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Arnêga  e  Ašìj

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Arnēga

 Le salse di Querciola. 

È un termine diffuso a Castelnovo e dintorni, nel carpinetano, nel collagnese e a Reggio città. Nel modenese troviamo il verbo Arnghêr. Indica un odore nauseabondo, insopportabile, che dà l’impressione di soffocare. Devoto, Galvani ed altri spiegano così l’etimologia di questa parola: “Uccidere, che intende l’annegare come un uccidere per eccellenza”. Forse perché morire soffocati dall’acqua non consente di chiedere aiuto. Cevolani fa un richiamo ad una espressione medioevale: aquā necare = uccidere per mezzo dell’acqua, e quindi soffocare. Il termine è composto da Re iterativo + Nex (omicidio, distruzione, strage). Da Nèx ha origine il verbo Necàre = uccidere. E, quindi, questa parola dovrebbe essere nata per indicare luoghi mefitici, dove era facile soffocare per le esalazioni, poi passata ad indicare le persone che curano poco l’igiene.

 Ašìj, Ašéj

Il colpevole! (Da Google)

Di questo termine ricordiamo soprattutto l’effetto: vitelli o mucche che, ad un certo punto, cominciavano a scappare come impazziti: Al gh’ha l’ašìi. Causa di tutto ciò era il tafano. Il termine latino era Asìlus, che poi si trasformerà in Assìllus, (che dice tutto!), per passare in dialetto con Ašìj o Ašéj. Ce lo spiega Virgilio: “C’è un frequente alato, il cui nome è Assillo, al quale i greci cambiano nome chiamandolo estro, aspro, che manda un acuto ronzio. Ne sono atterriti tutti gli armenti e fuggono qua e là per le selve. Rimbomba l’aria scossa dai muggiti” [Georg., III°, 146-151]. Sistemati gli animali veniamo alle persone. Quando si diceva che un giovane aveva l’ašìj significava che era molto… agitato.