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Migranti, guerre e nuove resistenze

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Martedì 26 aprile il Tribunale di Bologna ha accolto l'istanza presentata dall'avvocato difensore e ha revocato gli obblighi di dimora ai due attivisti del Laboratorio AQ16 di Reggio Emilia. Riportiamo di seguito una parte della sentenza che crediamo sia di fondamentale importanza diffondere.

“Va notato che quella inscenata dai due indagati rientra nelle diffuse proteste di un vasto movimento di idee che ha sottoposto a severa critica la istituzione di LUOGHI DI DETENZIONE IMPROPRIAMENTE DEFINITI DI "PERMANENZA TEMPORANEA", sul rilievo di lacune costituzionali che non consentirebbero l'esistenza stessa di tali luoghi, destinati di fatto al concentramento e alla reclusione, sovente senza titolo, di cittadini stranieri destinati ad essere rimpatriati. Dunque una protesta che investe un ampio dibattito cui sovente aderiscono anche pubblici amministratori, intellettuali, giuristi (e, stando alla documentazione prodotta dal difensore, finanche appartenenti alla confraternita 'misericordia'), non può definirsi opera di "vandali" o di "teppisti", fatta salva la giusta punizione di chi si abbandona ad incivili atti di distruzione di impianti e di quanto si trovi all'interno di edifici.(...)"

Sentiamo la necessità di aprire un dibattito serio riguardo ai fatti accaduti a Modena, fatti che si inseriscono in un contesto molto più ampio per non dire globale. Scriviamo solo ora dopo un periodo di osservazione. L'azione fatta alla confraternita Misericordia di Modena, a cui come Laboratorio AQ16 abbiamo dato pieno appoggio politico e morale, rientra nella mobilitazione del 2 aprile. Ormai tutti sanno che il 2 aprile è stata una giornata europea di mobilitazione per la libertà di movimento, per i diritti dei migranti, per la chiusura dei CPT e contro le deportazioni. Questa giornata ha segnato l'inizio del calendario delle mobilitazioni verso l’Euromayday del 1° maggio, quando migliaia di precari hanno attraversato 20 metropoli in tutta Europa festeggiando la seconda parade di liberazione del precariato globale, europeo, e migrante. L'ultima fra le decine di azioni che si sono svolte in questo contesto, a livello europeo e mondiale, ha visto un centinaio di attivisti della Rete del precariato sociale e degli Sportelli degli Invisibili del Nord-Est, attaccare, in solidarietà con lo sciopero della fame dei migranti rinchiusi nel CPT di Bologna, cartelli con immagini di CPT e striscioni sulle finestre chiudendo l'ingresso con filo spinato del ristorante “Serenissima”, agenzia di ristorazione che gestisce il servizio pasti per il CPT di Via Mattei di Bologna. La direzione della Serenissima ha comunicato di non fornire più i pasti e che non intenderà più erogare il servizio di forniture di pasti in futuro all’interno dei CPT. Queste mobilitazioni fanno parte di un progetto che ci vede impegnati quotidianamente nella costruzione di una nuova società, aperta, multi-culturale e senza frontiere. Progetti che sicuramente non fanno parlare come le azioni ma su cui ogni giorno impegniamo le nostre vite. Progetti come gli “sportelli” per migranti in cui offriamo assistenza legale gratuita e posti caldi in cui ripararsi dai rigori dell'inverno. Questi progetti, oltre a rappresentare un punto di informazione riguardo l'accesso ai diritti e ai servizi, vogliono essere anche un punto di osservazione diretta sulle reali condizioni, necessità e bisogni dei cittadini migranti: casa, lavoro, asilo politico, accesso all'istruzione e alla cultura. Quindi un costante monitoraggio sulle problematiche che più di frequente si presentano ai cittadini migranti. Quello che cerchiamo di fare è costruire insieme un'esistenza migliore che significa stabilire legami e solidarietà reali, che ci diano la possibilità di opporci a tutte le condizioni di sfruttamento che rendono ormai difficile e precaria la vita di tutte e tutti. Rivendicare la libertà dei migranti significa perciò rivendicare anche parte della nostra. I progetti si offrono dunque come strumento per facilitare, o meglio rendere possibile, l'accesso ai diritti di cittadinanza, e si rivolgono ad un'umanità che nell'esercitare il "diritto di fuga" dalle guerre, dalla miseria, da condizioni invivibili nel proprio paese, continua a morire nelle acque dei nostri mari, ai confini blindati dell'Europa-fortezza. Un'umanità che, all'interno di processi di esclusione sociale e restrizione della sfera dei diritti, è costretta a subire le discriminazioni e il razzismo di una società sempre più intollerante e indotta a considerare il migrante come un pericolo. Un'umanità che, pur esercitando il legittimo diritto di fuga, viene rinchiusa nei Centri di Permanenza Temporanea di tutta Europa.

