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La montagna pesa poco… nel consiglio provinciale

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Antonio Manari
Antonio Manari

C'è un dato che fa riflettere. Solo il sindaco di Ventasso, Antonio Manari, sarà chiamato a rappresentare la montagna nel prossimo consiglio provinciale. E' quanto emerge spulciando tra tre liste l'elenco dei candidati al rinnovo dello strumento istituzionale dell'ente che, di fatto, è ancora operativo. Si tratta di una seconda elezione che arriva dopo la prima quando le  Province  furono trasformate in enti di secondo grado dalla Legge 56/2014. Alle elezioni di ottobre 2014 Giammaria Manghi fu eletto come presidente e il primo cittadino castelnovese, Enrico Bini, consigliere con delega al lavoro e alla legalità. Risultava, tra le file del Pd, il più votato.

Non sappiamo ad ora cosa ha portato da un lato all'esclusione (o autoesclusione) di Bini, dall'altro alla scelta di inserire un solo sindaco Pd tra i consiglieri comunali. Appare  evidente la scollatura tra un consiglio provinciale futuro che, tra i sindaci eletti, non avrà probabilmente uno (o nessuno) in rappresentanza del 40% del territorio (certo, molto meno in termini di popolazione).

Di fatto il voto è riservato solo a sindaci e consiglieri comunali di tutta la provincia che sono chiamati a rinnovare il solo Consiglio provinciale (la stessa legge prevede infatti per il presidente un mandato di 4 anni, contro i 2 anni del Consiglio).

Le elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale di Reggio Emilia si terranno il 17 dicembre. Il seggio sarà aperto dalle 8 alle 20: subito dopo avverranno spoglio dei voti e proclamazione degli eletti.

Sono state tutte ammesse le tre liste presentate per il primo rinnovo del "nuovo" Consiglio provinciale di Reggio Emilia. Alle elezioni che si terranno sabato 17 dicembre dalle 8 alle 20 a Palazzo Allende, i 41 sindaci e i circa 550 consiglieri comunali che in base alla Legge 56/2014 che ha riformato le Province compongono il corpo elettorale, potranno dunque scegliere tra Provincia più democratica-Liste civiche reggiane, Terre reggiane e Partito democratico.

I candidati delle tre liste

Dodici i consiglieri provinciali da eleggere anche in questa tornata, ma solo il Pd ha presentato il numero massimo di candidati. Questi i candidati delle tre liste.

Provincia più democratica: Arduini Marco, Bertarelli Andrea, Castiglioni Barbara, Iotti Alberto, Lusetti Fabio, Pavarini Roberto e Zanoni Nicolas.

Terre reggiane: Delsante Paolo, Fantinati Cristina, Galli Daniele, Nicolini Gianluca, Pagliani Giuseppe e Pellini Emanuela.

Partito democratico: Aguzzoli Claudia Dana, Bigi Mauro, Bonura Martina, Casali Paola, Cigni Monica, Guidetti Simona, Malavasi Ilenia, Mammi Alessio, Manari Antonio, Morelli Mariachiara, Moretti Marcello e Saccardi Pierluigi.

L’elezione del Consiglio provinciale avviene con voto ponderato, ossia l’elettore (sindaco o consigliere comunale) che appartiene ad un Comune con un minor numero di abitanti esprime un voto con un valore inferiore rispetto all’elettore (sindaco o consigliere comunale) di un Comune con un numero maggiore di abitanti.

Alle elezioni 2014 si erano presentate due sole liste: Partito democratico e Terre reggiane. Il Pd ottenne 389 voti pari a 59.731 voti ponderati conquistando 10 consiglieri; Terre reggiane 92 voti pari a 15.470 voti ponderati (2 consiglieri). Le schede bianche e nulle furono 15, l’affluenza alle urne dell’80,9%.

Se, sulla base della popolazione della provincia di Reggio Emilia, il nuovo Consiglio provinciale sarà ancora composto da 12 consiglieri, rispetto al 2014 è invece diminuito il numero degli elettori in seguito alla fusione che ha portato alla nascita del Comune di Ventasso ed al commissariamento del Comune di Brescello. Alla tornata elettorale del 17 dicembre avranno pertanto diritto di voto 41 sindaci e circa 550 consiglieri comunali, 4 sindaci e circa 20 consiglieri in meno rispetto a due anni fa.

Le "nuove" Province

Con la Legge 56/2014 le Province sono divenute enti di secondo grado ed hanno subito una profonda trasformazione che ha riguardato anche gli organi amministrativi, non più eletti direttamente dai cittadini, ma espressione dei Comuni del territorio (hanno infatti diritto di voto tutti i sindaci e i consiglieri comunali).

Dal 2014 i nuovi organi sono il Presidente, il Consiglio provinciale e l’Assemblea dei sindaci.

Il presidente, sindaco di uno dei 42 Comuni reggiani, viene eletto ogni 4 anni e ha la rappresentanza legale dell’ente; convoca e presiede il Consiglio provinciale e l’Assemblea dei sindaci; sovrintende al funzionamento dei servizi provinciali e svolge tutte le funzioni attribuite dal nuovo Statuto.

Il Consiglio provinciale, composto da 12 amministratori locali (sindaci o consiglieri comunali) eletti ogni 2 anni, si occupa di approvare regolamenti, piani e programmi; proporre all’Assemblea ed approvare, in via definitiva e previo parere favorevole, il bilancio dell’ente; esercitare le funzioni attribuite dal nuovo Statuto.

