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Approvato a Roma il progetto dell’Appennino reggiano per le “Aree interne”

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Con una lettera arrivata al presidente dell'Unione montana dell'Appennino reggiano e sindaco di Castelnovo ne' Monti Enrico Bini è arrivata la notizia della approvazione a Roma della strategia "Aree interne" dell'Appennino emiliano, prima area pilota della Regione Emilia-Romagna. La “montagna del latte”, questo il titolo del progetto presentato dal territorio, ha quindi superato questo importante passaggio, e la lettera a firma del coordinatore del comitato nazionale per le "Aree interne", Sabrina Lucatelli, certifica che la strategia proposta ha superato il vaglio di un intenso processo istruttorio che ha coinvolto i tecnici dei diversi ministeri interessati e della Regione Emilia-Romagna, è "coerente con le linee guida della strategia nazionale" e si può quindi procedere alla firma dell'accordo di programma quadro, con cui i 30 milioni di investimenti previsti dalla strategia diventeranno impegni vincolanti per i ministeri, la Regione e la stessa Unione dei comuni che della strategia sarà il soggetto attuatore.

“Con il nuovo anno quindi – afferma Enrico Bini – l'Unione sarà chiamata a realizzare direttamente o a coordinare la realizzazione di un programma importante, il più importante forse che la nostra montagna abbia mai conosciuto per rafforzare e internazionalizzare la filiera del Parmigiano Reggiano di montagna, promuovere il turismo sostenibile nei territori del crinale e lungo gli itinerari della fruizione culturale, operare il più massiccio investimento immateriale sul capitale umano sin qui realizzato in Appennino, rafforzare e innovare la presenza sul territorio delle cure primarie, sostenere e diffondere l'infrastruttura sociale delle cooperative di comunità, nate a Cerreto Alpi e Succiso, e guardate ora come eccellenza da tutta la rete nazionale delle 'Aree interne'. Inoltre realizzare già nel 2018, prima priorità della Regione, la rete della banda ultralarga che ci terrà al passo con il mondo”.

Aggiunge Giampiero Lupatelli del Caire, che fin dall'inizio ha seguito il progetto realizzato dall'Appennino emiliano: “E' un programma intenso, da realizzare nei prossimi tre anni e da monitorare accuratamente per registrare avanzamenti e successi, o meglio i risultati che si vogliono conseguire in termini di sviluppo locale sostenibile e di miglioramento della qualità della vita. Per realizzare quell'obiettivo ultimo ed essenziale della strategia che è riportare in montagna nuova popolazione, offrendo nuove opportunità di vita e di lavoro a chi è rimasto e quanti se ne sono andati, ma anche a nuovi abitanti che qui vogliono venire per realizzare il proprio progetto di vita in un territorio, la 'montagna del latte' che si propone con 'stili di vita salutari e comunità intraprendenti' alla attenzione della società contemporanea”.

8 COMMENTS

  1. Ad una prima lettura, francamente, non ci si capisce proprio nulla. In questo periodo pre-elettorale la probabilità di incorrere in “aria fritta” è ancora più elevata. Ho la strana sensazione di essere in presenza di una manovra di distrazione di massa …. per distogliere l’attenzione dal vero dramma causato dalla chiusura del punto nascite dell’ Ospedale Sant’Anna, tema che questi amministratori non vedono l’ora di seppellire!
    Comunque #iostoconlecicogne forever! Riprendiamoci ciò che ci spetta.
    F.D.

    (F.D.)

