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Umberto Casoli: “Un Castelnovo che più nuovo non si può!”

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Il titolo con cui riassumiamo il contributo che, giunto in redazione, vi proponiamo sembra fare decisamente il verso ad uno slogan di una nota marca di detersivi. Ma ci sembra rispecchiarne bene la sostanza. Il capogruppo della "Lista civica per Castelnovo Monti" Umberto Casoli, criticando la politica dei lavori pubblici portata avanti dall'Amministrazione comunale di Castelnovo ne' Monti, parte da lontano ...

Le storie narrano che Francesco IV d’Este, nostro Signore e Duca di Modena, avesse un “sogno” grandioso: costruire nella piana di Bagnolo un nuovo borgo monumentale che avrebbe ospitato gli uffici del Comune, le carceri, la caserma dei Dragoni Reali, attività commerciali, artigiani e abitazioni. Il grande progetto iniziò nel 1827 con la costruzione del Palazzo Ducale terminato nel 1830. La sede comunale - di fronte al Palazzo Ducale - venne ultimata nel 1833 e fu donata al Comune a condizione che restasse inalienabile abitazione del Podestà o dell’Autorità amministrativa che fosse seguita negli anni.
Nel 1830 il Duca soggiornò nel suo palazzo e forse in quell’occasione maturò il proposito di chiamare il nuovo borgo “CASTELNOVISSIMO”. Fortunatamente l’idea non ebbe seguito, il borgo crebbe con la costruzione di alberghi, caffè ed esercizi commerciali, ma mantenne il nome di “Bagnolo”.
Ora paiono maturi i tempi per rispolverare la vecchia idea del Duca ed estenderla all’intero paese. Che cosa possiamo sognare di più “NOVISSIMO” di ciò che abbiamo?
Avevamo un Asilo del ‘400 e l’abbiamo rottamato cambiandolo con uno “novissimo” ancora in costruzione!
Avevamo delle piazze antiche e caratteristiche e le abbiamo riqualificate fino a renderle “novissime”, ma irriconoscibili.
Avevamo via Vittorio Veneto con un acciottolato degli inizi del ‘900 e lo abbiamo sostituito con arenaria e acciottolato “novissimi”, ma “sempr’a l’asi”!
Avevamo un Palazzo Ducale dignitoso e solenne ed è stato trasformato in un anonimo, brutto edificio, coprendolo con un tetto a due acque da capannone industriale o da polli, togliendo quel piccolo torriotto che dava sui tetti e chiudendo definitivamente quei portici che, secondo il Duca, potevano riparare la gente in caso di pioggia.
Anche via della “simia” è in fase di riqualificazione. Libera nos Domine da qualche altra novità, non ne abbiamo bisogno. Per ora ci basta quello che è stato fatto alla “stretta”, la piccola scalinata che congiunge via Veneto con via della “simia”. Il percorso originale è stato cambiato (per favore non diteci per eliminare le barriere architettoniche) ed è comparso, alla sommità, un muretto che più “novissimo” non si può. Sono stati tolti i gradoni di sasso originali (dei “piagnoni” monolitici che erano lì da secoli) e sono stati sostituiti con una “novissima” gradinata composita, un po’ palladiana e un po’ recupero. E i vecchi gradoni, caricati su un camion, dove sono stati portati? Verranno utilizzati di nuovo? Dove? Gli abitanti del borgo antico, e non solo quelli, se lo chiedono e ve lo chiedono e, già che ci sono, sarebbero curiosi di sapere dove sono finiti tutti i cordoli in pietra lavorata che delimitavano i lati dei due viali che, dal primo anello, vanno al Monumento ai Caduti e girano tutt’intorno allo spiazzo dell’obelisco.
L’elenco degli scempi storici, ambientali e culturali pare non finire mai e torna alla mente il vecchio detto: “il peggio non è mai morto”.
Non restano molte cose della nostra umile storia: ce le lascerete o riqualificherete anche quelle? Possiamo sperare che guardando qualche vecchia fotografia vi convinciate che era meglio “restaurare”? Se non condividete le nostre idee, ed è probabile che sia così, fateci almeno un favore: riposatevi per qualche giorno, per qualche mese o per qualche anno. Non vi rimpiangeremo!