L’Assemblea dei sindaci, composta da tutti gli attuali 42 sindaci reggiani, esercita infine compiti propositivi, consultivi e di controllo.

Presidente, consiglieri provinciali e sindaci che compongono l’Assemblea, non percepiscono alcun compenso (gettone di presenza o indennità) per l’attività svolta in Provincia.

 

9 COMMENTS

  1. Leggo la cosa con molta, moltissima preoccupazione. In parte per il collegamento con la riforma del Senato che lo vuole non più elettivo per i cittadini, esattamente come per le Provincie. Ma di più ancora per la assoluta sottostima che la politica fa sulla desertificazione umana della zona montana. I dati Istat ci ricordano che solo il 23% del territorio italiano è pianeggiante mentre il 35% è addirittura montagnoso. Nel 32% dei comuni italiani si concentra il 78% della popolazione. Densità abitative doppie rispetto alla Francia. Concentrazione di PM 10 e 2,5 altissime in pianura, scuole e reparti di ostetricia che chiudono in montagna. Quello che dovrebbe fare la politica è pensare a queste cose, chi altrimenti?

    (Gianni)

    • Firma - Gianni
  2. Se vince il “sì” al referendum il problema è risolto perchè l’ente Provincia sparisce definitivamente dalla Costituzione e si andranno a costituire diverse macro aree tipo quelle che si stanno realizzando in ambito sanitario: le cosiddette aree vaste.

    (Pietro)

  3. Per Partigiana Jane e Gianni riporto il testo della proposta di modifica della Costituzione in merito a chi elegge i senatori. Art 57 comma V: …obbligo di eleggere i senatori … in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi…

    (Elio Peri)

    • Firma - Elio Peri
  4. Per Elio Peri: io quel che lei mi ha riportato non l’ho capito, lei sì? Tenga presente che un punto cardine della riforma è che il Senato non sarà più chiamato a esprimere la fiducia al Governo e questo lo potrà fare solo se non è sottoposto ad elezione diretta da parte dei cittadini.

    (Gianni)

    • Firma - Gianni
    • Ho capito che sarà obbligatorio prevedere la possibilità che i cittadini indichino chi mandare al Senato durante la elezioni amministrative. Per quanto riguarda la fiducia al governo sia un’assemblea elettiva (quindi eletta dai cittadini), sia un’assemblea non elettiva (quindi non eletta dai cittadini) non è obbligatorio che possano votare la fiducia al governo se non ne ha le competenze (come previsto dalla riforma e come avviene in quasi tutta l’Europa). L’impossibilità di votare la fiducia nulla ha a che fare con il tipo di elezione dei senatori.

      (Elio Peri)

      • Firma - Elio Peri
  5. Se vince il “no” finiremo di sprofondare nelle sabbie mobili, non e una garanzia che se vince il “sì” le cose migliorino, ma potrebbe essere una possibilità per uscire da questo stallo, io voterò “sì” convintamente!

    (Anonimo)

    • Firma - anonimo
  6. L’editoriale della redazione di Redacon descrive con molta precisione il tema e modalità di elezione del Consiglio provinciale, ma dà una interpretazione carente della situazione in cui si trova la montagna reggiana nel confronto fra i territori provinciali in questa circostanza. Ogni territorio nella nostra provincia ha oggi una popolazione che vive problemi e vuole avere voce in Consiglio; se ogni campanile votasse il proprio rappresentane, il voto ponderato porterebbe in Consiglio la voce delle zone più popolose con rischio per la montagna di restare fuori dai 12 eletti. Un accordo interno al Pd nella tornata di due anni fa, ispirato alla rappresentatività ed alla sussidiarietà, ci ha portato ad avere voce in Consiglio. Il sindaco Bini ha chiesto un avvicendamento per potersi impegnare con massima energia a seguire il percorso aree interne; inutile paventare esclusioni. Avere due candidati in lista creerebbe la possibilità di divisione dei pochi voti della montagna e di supporto, con rischio di non avere una voce in Consiglio. La prospettiva aperta nel Pd è che anche consiglieri di altri territori votino il candidato della montagna per avere un equilibrio di presenze e rappresentatività nel Consiglio. Il sindaco di Ventasso Antonio Manari potrà portare in Consiglio, se eletto, oltre che la voce della montagna anche la sua esperienza sul tema sanità, preziosa in una fase delicata di fusione delle due aziende sanitarie e riorganizzazione della rete sanitaria provinciale. Quindi l’inserimento nella lista Pd di un candidato della montagna è una scelta meditata non subita. Concludo con una considerazione ruvida, alla montagna nessuno riconoscerà in futuro rendite di posizione. La montagna dovrà camminare sulle sue gambe, con una propria identità ed impegno progettuale delle sue componenti sociali ed economiche. La montagna dovrà saper interpretare questa nuova fase storica, con capacità di progettare il suo futuro, di cogliere le opportunità offerte dal progetto aree interne e dai piani di finanziamento europei, di dimostrare che non punta all’assistenzialismo, ma a farsi riconoscere un ruolo propositivo e di risorsa, offerta a tutta la collettività provinciale e regionale.

    (Guido Tirelli, coordinamento zona montana del Partito Democratico)

    • Firma - Guido Tirelli Coordinamento Zona Montana del Partito Democratico