Home Economia “La montagna del latte”: tradizioni agroalimentari e innovazione sociale nelle aree interne...

“La montagna del latte”: tradizioni agroalimentari e innovazione sociale nelle aree interne dell’Appennino reggiano

15
0

convegno-latteLa montagna del latte. Tradizioni agroalimentari e innovazione sociale nelle aree interne dell’Appennino reggiano.

Sono titolo e sottotitolo dell’atteso convegno sulla scelta dell’Appennino reggiano come area-pilota. La sera di venerdì 7 u.s. nella sala del consiglio comunale di Castelnovo ne' Monti arrivano sindaci, consiglieri, presidenti dell’Ente Parco dell’Appennino tosco-emiliano e del Gal dell’Antico Frignano e dell’Appennino reggiano, dirigenti, alcuni giovani e produttori agricoli.

Giampiero Lupatelli di Caire-Consorzio ricorda il lavoro fatto a livello nazionale, regionale, locale per arrivare a questo traguardo. Enrico Bini sottolinea la sfida dell’Area-pilota Appennino emiliano e l’esigenza di usare in modo ottimale i 3,7 milioni di euro stanziati dalla Regione e altrettanti dai ministeri per mobilità, scuola, sanità. Ci sono in aggiunta le priorità di accesso ai finanziamenti previsti dal Psr-Programma regionale di sviluppo rurale e altri fondi. Occorre cambiare metodo di lavoro per utilizzare la Riserva MaB, far funzionare l’Area-pilota con i comuni dell’Appennino reggiano e alcuni comuni delle province limitrofe e pensare alla creazione di un’area vasta per il loro territorio. Strumenti che servono a semplificare lo spostamento a Castelnovo di studenti e di utenti dell’ospedale, sviluppare il turismo, attirare nuovi abitanti in montagna, risparmiare nel funzionamento dei comuni, far lavorare in rete le latterie, aiutare i giovani a insediarsi in attività produttive.

Laura Ielli e Giuseppe Castellani portano la voce del gruppo "Futuro verde" e ricordano il loro impegno nell’azienda agricola, nell’allevamento, in sala di mungitura, nella lotta alle mastiti.

Leana Pignedoli apre i temi del Parmigiano Reggiano, settore produttivo al centro del territorio, ma anche ambiente, paesaggio, cibo naturale, prodotto biologico (aumenta in Emilia-Romagna). Sono aspetti su cui la società civile vuole decidere, non solo competenza dei produttori agricoli. Le loro aziende sono piccole, si devono mettere in rete e attirare i giovani con un “progetto pilota” per collegare i caseifici attorno alla qualità da offrire a un mondo di consumatori spaventati da rischi per la salute e decadimento del contenuto nei cibi. Propone un’alleanza tra latterie e compratori di Parmigiano Reggiano come Granarolo, Parmareggio e altri per arrivare ad agguantare una parte del maggior valore del formaggio allo scaffale, per esportare. La senatrice infine sottolinea il nesso tra agricoltura e turismo, il valore sociale dell’agricoltura e lo sviluppo di produzioni di nicchia.

Valtiero Mazzotti dirige l’assessorato regionale all'agricoltura ed elenca tanti dati e immagini sull’elevato numero di misure del Psr gestite con bandi che si susseguono. La Regione in 15 mesi ha erogato 350 milioni di euro, metà dei fondi del piano 2014-2020, oltre che stanziare 50 milioni per la banda larga di cui 10 per la società Lepida operante in questa zona. Ricorda che nell’area leader opera il Gal che ha definito la “Strategia sviluppo imprese” e il Progetto Faro con obiettivi simili a quelli enunciati per “La montagna del latte”. Avverte che le priorità stabilite a Roma consentono di accedere a incentivi se sono sincronizzate all’intervento del Psr che scorre rapidamente e sulla filiera del latte è previsto un bando a inizio 2017 con graduatorie alla fine.

Enrico Borghi, deputato piemontese alla presidenza dell’Uncem-Unione nazionale comuni ed enti montani, conclude ricordando anni di lavoro dedicati alla Snai-Strategia nazionale per le aree interne assieme a Fabrizio Barca, allora ministro, col supporto dell’amico Ugo, il compianto arch. Baldini presidente della Caire-Urbanistica che da tempo teneva aggiornato l’atlante nazionale del territorio rurale. Cosa ci aspettiamo da questa esperienza? Snai è un tentativo politico per il nuovo posizionamento delle aree interne in quanto questi territori stanno diventando centrali, non più marginali. Infatti, cambiano rapidamente e contemporaneamente la globalizzazione, il clima, l’emigrazione, gli stili di vita e il cambiamento attraversa i territori.

Tutto ciò è stato affermato da Expo-Nutrire il pianeta, dal Papa all’Onu, dagli stati nelle scelte fatte alla conferenza di Parigi sul clima (Cop 21) che sarà seguita da quella di Marrakech (Cop 22). Dunque, per la realtà delle aree interne, caratterizzate da poche persone e poche imprese, costruiamo una prospettiva con una programmazione 2015-2020 per innescare lo sviluppo (reddito/occupazione/crescita). L’Italia a fatica ha ottenuto dall’Ue l’approvazione della  Strategia nazionale aree interne e questa innovazione non è un’operazione di aumento di spesa, ma rivolta a:

1) sollecitare la classe dirigente a compiere un salto di mentalità;

2) cambiare per promuovere le attività agricole;

3) sfruttare la partecipazione che rende più dinamiche le aree interne, mentre le città diventano più rigide;

4) riorganizzare i servizi e gestire il rapporto col mercato creando reti tra città e aree interne.

Il disegno nazionale è far scattare l’economia verde, cambiare la legge per trasformare l’Ente Parco da elemento di freno a strumento di slancio, riformare i piccoli comuni, rifasare le comunità rurali mettendo in risalto le peculiarità, sostenendo scuola, sanità, trasporti, agricoltura, remunerando i servizi ecologici resi al Paese da questi territori.

L’agenda prevede:

a) la costituzione dell’Associazione nazionale aree interne;

b) la proclamazione del 2017 anno dei borghi per rafforzare cultura, percorsi, accoglienza…;

c) la riconversione antisismica degli edifici salvando le bellezze architettoniche (con Vasco Errani si impostano azioni post-terremoto).

E’ un’operazione politica importante per le zone interne e per l’Italia e l’ultimo elemento chiave è la valorizzazione del “patrimonio comunità” nella sua identità e orizzontalità.

(Enrico Bussi, associazione Rurali reggiani)

* * *

Correlati:

“La montagna del latte”: intervista con Enrico Borghi e Giampiero Tuparelli (16 ottobre 2016)