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Ospedale S. Anna / “Perdere la possibilità di nascere è un danno anche per l’indotto”

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Vittorio Ruffini

Come ormai noto, domani, mercoledì 26 luglio, alle 20,30, presso il campo sportivo "V. Mazzola" a Castelnovo ne’ Monti si incontreranno i partecipanti alla fiaccolata di sensibilizzazione per il futuro dell’Ospedale castelnovese “Sant’Anna”. Lo scopo della manifestazione è quello di circondare l’ospedale con i partecipanti per realizzare un abbraccio ideale a difesa della sua interezza.

«Invitiamo i commercianti di tutta la zona montana – dichiara Vittorio Ruffini, presidente di Confesercenti zona di Castelnovo ne' Monti – a partecipare assieme agli altri cittadini numerosi alla fiaccolata organizzata dal gruppo 'Comitato cicogne' e 'Insieme per il Sant’Anna'. Si tratta di un gesto simbolico per ribadire il nostro pieno sostegno all’ospedale e a tutto quello che rappresenta per il territorio. Chiudere il punto nascite a Castelnovo ha un impatto molto più forte che non la chiusura di quello a Scandiano. E non parliamo solo dell’impatto sulla salute delle persone, pur fondamentale, ma anche per l’indotto che in una realtà come la nostra, porta l’ospedale».

Punto di ritrovo per la fiaccolata il parcheggio antistante il campo sportivo parrocchiale, da lì la processione circonderà in un simbolico abbraccio il nosocomio castelnovese.

 

3 COMMENTS

  1. Perdere la possibilità di nascere a Castelnovo (purtroppo tutti temiamo che non finirà lì) non è solo un disagio gravissimo per l’intera montagna (tra l’altro compresa in zona altamente sismica!) ma può diventare estremamente preoccupante anche per le mamme di pianura se il Santa Maria Nuova mantiene (come sembra almeno al momento) la stessa capacità recettiva, lo stesso numero di personale medico e paramedico e dà l’impressione di essere imbottigliato a causa dell’aumento improvviso di donne provenienti dagli ospedali che a turno chiudono. Senza nulla togliere alla professionalità di medici, infermiere, ostetriche che vi lavorano e che ovviamente fanno del loro meglio, non si può pretendere da loro la moltiplicazione del tempo, degli spazi e delle persone addette alla cura della mamma e del bambino. Una sensazione condivisa da diverse mamme, indipendentemente dalla loro provenienza, è quella di fretta per farle partorire (senz’altro in sicurezza), per mandarle a casa, per liberare i letti necessari ai nuovi arrivi. Forse sono solo sensazioni? Può darsi, ma lo si potrebbe verificare. In ogni caso un grazie ancora più sentito a chi lavora con impegno e dedizione senza risparmiarsi, soprattutto se eventualmente in condizioni anomale. Ma mi chiedo: se questa invece fosse la reale situazione di disagio che si trova a fronteggiare il S. Maria Nuova già quando viene chiuso solo il punto nascita di un ospedale a turno, cosa succederà quando li chiuderanno tutti e tre, cioè Castelnovo, Montecchio, Scandiano? E se per caso dopo un parto insorgessero delle complicazioni per cui il piccolo avesse bisogno di essere ricoverato ed i genitori – soprattutto la mamma che deve anche allattarlo togliendosi il latte più volte al giorno e portandoglielo in ospedale – obbligati a far capo a Reggio, abitassero eventualmente a Villa Minozzo, Cerreto, Ligonchio, Collagna, Ospitaletto, Monte Orsaro e simili,che cosa suggeriscono le grandi menti, dato che già per arrivare da questi posti a Castelnuovo in certi periodi e con le strade esistenti ce ne vuole? Figurarsi poi Reggio! Consigliano forse di desertificare la montagna? Oppure offrono elicotteri e i soggiorni gratuiti in albergo? O meglio, visto che i montanari sono abituati alla vita dura, si potrebbe farli viaggiare su ali d’aquila. Rapido, ecologico, ma soprattutto risparmioso! Tanto chi se ne frega? Ma perchè non tornare ai sistemi di una volta quando a Civago una donna che non riusciva a partorire perchè si erano bloccate le contrazioni, in pieno inverno, ben coperta, venne legata su una scala e trasportata dagli uomini più robusti verso il primo ospedale in Toscana. Ovviamente morì lungo la strada. Avveniva negli anni Trenta, ma si sa, la vita è fatta di corsi e di ricorsi, quindi… perchè no? Comunque queste sono storie di montagna,storie di povera gente che alle mogli, alle parenti, alle amiche delle grandi menti non capiteranno mai. L’importante, per il bene comune, è prendere delle decisioni gravissime a tavolino, magari imponendole con quella graziosa dose di supponenza ed ironia, prerogative peculiari delle grandi menti. Quelli che partoriscono certe idee sono gli unici per cui si dovrebbero chiudere i punti nascita affinchè non ne partoriscano altre.

    (Mgc.)

    • Firma - mgc.
  2. Grazie all’impegno dei comitati “Salviamo le cicogne”, “Insieme per il Sant’Anna”, sindacati, associazioni di categoria, partiti ed altri, forse una volta tanto i cittadini (e il buon senso) avranno vinto e il reparto Maternità del S. Anna non chiuderà. Ancora un piccolo sforzo da parte di tutta la popolazione, commercianti compresi, per ritrovarci in tanti mercoledì sera presso il campo sportivo alla pacifica manifestazione intorno all’ospedale. La Confcommercio sarà presente per sostenere con forza le ragioni di questo incontro e per essere vicina alla sua vicepresidente di delegazione, Nadia Vassallo, che tanta parte ha avuto nella nascita del comitato “Salviamo le cicogne” e per il lavoro svolto all’interno del comitato stesso.

    (Gino Virgilli, presidente Confcommercio zona montana)

    • Firma - Gino Virgilli, Presidente Confcommercio Zona