    • Firma - F.D.
  2. E’ con grande gioia che apprendo la notizia dell’approvazione a Roma del Progetto Aree Interne dell’Unione Montana dell’Appennino Reggiano, probabilmente è il progetto di sviluppo più importante dei Comuni montani dell’Appennino Reggiano; e il merito di tutto questo è da attribuirsi principalmente al sindaco Bini e a Giampiero Lupatelli che hanno dato il loro massimo impegno e il loro “peso politico” per questo ottenimento. Ma a fronte di questa grande soddisfazione c’è una grande delusione, non certo nei confronti dell’Unione dell’Appennino Reggiano ma della politica Regionale, una vera ingiustizia reale e palpabile, una ingiustizia che chiunque deve comprendere, indipendentemente dal colore politico di appartenenza; non è accettabile che Palanzano e Monchio delle Corti, Comuni montani del Parmense, confinanti con Ventasso e Vetto non rientrino in un progetto di aree interne; chi è di la dall’Enza avrà dei privilegi, chi è di qua no, un’azienda agricola di la dall’Enza si, un’azienda di qua dall’Enza no. Ma ad aumentare questa ingiustizia è il fatto che Comuni “straricchi” come Varano de Melegari nel Parmense; come tanti altri Comuni della Val Taro, comuni che hanno industrie di ogni tipo, a partire dalla Dallara a Varano de Melegari, casa automobilistica d’eccellenza mondiale, ebbene questo ed altri Comuni sono stati inseriti nei Progetti aree interne; e pensare che in questi progetti dovevano ricadere le aree che necessitavano di aiuti. Per aver contribuito a ridurre, in minima parte, questa grande ingiustizia fatta nei confronti di Palanzano e Monchio, devo ringraziare il Sindaco Bini, che ha dato il suo contributo ad inserire il Caseificio di Vairo di Palanzano, credo il il più alto in quota di Parma e Reggio, in un progetto di filiera; non sarà molto, ma “putost che gnent le mei potost”.

    (Franzini Lino Sindaco di Palanzano)

    • Firma - Franzini Lino Sindaco di Palanzano
  3. Ero curioso di vedere questa famosa strategia aree interne. E per questo sono andato a scaricarmi il documento dal sito del Comune di Castelnovo ne’ Monti. Ho cominciato a leggerlo, andando a vedere i famosi 30.000.000,00 di euro. E… mi sono accorto che la somma di 30 milioni di euro comprende finanziamenti già erogati o in erogazione o somme comunque già stanziate sui fondi regionali e statali. Per cui, passatemi il termine, si vuole fare nozze con i fichi secchi. Per esempio, la casa della salute di Toano già finanziata per 500.000,00 euro e cofinanziata dal Comune di Toano per 250.000,00 euro è inserita nel progetto strategie aree interne per 750.000,00 e figura che i soldi ce li mette la “strategia aree interne”. Il sottoscritto invece molto ingenuamente pensava che queste fossero risorse “nuove”, soldi freschi da investire. Come al solito si vogliono moltiplicare le cose e farle apparire per quello che non sono.

    (MB)

    • Firma - MB
  4. Nozze coi fichi secchi: se MB avesse letto la strategia con le lenti giuste non avrebbe sicuramente ironizzato sull’esito della firma. Per esempio, sempre leggendo nel modo giusto, la casa della salute senza le aree interne non sarebbe possibile realizzarla solo coi 250.000,00 di cofinanziamento del comune, i 500.000,00 € sono arrivate perché quel l’intervento era inserito nelle scheda salute, assieme alla infermiera di comunità, riabilitazione cardiologica, letti di cure palliative. Sempre per le nozze coi fichi secchi, la banda ultralarga arriva perché il nostro territorio essendo area interna è il primo in graduatoria rispetto gli altri territori provinciali, la montagna di latte stessa cosa, cooperative di comunità stessa cosa, progetto mobilità stessa cosa, energia da fonti rinnovabili stessa cosa, ecc. ecc. I fondi diretti da progetto sono 3.700.000,00 € dalla Regione, 3.700.000,00 € dal governo, i restanti fondi arrivano da misure comunitarie PSR e altre misure. Per accedere a quei fondi noi abbiamo una premialità in punti che ci avvantaggia proprio perché area interna; se non era così non eravamo sicuramente i primi nella graduatoria. Non a caso quando sono usciti i bandi le province vicine di Parma e Modena attraverso i propri amministratori e associazioni di categoria si sono mosse in modo pesante con la Regione perché non fosse riconosciuta la premialità alla nostra area. Quindi MB meglio cambiare le lenti di lettura, ci sono lenti più obiettive e positive, una volta ogni tanto proviamo a gioire se per una volta il nostro Appennino è arrivato prima degli altri (non siamo abituati). Auguri buon Natale.