E' in questo contesto che rientra la mobilitazione come espressione del diritto di resistenza. Diritto di resistenza alla guerra globale permanente che porta nei nostri territori le sue armi, armi come i CPT che non sono altro che uno strumento del controllo sociale. La “caccia alle streghe” contro i cittadini migranti - partita in tempi “non sospetti” con i governi di centro-sinistra, con la legge Turco-Napolitano e con l’amplificazione del concetto di “clandestino”, e oggi ben alimentata da un governo xenofobo e razzista - vuole ridurre questa drammatica situazione a un mero problema di ordine pubblico, alimentando il clima di terrore e paura, tanto caro a chi sulla “sicurezza” specula e guadagna. Quello che cerchiamo di fare è determinare gli eventi, ostacolare l'ingranaggio della guerra, come è stato ad esempio a Rimini dove si è concretamente impedita la militarizzazione dell'aeroporto e a Roma dove la Blu Panorama ha rinunciato ai voli di deportazione dei cittadini migranti. Non pensiamo di avere la bacchetta magica, né di fare miracoli. Non è nemmeno nostra intenzione dare delle linee guida. Stiamo camminando e ogni giorno inventiamo forme nuove di sabotaggio alla guerra. Crediamo che il movimento debba preservare spazi di autonomia sia nell'agire che nell'organizzarsi, contro chi cerca di limitarne l'azione politica lanciando campagne-diktat (es. Il dibattito strumentale sul concetto violenza-nonviolenza) arrogandosi il diritto di dare giudizi e lanciando accuse di avanguardismo, diventando - noi crediamo - elementi “pacificatori” del dissenso e nel contempo funzionali alla democrazia neo-liberista e di guerra.
Quello che è stato criminalizzato non è stato solo il gesto ma il contenuto politico ed è il diritto di resistenza ad essere sotto processo. Non parliamo naturalmente soltanto dei nostri due compagni, ma delle centinaia di condanne e procedimenti penali a carico di attivisti del movimento. Ricordiamo soltanto che tre attivisti sono stati condannati a un anno senza condizionale per aver tagliato una pompa di benzina della Esso durante il contro-vertice di Riva del Garda nel 2003. Questa logica rientra appunto nel tentativo di delegittimare il diritto di resistenza alla guerra globale permanente così come tutte le pratiche di azione che hanno costituito e costituiscono patrimonio comune di esperienza e di lotta di migliaia di persone in questo paese e nel mondo.

