Home Cronaca “Elezioni, l’Appennino è ora tripolare: anche per le amministrative ci saranno novità”

“Elezioni, l’Appennino è ora tripolare: anche per le amministrative ci saranno novità”

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Si dice, non a torto, che i risultati delle elezioni politiche non si trasferiscono in maniera automatica e meccanica su quelle locali, e viceversa, tanto più quando sono tra loro abbastanza distanziate nel tempo, e questa regola o combinazione vale sicuramente anche per i nostri Comuni, con riferimento a quelli che il prossimo anno andranno a rinnovare le proprie e rispettive Amministrazioni (posto che nel frattempo possono verificarsi fatti non ininfluenti riguardo al voto).

Non si può tuttavia ignorare che l’esito uscito dalle urne del 4 marzo ha ridefinito in modo piuttosto eloquente, e incisivo, la geografia politica dell’Appennino Reggiano, tanto da far sembrare conclusa, o quantomeno interrotta, la lunga egemonia di un partito che ha guidato per molti anni, e senza discontinuità, le sorti del nostro territorio (pur se il condizionale è d’obbligo per quanto dicevo sopra, visto che da qui ad allora gli orientamenti degli elettori potrebbero semmai rimutare).

C’è chi lega l’apparente declino di detto partito al come è stata gestita la questione Punto Nascite dell’ospedale Sant’Anna, e chi invece vi vede un arco maggiore di “responsabilità”, ma io credo che non sia qui il caso di “distribuire pagelle” ma basti il prendere atto di un fenomeno che sembra essersi avviato, ossia la propensione alla “mobilità” del voto, peraltro manifestata dall’elettorato in dimensioni inaspettate, e che potrebbe eventualmente replicarsi il prossimo anno.

Nemesi storica

La mobilità del voto, e quindi la possibilità di alternanza, è del resto uno dei paradigmi della democrazia - specie dopo la crisi dei cosiddetti partiti identitari, cui abbiamo assistito negli anni di Tangentopoli - anche a dispetto di quelle forze politiche che pensavano, o si illudevano, che la fine delle ideologie, e dunque del voto ideologico, riguardasse soltanto la casa altrui e non la propria (ma prima o poi arriva talora la nemesi storica a rimescolare le carte, mettendo tutti sullo stesso piano).

Ed infatti, le urne del 4 marzo ci hanno consegnato, per la nostra montagna, un tripolarismo sostanzialmente paritario, sul piano numerico, e questa nuova panoramica e condizione potrebbe “riaprire i giochi”, almeno sulla carta, nel senso che potrebbe indurre a presentarsi alle elezioni locali del 2019 quanti erano finora rinunciatari, ritenendosi da parte loro che la “partita” fosse persa in partenza, stante la sproporzione delle forze in campo (noi sappiamo quanto possa contare anche la “suggestione”)..

E una tale rinata “vitalità” gioverebbe non poco alla montagna, dal mio punto di vista almeno, indipendentemente da quanto potranno riservare le urne, ossia al di là delle opzioni che andranno poi ad esprimere gli elettori montani quando l’anno venturo saranno chiamati ad indicare i propri Amministratori per il successivo quinquennio, perché in ogni caso si rianimerà più diffusamente il dibattito, con possibilità di confronto tra proposte verosimilmente concorrenti, e forseanche inedite.

(P.B.)

17 COMMENTS

  1. Le urne del 4 marzo ci hanno consegnato un tripolarismo sostanzialmente paritario solo se leggiamo il risultato da un punto di vista statico, altra cosa è leggere il risultato nel suo significato dinamico. Non ho la più pallida idea di come saranno le amministrative del prossimo anno ma sono sicuro che, davanti al risultato del 4 marzo, chiunque si presenterà non potrà più essere materiale scadente.

