Home Cronaca L’appello: “Non chiudete la nostra scuola”, e la pro-loco mobilita il paese

L’appello: “Non chiudete la nostra scuola”, e la pro-loco mobilita il paese

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Riceviamo e pubblichiamo.

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scuola-primaria-di-minozzoSe non si era mai sentito che una piccola scuola dovesse chiudere senza che l’ordinanza arrivasse dagli enti competenti, e se non era mai accaduto che un comune non lottasse per i maggiori valori che qualificano il suo territorio: benvenuti a Minozzo. Già, perché dopo l’incontro con la dirigente scolastica Giuseppina Gentili, che ha esordito dicendo: “Non è mai volontà di un dirigente scolastico chiudere una scuola, ma se l’ordinanza arriva dal Comune, oppure se il Comune ha necessità particolari, devo trovare una soluzione”, i genitori di Minozzo si mobilitano e vanno direttamente dagli amministratori.

Generazioni attuali e future invadono la sala comunale sabato mattina: assieme ai rappresentanti delle varie associazioni minozzesi chiedono rassicurazioni sulla loro scuola. Si parte da Asta, che è a rischio a causa dei numeri, per arrivare a Minozzo. Screma screma, si vuole chiudere. Sottolineiamo quel “vuole”, perché di volontà si parla.

Svisceriamo il problema:

1) non è una questione di numeri, in quanto i numeri per ora ci sono;

2) non è una questione di costi, perché i costi della scuola non influiscono quasi per niente sul bilancio comunale;

3) non è una questione legata ai trasporti, in quanto con la rimozione dei bacini d’utenza e i vari appalti anche questo non crea problemi;

4) non c’è nell’aria di utilizzare la struttura per altre cose, tipo un museo o altro;

5) non è un problema di didattica, in quanto la didattica non compete all’amministrazione, ma puntualizziamo bene che nella scuola di Minozzo le cose funzionano perfettamente;

6) non è un problema di edificio, in quanto solo pochi anni fa sono stati spesi fondi ingenti per metterlo in sicurezza.

Allora il problema dov’è? Il problema sta nel fatto che il Comune vuole garantire le monoclassi nel capoluogo. A questo proposito si potrebbero aprire milioni di variabili. È vero che le monoclassi rendono più delle pluriclassi? Vogliamo che bambini di 6/10 anni si iscrivano direttamente alla facoltà di Ingegneria o che magari abbiano il diritto di crescere nel loro territorio e imparino ad apprezzarlo?

Citiamo una parte del comunicato di un gruppo di paese apparso su Facebook ieri: “Minozzo è la nostra realtà. È una piccola scuola, quasi famigliare, dove quando entri ti senti accolto, accettato e benvoluto. È la scuola dove si fanno osservazioni sull’autunno nel campo di Minozzo, è la scuola che rivendica con orgoglio le stesse tradizioni di Minozzo. È la scuola dove i bimbi escono a fare ginnastica al campetto parrocchiale e sono le campane della Pieve quelle che echeggiano fiere e solenni nelle sue aule. Forse non sarà la scuola perfetta, ma è nostra, l’hanno costruita con ardore e passione le insegnanti, prime fra tutti Maria Curti e Anna Maria Fioroni che, sebbene in epoche diverse, ci hanno spiegato bene cosa significano valori e tradizioni, cosa significa appartenere a una terra e versare sangue, e lacrime, e sudore come inciso sulla lapide del caporale Caselli a cui è intitolata".

La scuola è vita, cultura, tradizione. Dal passato s’impara a vivere il presente ed è nel passato che ritroviamo e riscopriamo le nostre radici. Senza radici, la pianta è morta.

Per affrontare il problema è stato indetto dalla pro loco un incontro con la popolazione, stasera (venerdì 11 novembre), nel salone parrocchiale, alle 20,30.

(Un gruppo di genitori di Minozzo)

1 COMMENT

  1. E se invece, siccome non crediamo che gli asini possano volare, constatata l’accelerazione improvvisa non è che per caso all’amministrazione serva, il prima possibile, un edificio dove spostare l’attuale museo del Motti?

    (Cm)

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