in parte il successo, davvero straordinario, della manifestazione.

Non dicono delle emozioni e suggestioni, delle problematiche messe a fuoco, delle opportunità da esplorare.

Il “tutto esaurito” negli alberghi di Cerreto e non solo di questo weekend di brutto tempo, in ottobre, è certamente un bel risultato. Di per sé non fa una stagione. Ma il segnale di una capacità attrattiva del fungo e del bosco tali da poter trainare l’autunno come vera stagione turistica, c’è tutto.

Nella passione funghi c’è il divertimento e anche la soddisfazione della raccolta. Ma c’è anche un’affezione e un interesse crescente per la meraviglia della natura, per il bosco che, attraverso i funghi, esprime la sua generosità, la ricchezza del suo ciclo di vita e delle sue funzioni come ecosistema prezioso dell’Appennino. A Cerreto non c'erano solo gli iscritti al mondiale; c'erano, e numerosi, amici, famiglie, curiosi, gente "di contorno"con la macchina fotografica anziché con la gerla,in cerca di natura, emozioni, esercizio fisico, buona tavola. Turismo d'autunno...

Una volta si raccoglievano i funghi, da parte dei locali, per mangiarli. Poi con la raccolta funghi “di massa” le terre alte hanno beneficiato dei proventi dei tesserini. Ora c’è la possibilità di avere di più: di dare fiato a una vera “economia turistica” del fungo, del bosco e dell’autunno. E forse anche di una wild – economy legata ai tanti ricercati prodotti del sottobosco.

Nella Val Taro parmense questa possibilità è da tempo stata trasformata in realtà.

Attorno alla ospitalità, alla gastronomia e alla ricettività, ma anche al trattamento, al confezionamento, alla commercializzazione di funghi sono nate là piccole imprese e posti di lavoro stabili. L’indotto per il territorio in cui i funghi nascono è qualcosa di più e di più importante rispetto al semplice divertimento/passatempo per una stagione.

È possibile replicare in tutto il crinale o almeno trarre ispirazione da questa esperienza? È possibile trattenere sul territorio almeno una parte della filiera di valorizzazione di funghi tartufi e mirtilli?

Oltre al successo sul campo del Mondiale e a quello mediatico, c’è stato anche, il sabato mattina, un confronto di esperienze sulla gestione. Da esso è emerso che i problemi e le opportunità di oggi vanno molto oltre il regolamento per la raccolta e i proventi dei tesserini.

Ripartiamo dunque da qui: dopo la soddisfazione per il successo, spetta al Parco mettere ancor di più a fuoco i valori naturali e ambientali del fungo, del bosco e del territorio. Spetta a tutti i soggetti responsabili esplorare la possibilità di nuove forme di gestione e iniziative pubbliche, private o delle comunità locali, che potrebbero far bene all’economia dei territori dell'alto Appennino.

(Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale Appennino tosco-emiliano)