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Brasile, il nuovo messaggio di don Marco Ferrari

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Ecco il testo integrale della lettera che don Marco Ferrari, come si sa in missione ad Ipirà, in Brasile, ha inviato con l'inizio del mese di novembre.

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"Cari amici, poche righe di saluto nel giorno in cui la Chiesa ci invita a celebrare la festa di Tutti i Santi. Inutile ripetere che il periodo di secca sta continuando, per fortuna ancora l’acqua per bere e per il bestiame non manca, ma senza acqua non cresce niente, si vede solo polvere ...
Nel mese di ottobre, in una piccola equipe, abbiamo visitato gli ipiraensi che vivono in San Paolo. Come ben sapete, un sogno e un’esigenza spingono moltissini nordestini a lasciare la propria terra per cercare lavoro (qui la migrazione è da nord a sud). Si pensa che solo del nostro municipio di Ipirá circa 20.000 persone siano fuori per lavoro, la maggior parte nello stato di San Paolo. In circa dieci giorni abbiamo visitato alcune cittá dell’interno di San Paolo, la capitale e alcune cittá sul litorale dove sono concentrati il maggior numero di ipiraensi. Dicono che San Paolo sia stata costruita dai baiani, ed è vero; quante persone del nordest vivono da quelle parti. Lavori umili, come chi taglia la canna da zucchero o chi lavora in semplici servizi nelle grandi industrie. Molti vanno solo per la stagione di raccolta della canna, da aprile a dicembre, e poi rientrano. In molti volti la sofferenza, la nostalgia per il luogo dove sono nati, ma dicono: 'Non abbiamo altra scelta, manca il lavoro, c’è la secca'. Il sacrificio di questi immigrati è enorme e non manca l’aspetto dello 'sfruttamento' da parte dei grandi ... Insomma San Paolo non rappresenta il 'sogno' della vita. Chi vive lá da molti anni è riuscito a farsi una semplice casetta di mattoni, ma chi arriva, se non ha un parente o un amico, si ritrova a vivere sotto i ponti o in baracche. Per non dire delle condizioni igieniche di certi quartieri: fogne a cielo aperto, ecc ... Il lavoro nella grande San Paolo esige veramente sacrifici enormi, sveglia al mattino presto, alcuni autobus, il lavoro e il ritorno a casa a sera tardi. Come sappiamo è la realtá della grande cittá in ogni parte del mondo e chi è nato nelle campagne difficilmente si adegua. Che sacrifici ...
È stata un’esperienza interessante che non posso raccontare per filo e per segno. Tutte queste sono cose che ho appena detto, non sono novitá, le sappiamo e conosciamo, ma quando ci si mette il becco e si sentono raccontare certe storie ... è un’altra cosa. 5000 km in macchina (sempre guidando), non sono poca cosa, ma ne è valsa la pena.
Come sempre vi posso dire che sto bene, il lavoro non manca e il caldo pure ... Preghiamo il buon Dio che ci mandi un po’ d’acqua. I meteorologi dicono che saranno anni di secca (2005-2011), dove cioè pioverá pochissimo, speriamo che si sbaglino. La gente di qua dice: 'Só Deus sabe'. Um grande abraço a todos".