Home Editoriale Il sentiero dimenticato: quando la promozione turistica naufraga nelle cose più semplici

Il sentiero dimenticato: quando la promozione turistica naufraga nelle cose più semplici

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E alla fine è scoppiata l'estate. Che fare nella capitale della montagna nelle giornate di canicola dal barbaglio fondente? Si può tentare con la solita "vasca" in centro. Se siete pedoni potrete destreggiarvi cercando di evitare mamme con bambino al seguito che manovrano carrozzine come fossero trattorini rasaerba oppure cercare di farvi una cultura sulle tendenze giovanili ascoltando ragazzine e ragazzini perennemente incollati al cellulare che non mancheranno di mettervi a parte di tutti i loro segreti. Se siete automobilisti dovrete dimostrare la vostra abilità alla guida facendo lo slalom tra pedoni aspiranti suicidi che attraversano la strada ovunque e macchine parcheggiate momentaneamente in doppia fila e parcheggiatori che si fiondano all'improvviso nel parcheggio-miraggio ben guardandosi dal mettere la freccia.
Ma se tutto questo non vi tenta e se, in cuor vostro, vi considerate degli avventurosi Indiana Jones, sprezzanti del pericolo, sappiate che ai piedi della Pietra di Bismantova esiste un sentiero che fa per voi, persone avventurose! Magari armatevi di machete prima di mettervi in cammino, potreste rendervi utili alla collettività ripulendolo un poco!
Il sentiero in questione è segnalato (si fa per dire...) come il 697 bis e non è altro che il prolungamento del sentiero 697 che, partendo dal rifugio della Pietra, giunge all'acquedotto e, di lì, prosegue sino a raggiungere l'abitato di Case Pattino per poi scendere sino al centro del paese. Iniziamo il percorso dal rifugio della Pietra e una delle prime cose che notiamo è un cartello dell'Amministrazione comunale che, adagiato in maniera incerta ad un masso, ci avverte che la stessa, per preservare la bellezza naturalistica del luogo, ha provveduto a rimuovere qualsiasi elemento di impatto visivo (cestini, cartelli etc.), Proseguendo nel percorso ci si accorge subito che l'Amministrazione è così rispettosa della natura da ritenere probabilmente un atto barbaro il potare le frasche che lentamente ma inesorabilmente invadono il percorso del sentiero. Ma è con l'arrivo nella zona dell'acquedotto e l'immissione sul famigerato 697 bis che le cose si fanno critiche. Attenti a voi! Se non siete trekkisti esperti in percorsi disagiati ma solo passeggiatori della domenica in cerca di distensione e di ristoro rinunciate in partenza. Se poi (Dio non voglia!) siete anche persone meditabonde che mentre camminano si distraggono facilmente rincorrendo i propri pensieri, prestate ancora maggiore attenzione: ne va della vostra incolumità fisica!
Abbiamo calcolato che, lungo il percorso, si rischia almeno 30-40 volte di inciampare in qualche ramo che il Generale Inverno (o sarebbe meglio dire i Generali Inverni, considerata la consistenza del legno che dimostra come quei rami stiano lì da tempo immemorabile), ha deciso di schiantare sul percorso. Nulla di male, potreste obbiettare: è nella natura delle cose che chi cammina in un bosco debba guardare dove mette i piedi! Potremmo essere d'accordo se non fosse per il fatto che, dovendo guardare dove si mettono i piedi, si corre il serio rischio di vedere uno dei tanti rami ciondolanti ad altezza di cranio infilato dentro ai propri occhi! Se, a tutto questo, vogliamo aggiungere che, il suddetto sentiero, presenta una segnaletica a dir poco indegna con il serio rischio di perdersi se non si fa la più accurata attenzione e che, in alcuni punti, la vegetazione si presenta come il groviglio di una giungla sub-tropicale, tanto da richiedere di piegarsi in due per aprirsi un varco, non si può dare di questo percorso che il più basso giudizio. Dispiace che un sentiero il quale, a parte un paio di punti di forte pendenza e che potrebbero facilmente essere resi più praticabili da semplici variazioni di percorso, si stende in maniera abbastanza tranquilla in mezzo alla frescura del bosco sia lasciato in queste condizioni.
Noi siamo perfettamente consapevoli del fatto che la rete dei sentieri montani (alcuni dei quali aperti senza la minima pianificazione e poi abbandonati a loro stessi) richieda uno sforzo consistente dal punto di vista della manutenzione, ma siamo altresì coscienti che qui non stiamo parlando di un sentiero sperduto sul crinale e difficilmente raggiungibile; noi crediamo che la rete dei sentieri attorno alla Pietra, non foss'altro che per la capacità attrattiva che questo monolite naturale esercita sul turismo, meriterebbe, anzi necessiterebbe, di essere mantenuta se non in maniera perfetta, almeno in maniera decorosa.
Non si può che stigmatizzare il fatto che, a fronte di progetti più o meno faraonici, per promuovere il turismo, faccia da contro altare la quasi totale incuria in cui viene abbandonato il territorio. Come si può sperare di riuscire nelle cose grandi quando non si riesce in quelle piccole e semplici? Un sentiero ben mantenuto, nel suo piccolo, è qualcosa che resta alla collettività in ogni periodo dell'anno e che incarna alla perfezione quell'idea di turismo non stagionale più volte sbandierata negli ultimi anni e mai realizzata concretamente. Una delle regole di base del marketing territoriale è quella secondo la quale, per soddisfare la domanda esterna (turismo) sarebbe prima necessario soddisfare quella interna (residenti); questo qualcuno sembra troppo spesso dimenticarlo e ogni tanto ci ricade. Sono le piccole cose che migliorano la qualità della vita e che promuovono un territorio. Ma la politica delle piccole cose non significa necessariamente politica di piccolo cabotaggio allorché venga pianificata in maniera integrata. Nell'attesa speriamo negli intrepidi Indiana Jones che vorranno dare un fattivo contributo nel ripulire il sentiero in questione.