    (Enrico Bini)

    • Firma - Enrico Bini
  5. Anche a me – alla pari di F.D., e fors’anche di MA, se non ne ho frainteso le parole – riesce abbastanza difficile capire in che cosa si tradurrà questo “progetto”, dove cioè saranno indirizzate le risorse, e come sarà conseguito “il più massiccio investimento immateriale sul capitale umano sin qui realizzato in Appennino”, nel senso di sapere in che modo verranno impiegati i relativi finanziamenti, e quale sia la loro entità visto che si parla per l’appunto di un “massiccio” investimento. Trattandosi di azioni “immateriali”, immagino che si voglia agire in particolare, se non unicamente, sulla formazione, mentre io punterei piuttosto, o quantomeno in primo luogo, sugli interventi “materiali”, intesi come sostegno diretto alle attività produttive, a cominciare da quelle primarie – che non mi pare di veder qui citate in modo esplicito, al di là del titolo attribuito al progetto – essendo personalmente dell’avviso che il futuro di un territorio sia strettamente legato alla sua economia, ossia al suo sistema produttivo con annessa rete di servizi, indotto e attività collaterali. Se non ho mal interpretato il testo della nota, mi sembra inoltre che siamo soltanto ai preliminari, quelli degli intenti strategici, visto che non si è ancora arrivati “alla firma dell’accordo di programma quadro”, dal quale nascerà poi l’impegno vincolante, per i ministeri e la Regione, ad assegnare ed erogare i 30 milioni, siamo cioè alla fase dei propositi e pronunciamenti, che sono certamente importanti ma purtuttavia non risolutivi, e c’è quindi da sperare che si facciano quanto prima gli ulteriori passaggi, quelli per così dire determinanti. Va inoltre considerato che siamo in clima pre-elettorale e può in effetti aumentare il rischio di “incorrere in aria fritta”, come teme F.D., o provare una doppia delusione se fosse vero che “la somma di 30 milioni di euro comprende finanziamenti già erogati o in erogazione, o somme comunque già stanziate sui fondi…..”, come scrive MB, ma dobbiamo augurarci che siano entrambi in errore, anche perché se avessimo a condividere i loro comprensibili interrogativi potremmo venir presi per chi è sempre pronto a criticare e non ragiona mai in positivo (non resta pertanto che attendere l’evolversi delle cose).

    (P.B., 7.12.2017)

    • Firma - P.B.
  6. La precisazione del sindaco e presidente dell’Unione montana torna senz’altro utile per sapere qualcosa di più riguardo a questo “progetto”, ma egli dovrebbe nel contempo aver presente il clima di sfiducia e diffidenza che si è andato creando verso le parole e le “promesse” della politica, alimentato anche dall’agire della stessa, vedi ad esempio la spinta e l’impulso alla fusione dei comuni, salvo poi dar vita ad una norma che intende sostenere e salvaguardare le piccole realtà comunali (un modo di procedere che sembra francamente piuttosto contraddittorio e non infonde sentimenti di fiducia ed ottimismo). In questo clima, abbastanza carico di scetticismo e disincanto, i dubbi e gli interrogativi divengono quasi normali, per non dire inevitabili, tanto da non dovercene stupire, anche perché non mancano quanti ritengono, a torto o ragione, che la politica “governante” non abbia idee sufficientemente chiare sul futuro dell’Appennino reggiano, talché, nel seno di questa incertezza, starebbe di fatto prevalendo una linea dettata o ispirata da chi non risiede e lavora sul nostro territorio e che preferisce e vorrebbe una montagna quanto più “selvatica” e ri-naturalizzata. In una tale logica poco importerebbe di riflesso la tenuta del sistema produttivo montano, e la sua rete dei servizi, o che la montagna torni a ripopolarsi come vorremmo, o smetta quantomeno di perdere abitanti, e anche gli investimenti pubblici sarebbero di conseguenza destinati a prendere altre direzioni e fisionomie (sono soltanto ipotesi e supposizioni, e solo il tempo ci dirà se siano giuste o sbagliate, e se stiamo facendo o meno le nozze coi fichi secchi, e potremo fors’anche capire meglio se e verso dove si stanno oggi muovendo i nostri “decisori” politici).

    (P.B., 8.12.2017)

    • Firma - P.B.