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Nepal andata e ritorno, giorno 2. Di Fabrizio Silvetti

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Nepal andata e ritorno. Di Fabrizio Silvetti

Giorno 2
Sono uscito di buonora questa mattina, il buio se ne stava andando.

In fondo alla via un gruppo di bambini che visibilmente aveva passato la notte dormendo dentro a cartoni fatti a letto sul marciapiede, insieme ad alcuni cani.

Tre di loro stavano giocando a carte, come in Nepal si usa fare. Fermo davanti ad un cafe' uno di loro mi avvicina, timoroso ma deciso.

Gli occhi neri, grandi, meravigliosi, qui usa.

Il cappuccio della felpa ormai logora era cosparso da peli di cane, a testimoniare la ricerca di una tenerezza negata, durante la notte.
Con un gesto mi fa capire di avere fame chiedendomi di offrirgliene. Gli dico che ancora i bar sono tutti chiusi, mi prende per mano e mi porta dietro l'angolo di strada davanti ad un carretto dove una signora nepalese stava cuocendo cibo nepalese, ad uso consigliato solo nepalese.

Chiede un bicchiere di the tipico, si gira, mi chiede anche di poter prendere un uovo.

Il mio cuore è stretto, gli comprerei qualunque cosa. Mi sorride. Gli accarezzo la testa e gli auguro una buona giornata, almeno questa, almeno un po' di questa.

I bambini non dovrebbero dormire per strada. I bambini hanno necessità di affetto.

Da questa mattina non faccio altro che pensare a tutti i bambini. Per ogni bambino dovremmo essere padre e madre.

Have a good day

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