    (mv)

    • Firma - mv
  2. Concordo pienamente con l’estensore dell’ articolo, che i recenti risultati delle elezioni politiche abbiano, in un certo senso, mischiato le carte in ottica amministrative 2019.
    Registrendo il ragionamento alla realta’ del comune di Vetto, credo che ulteriore impulso al cambiamento potrebbe essere dato dalla definizione, in sede giudiziaria, delle responsabilita’ legate ai noti fatti del 2011 sui quali, a distanza di 7 anni, non e’ ancora stata fatta chiarezza.

    (Ivano Pioppi ex consigliere di minoranza Comune di Vetto)

    • Firma - Ivano Pioppi
      • Sarà, e mi auguro che lei abbia ragione. Io, nonostante da tempo, forse troppo, partecipi alla vita politica del nostro territorio, non ho mai visto una gran partecipazione, non ho mai trovato tanta gente disposta a metterci la faccia direttamente, in compenso ho visto gente che crede di sapere tutto e tiene comizi e fa proclami, però solo al bar o in occasioni come questa, sempre guardando bene di non firmarsi.

        (Antonio D. Manini)

        • Firma - Antonio D. Manini
  3. Ne leggere il primo commento di “mv”, laddove si parla di “materiale scadente”, io non so se ci si riferisca alle ultime elezioni comunali, o si vada più indietro nel tempo, e fino a quando, e neppure se tale valutazione riguardi le maggioranze, oppure le opposizioni, ovvero entrambe, ma mi viene innanzitutto da dire che va comunque rispettato chi “ci mette la faccia”, entrando per l’appunto in una lista col rischio di non essere votato, al che potrei sentirmi obiettare che questo non basta, rendendosi necessarie anche le “qualità”, e qui si apre un altro e più delicato discorso.

    Premesso che le “qualità” dovrebbero riguardare l’attitudine ad amministrare, perché non è detto che ne sia provvisto chi eccelle semmai in altri campi, c’è stato ad esempio chi non ha mai avuto modo di mettersi alla prova, essendo sempre rimasto sui banchi della minoranza, perché il voto andava immancabilmente verso una sola parte, ma in ogni caso il metro di giudizio sulle “qualità” è abbastanza personale, ed oggi quel che conta mi pare essere il fatto che adesso potrà crescere il numero dei disponibili ad “esporsi” e a proporsi (sperando di vedere tra loro anche quelli che “predicano e giudicano da fuori”).

    Circa le “tre amministrazioni comunali che non sono di sinistra”, ne sono certamente informato, ma se non sbaglio nell’un caso non si andrà alle urne il prossimo anno, e in un secondo caso, sempre se non erro, la maggioranza si è allargata due anni fa verso sinistra, ma la mia riflessione riguardava comunque la nostra montagna nel suo complesso, dove il medesimo partito ha espresso per tanti anni la Presidenza della Comunità Montana e poi quella della Unione Montana dei Comuni (ossia i due organismi preposti a rappresentare istituzionalmente, e politicamente, il “corpo” del nostro territorio).

    P.B. 10.03.2018

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  4. Ottima analisi ma non ha considerato un aspetto molto determinante nelle elezioni locali: le “listone civiche” dove i partiti si aggregano e si nascondono agli elettori.
    Infatti nessun partito (o quasi) avrà il coraggio di presentarsi direttamente alle elezioni amministrative ma sarà perseguita (quasi sicuramente) la classica scelta delle liste civiche dove si potranno serenamente unire senza metterci la faccia od in questo caso meglio dire il simbolo.
    Così era e così probabilmente ancora sarà.

    (Genitoni Massimiliano)

    • Firma - Genitoni Massimiliano
  5. L’osservazione avanzata da Genitoni non è fuori luogo, e porta con la mente ai tempi passati, quando ogni partito si presentava col proprio simbolo, e anche nelle liste “composite”, come poteva succedere nei Comuni con minore popolazione, ogni candidato indicava il partito di rispettiva appartenenza.

