Piuttosto pieno (48 pagine), il nuovo numero di questo giornalino è anche, come ormai ha abituato i suoi lettori – che certamente debordano dai suoi confini geografici – anche pepato mica male.
Non mancano mai, accanto a quelli di carattere religioso, anche articoli di tipo “sociale”, sempre riguardanti il territorio di competenza. Ciò rende sempre interessante e completa la lettura. Prendiamo ad esempio i due pezzi che compaiono alle pagine 27 e 28. Si tratta di due sberle rifilate – come appunto titolavamo – a destra e manca.
La prima smonta il pezzo del sen. Fausto Giovanelli comparso sul numero di aprile del mensile Tuttomontagna; il secondo “non le manda a dire” al ministro Carlo Giovanardi.
Dedicato al primo Rimaniamo coi piedi per terra. Al senatore i parroci del crinale appuntano di non aver forse letto, al contrario di quanto afferma, gli atti del Convegno Ecclesiale: cita il precedente Papa, il nostro Vescovo e mons. Corgnali “ma il volume contiene anche tutte le relazioni degli incontri avvenuti nei piccoli paesi. Non vi avrà trovato nulla di interessante?”. Se il sen. denuncia “chi vorrebbe ridurre il tutto ad un conflitto e magari a uno scontro sul proseguimento della fondovalle Secchia”, i sacerdoti rispondono che non “hanno mai affermato che la fondovalle è l’unico punto di salvezza del crinale. Se si parla di pane, non vuol dire che si disprezzi il vino. La gente vede la fondovalle Secchia come un elemento capace di motivare il proprio futuro”. Avanti. Sulla presenza umana nel comprensorio montano per i don “picconatori” non vale l’equazione “piccolo è bello” ma piuttosto “piccolo = povero e stagnante”. Se, infine, il parlamentare castelnovese invita ad un “dialogo vero … con onestà intellettuale e franchezza montanara”, i preti del Vicariato non fanno una piega: “E’ proprio quello che abbiamo fatto e faremo, liberi da condizionamenti di destra o di sinistra. Abbiamo avuto occasione di vedere un film che si chiudeva con la dichiarazione del protagonista: ‘Anche un povero può essere felice con tanti soldi in tasca’. Forse i nostri amministratori e politici sono dei poveri felici: conoscono la montagna sportivamente, furtivamente, gastronomicamente … Chi vive sul crinale non ha bisogno di ‘nostalgia’, ma di camminare con i piedi per terra per non inciampare”.
Tutto per il ministro Giovanardi il secondo pezzo: Solidarietà a mons. Giovanni Costi. “Mons. Giovanni Costi, vicario episcopale della montagna – scrivono gli stessi parroci, che nell’occasione hanno anche il rinforzo dei confratelli del vicariato viciniore, quello di Toano e Villa (S. Maria dei Monti) – nel contesto del Convegno Ecclesiale della Montagna è stato guidato ad un incontro con il ministro Carlo Giovanardi. Questi non ha avuto dubbi ad aggredirlo proprio a motivo del Convegno, condannando violentemente ogni intervento della chiesa e dei preti nella realtà sociale. Il signor ministro vuole la chiesa chiusa in sacrestia. Tre di noi hanno lavorato per anni nelle campagne della Bahia (Brasile) e rimangono stupefatti nel ritrovare nelle parole del ministro (che si proclama cattolico!) gli stessi argomenti e la stessa violenza dei fazendeiros! Aspettavamo un piccolo gesto da parte del ministro, ma non è arrivato. Per questo portiamo a conoscenza dei nostri parrocchiani la lettera di protesta firmata il giorno di Pasqua dai parroci del crinale”. La pubblichiamo di seguito. Una Pasqua, probabilmente, parecchio indigesta all’on. modenese.
* * *
”Illustrissimo signor Ministro, siamo un gruppo di preti dell’alta montagna reggiana: molto spazio, molta strada, poca popolazione e quindi anche pochi preti. Il 13 settembre 2004 lei riceveva nel suo studio di Modena alle ore 17,00 il Vicario Episcopale della nostra montagna reggiana, mons. Giovanni Costi, nostro rappresentante ufficiale. Mons. Costi si rivolgeva a Lei, indirizzato e sollecitato da suoi amici e correligionari di partito, per chiedere un sostegno dal “fondo dell’Anno Internazionale della Montagna” per le spese affrontate nello svolgimento del Convegno Ecclesiale promosso dal nostro Vescovo. Abbiamo saputo da mons. Costi rilievi negativi da Lei pronunciati sul Convegno, nell’affermare che Gesù non ha mai vestito l’abito di sindacalista e che non spetta perciò ai preti interessarsi dei problemi sociali. Non possiamo accettare la sua visione sull’azione missionaria di Gesù e su ciò che debbono fare i preti, concretamente, per un annuncio pieno del Vangelo. La società in cui ha vissuto Gesù non era una società industrializzata; non esistevano perciò le condizioni di una azione sindacale cristiana. Ma Gesù ha sempre preso la difesa dei poveri e per tutti si è lasciato mettere in croce. Riportiamo il proemio della costituzione “Gaudium et spes” del Vaticano II: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel suo cuore”. L’Alta Montagna sta morendo: ci siamo dentro, condividiamo le sofferenze delle nostre popolazioni. Avremmo desiderato un apprezzamento su un lavoro diocesano che ha richiesto impegno, tempo, fatica e che ha coinvolto migliaia di persone. Sentiamo il dovere di informare di tutto questo i preti della montagna reggiana e modenese e i nostri fedeli. Prima di farlo però attendiamo una sua urgente chiarificazione. In attesa la salutiamo con viva cordialità. Collagna, 27 marzo 2005”.