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Ferrarini, dal Parmigiano Reggiano di montagna ai prosciutti. Ma questi ultimi potrebbero essere ceduti

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Il Gruppo agroindustriale Ferrarini, che in passato e tutt'ora ha investito in Appennino con il Caseificio di Berzana (Castelnovo Monti), starebbe per cedere la parte storica dell'azienda, i prosciutti Ferrarini (e i salumi Vismara) a due fondi italiani di investimento: QuattroR e Italmobiliare.
La notizia è anticipata dal sito di informazione finanziaria Affaritaliani.  Il Gruppo agroindustriale Ferrarini è giunto alla seconda generazione alla guida (dopo il capostipite Lauro) dei figli Luca, Licio, Licia, Lisa (vicepresidente Confindustria Europa e che in prima persona cura il mercato del Parmigiano Reggiano per il gruppo) e Lia.
Sino ad oggi l’azienda è rimasta saldamente sotto il controllo della famiglia omonima, tramite le holding lussemburghesi Elle Effe Sa, e Agri-Foods Investments Sa, ma da qualche tempo il gruppo Italmobiliare, che fa capo alla famiglia Pesenti e che dopo l’uscita da Italcementi si ritrova con 700 milioni da investire in gruppi italiani in grado di ambire ad una leadership di mercato almeno a livello europeo, ha messo gli occhi sul gruppo emiliano.

Ferrarini è leader assoluto del mercato italiano del prosciutto cotto e dà lavoro a oltre 1.000 persone(700 in Italia e 300 all’estero) e vanta una forte presenza sia sul mercato nazionale (con 300 mila punti vendita) sia oltre confine, grazie a 10 mila negozi, 6.000 ristoranti e 10 sedi commerciali che consentono di presidiare Spagna, Svizzera, Inghilterra, Giappone, Hong Kong e Sudest asiatico.

Dopo aver chiuso il 2016 con circa 253 milioni di euro di ricavi e un Ebitda di poco meno di 23 milioni a fronte di un debito finanziario netto di 142,8 milioni, avendo tra l’altro quotato all’ExtraMot due minibond, Ferrarini ha visto i ricavi volare nel 2017 a 335 milioni e l’Ebitda salire a 29,5 milioni. Così come ricostruisce Affairitaliani: "per sostenere la crescita, però, il gruppo emiliano ha fatto ricorso al debito che è salito a 250 milioni circa, di cui 112 milioni circa facenti capo alla società operativa. Di questi, una trentina si riferiscono a prestiti concessi da Unicredit, altrettanti da Veneto Banca (le cui passività sono poi state girate a Sga), una ventina a Intesa Sanpaolo, una decina a Banco Bpm ed importi minori verso Carisbo, Credit Agricole Cariparma e Banca del Mezzogiorno". Dei 138 milioni circa di debito che gravano su altre società del gruppo, un centinaio sarebbe stato concesso sempre da Veneto Banca e poi finito in pancia a Sga, che è dunque il principale creditore del gruppo. Finanziamenti che sarebbero almeno in parte riconducibili a operazioni “baciate” (ossia concessi in cambio di sottoscrizione di titoli dell’istituto emittente) della stessa Veneto Banca, di cui il gruppo emiliano, nel 2016 ammesso anche al progetto Elite di Borsa Italiana (che sarebbe potuto sfociare in una futura quotazione), era uno dei cento più importanti debitori.

Il dossier Ferrarini è finito come molti altri in questi mesi sul tavolo di QuattroR. Si tratta di un fondo non prettamente speculativo nato un paio di anni fa per il rilancio delle aziende italiane di medio-grandi dimensioni, che ha valutato dossier simili a Ferrarini, come Melegatti o Pasta Zara, anche quest'ultima profittevole società appesantita dalla débacle delle banche venete.

QuattroR è gestito dall'omonima Sgr, società indipendente presieduta da Andrea Morante e guidata da Francesco Conte quale amministratore delegato. Il fondo ha una dotazione di 711 milioni di euro e vede tra i suoi investitori istituzionali come Cassa depositi e prestiti, Inail, Inarcassa. Mentre era stata attivata l'analisi del gruppo Ferrarini, QuattroR ha trovato sulla sua strada e con lo stesso obiettivo Italmobiliare, holding al cui vertice c'è Carlo Pesenti (Italcementi) che detiene e gestisce un portafoglio diversificato, quotata in Borsa e un attivo netto di circa 1,5 miliardi di euro. I due fondi hanno deciso di viaggiare insieme e in via paritetica verso l'obiettivo.