    Poi, se la memoria non mi tradisce, ci furono partiti, e uno in particolare, in cui invalse l’abitudine a candidare figure “indipendenti”, che non volevano .”correre” sotto una bandiera politica, e più tardi ancora si arrivò agli anni di Tangentopoli con la crisi dei partiti “identitari” e il prender piede della cosiddetta antipolitica.

    Dopo quegli anni, dai miei ricordi almeno, si cominciò a parlar sempre meno di politica nei luoghi di nostra quotidiana frequentazione, quasi a non voler far sapere come la pensiamo politicamente, un cambio di abitudini di cui mi son dato personalmente una spiegazione, ma che altri potrebbero aver interpretato in modo diverso.

    In ogni caso poco importa il mio pensiero su tale fenomeno, e spero soltanto che chi ha le propria idee politiche torni ad esprimerle come succedeva una volta, e si renda altresì disponibile a rappresentarle all’interno di una lista in occasione delle prossime elezioni comunali, consapevole che il risultato potrebbe non essere quello atteso.

    P.B. 11.03.2018

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  6. Per quanto sia comprensibile, se sei un vecchio e io lo sono, spesso ricordare è solo un accarezzare un mondo che non c’è più. Auspicare che possa tornare, è poi un ammettere, forse a livello inconscio, di quanto possa essere lontano il presente. Ma non è così.

    (mv)

    • Firma - mv
    • … no, non è così perchè a qualsiasi età la realtà è l’oggi, dove principi, valori e regole valgono ben poco perchè è lo stesso “nord” a cui si orientavano le bussole di quel mondo, è andato da un’altra parte … e ritorna alla mente l’epitaffio di quella lapide nel cimitero di Spoon river: “quand’ero giovane avevo le ali ma non vedevo le vette delle montagne, ora sono vecchio. vedo le vette di quelle montagne ma le ali stanche non mi reggano più”. Un epitaffio che sulla mia lapide non voglio.

      (mv)

      • Firma - mv
  7. Io non mi aspetto certo di veder “resuscitare” un mondo che non c’è più – e che non era sicuramente perfetto – anche perché non si può restare fermi ed immobili quando tutto cambia intorno a noi, talora troppo in fretta e tumultuosamente ma non dipende da noi, e penso, più semplicemente, che vi sono principi, o valori, o anche regole che una società si dà, che possono perpetuarsi nel tempo, e funzionare da riferimento e bussola per evitare di “disorientarsi”.

    P.B. 13.03.2018

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  8. La metafore delle “ali stanche” è un po’ malinconica ma al tempo stesso suggestiva, e anche piuttosto eloquente, perché in una comunità di individui, qualunque sia la specie di appartenenza, c’è chi perde la forze con l’avanzare degli anni, ma nel frattempo crescono i giovani, che sono invece pieni di energia e vigore, e devono tuttavia apprendere dai primi come “stare al mondo”, ovvero come volare se vogliamo restare in tema, per non farsi danno e male, secondo regole immutate nel tempo, e per gli uccelli migratori il Nord è tale da sempre (quando non sanno riconoscerlo, e perdono l’orientamento sbagliando direzione, è successo qualcosa di abbastanza grave, almeno per quel che ne so).

    Può forse succedere altrettanto per gli umani se “perdono la bussola” perché sono venuti loro meno i punti di riferimento, ossia i punti cardinali, vale a dire consuetudini, tradizioni e valori tramandati di generazione in generazione (fino a diventare la società “liquida” di cui sentiamo oggi parlare) in nome della modernità, o che dir si voglia, la quale potrebbe convivere benissimo coi valori, anzi ne uscirebbe probabilmente irrobustita, come mi sembra siano riusciti a fare popoli che non sono rimasti certo indietro quanto a tecnologia e innovazioni (per ricorrere ad altra metafora, oggi non esiste più la famiglia patriarcale di una volta, ma si può essere egualmente uniti tra familiari pur senza coabitazione).

    (P.B.)

    • Firma - P.B.