Per questo nei giorni immediatamente successivi l'Action day europeo del 2 aprile il ministro degli interni Pisanu parla di “piano associativo criminoso”, e il Ministro Carlo Giovanardi (fratello del Daniele della Misericordia) rispondendo in Parlamento all'interpellanza dell’Udc Volontè dice fra l’altro: "(...) All’autorità giudiziaria spetta l’accertamento dell’esistenza di un eventuale piano associativo criminoso dei menzionati episodi e di collegamenti con altre aree dell’eversione violenta. Comunque, si può dire che assistiamo all’incrociarsi delle iniziative di lotta svolte da alcuni centri sociali con le campagne avviate da alcuna frange dell’area anarco-insurrezionalista (...)" Abbiamo attentamente osservato quello che l'azione alla Misericordia ha provocato nei nostri territori. A Reggio Emilia solo dopo si è cominciato a parlare pubblicamente su che cosa sia un CPT. Un giornalista, inviato dal più noto quotidiano locale per la conferenza stampa al Laboratorio AQ16 dopo la scarcerazione dei nostri 2 compagni, ha chiesto se il luogo in cui si trovava (appunto il Laboratorio AQ16, un centro sociale autogestito) fosse un CPT. Ciò può ben rendere l'idea del livello di informazione, prima delle azioni, riguardo all'argomento. Inoltre qualcosa a nostro giudizio di importante è successo anche all'interno della Misericordia (per chi volesse approfondire, vedi sito www.misericordiaonline.net). Un funzionario della Confederazione delle Misericordie d’Italia, con evidenti incarichi di responsabilità, ha aperto una profonda riflessione rispetto alla gestione del CPT e alle contraddizioni che scatena. Infatti i CPT non sono carceri “normali”. Oggi vengono gestiti anche da cooperative sociali e associazioni di volontariato che fanno dell'umanitario un business e che inevitabilmente si rendono complici dell'ingranaggio dell’esclusione, del controllo sociale e della guerra.

Noi siamo convinti che la Guerra oggi sia andata ben oltre il suo compito “storico” di conquista e accaparramento di fonti di materie prime. Non è fatta solo di bombe e carriarmati - quindi morte e distruzione - ma è capace di produrre relazioni sociali, persino “democrazia” sotto comando: ha quindi la pretesa di controllare in modo PERMANENTE non solo il governo della ricchezza prodotta dall'umanità ma l’umanità stessa. La guerra è capace di continue mutazioni per esercitare tale controllo (in Iraq è giunta ad assumere la forma di “libere” elezioni) ed impedire che l'eccedenza produttiva venga utilizzata per affermare nuova democrazia (dalla forbice tra i sempre più ricchi predoni del mondo e le masse di nuovi poveri, allo sfruttamento globale del lavoro migrante). Lottare contro la guerra significa assumerne la sua completa articolazione e le azioni dirette mirano a colpirne i nodi di produzione sociale. Appunto la complessità della guerra ci ha portati alla riflessione: Guerra versus Democrazia (e i toni del grigio non ci interessano, essi si chiamano liberismo “moderato”, guerra umanitaria/giusta/preventiva, si chiamano CPT “umanizzati”). Non è possibile esportare democrazia con gli eserciti come non è possibile umanizzare i CPT.
Crediamo che il rischio che quotidianamente corriamo come movimento è quello di essere involucrati nella macchina del potere, soprattutto quando si vuole spingere il dissenso a diventare solo rappresentazione a-conflittuale di se stesso e quindi funzionale ad una parvenza di democrazia. A volte succede che le voci del dissenso che non possono essere tenute a tacere vengano strumentalizzate e ingabbiate nella macchina infernale, come è ad esempio successo in modo del tutto involontario alle due Simone rapite in Iraq. A condurre infatti le trattative per la loro liberazione era Maurizio Scelli, già candidato forzista e Commissario della Croce Rossa - che gestisce o ha gestito diversi CPT - e ad aspettarle all'aeroporto c'era Silvio Berlusconi (rappresentante del governo italiano complice nella guerra in Iraq) a stringere loro la mano. In tutta questa complessità, come abbiamo già detto, non offriamo un modello da seguire, né abbiamo soluzioni pronte. Camminiamo ogni giorno a fianco dei nostri fratelli e delle nostre sorelle migranti e con tutta l'umanità che in ogni parte del mondo sta lottando per la costruzione di una nuova democrazia, offesa e calpestata dai signori della guerra.
Sperimentiamo forme nuove, ci inventiamo e ci confrontiamo quotidianamente.
Questi ragionamenti sono frutto di una discussione collettiva volta ad aprire un serio, franco dibattito. Sono a disposizione di tutti, in particolare di quelle realtà che si sono espresse in maniera critica e non rispetto alla vicenda della Misericordia, ma anche a chi non ha fatto ancora sentire la propria voce per qualsivoglia motivo.

Laboratorio Sociale AQ16