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C’era una volta chi andava dagli Appennini alle Ande. E c’è chi in tempi più vicini a noi più modestamente si trasferisce da un ospedale, o dalla Rai, ad un parco. O almeno vorrebbe. O almeno si dice che vorrebbe.
Riassumiamo le ultimissime tappe delle vicende che interessano un povero parco “di periferia” che, da anni in stallo per beghe e controbeghe politiche, fa fatica anche solo a darsi una dirigenza (figuriamoci una linea d’azione). Negli ultimi giorni la stampa ha riportato i nominativi che sono stati proposti al ministro dell’ambiente dalle regioni interessate. Si tratta di Alessandro Gogna, alpinista, Umberto Guiducci e Franco Viappiani, medici. Subito interviene la Confcommercio, con Ferraboschi e Virgilli, e boccia in blocco. Si fa sentire il reggiano diessino assessore regionale Zanichelli che rimbrotta dicendo che così si perde ulteriore tempo. Passano pochi giorni (e arriviamo a questa settimana) e sbuca Pier Paolo Cattozzi, castelnovese, noto ex giornalista sportivo, che si autocandida alla guida del parco. Un giornale che ha riportato la notizia avverte che “ha lavorato in passato al palazzetto del ghiaccio di Cerreto Laghi”.
Esistono criteri (non ardiamo dire “tempi”, perché quelli sono una variabile che ha già sforato il buon senso e suscita solo ironia) che regolino l’iter che porta alla nomina? O ciascuno, in possesso di una buona “lobby” di sostegno, monta sulla carrozza e tenta la “scalata” approfittando appunto del già detto, temporaneo, stallo?
Se tanto dà tanto … non c’è il due senza il tre. Cioè: il primo presidente, l’udc Tarcisio Zobbi è stato “defenestrato” dal Tar; il secondo, l’ex prefetto Raffaele Guerriero, ha opposto dopo pochissimo tempo dall’insediamento il “gran rifiuto” ed ha salutato la compagnia. Che destino attende il successore (sempre che successore salti fuori, prima o poi)? Ma, soprattutto, che destino attende un parco che continua ad esistere, sempre più sbiadito, solo sulla carta? Governato da un commissario straordinario, Aldo Cosentino, dirigente ministeriale, che neppure sappiamo che faccia abbia? Un ente che aveva indubbiamente sollevato interesse. Ora che rimane da sollevare? Forse è tempo, invece, di ripiegare? E di stendere? Veli?

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Nel frattempo (prendendo i primi che vengono in mente dal mucchio) assistiamo: alla guerra dei pascoli lassù per le montagne del Cerreto; alla diatriba per aprire almeno il discorso alla possibilità della Gatta-Pianello bis; alla lotta per la composizione della giunta dell’Unione dei Comuni; all’allargamento dell’esecutivo comunitario; a un Ligonchio che si sente abbandonato perché politicamente non allineato; a un Cerreto Laghi che piange greco per la crisi turistica; a un duo Vetto-Ramiseto sempre alle prese con una strada di collegamento di val Lonza martoriata; alle periodiche ipotesi di fare una seconda comunità montana “di collina” … Insomma, gli esempi di politica “dell’orticello”, del ciascun per sè, della frammentazione, dei temi a corta gittata sono parecchi. Non li inventiamo, li leggiamo giorno per giorno sulla stampa. Si avverte il bisogno di “manici” con idee forti, orizzonti lunghi e passione vera in testa. Buoni politici, cioè. La montagna reggiana ha bisogno di un disegno d’insieme. In formula: analisi + sintesi + proiezioni + elaborazione + programmazione = inversione di tendenza + rinascita. Troppo semplice, vero?

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Abbiamo avuto modo di leggere nei giorni scorsi un interessante intervento proprio di Alessandro Gogna, tra i candidati proposti alla presidenza del parco nazionale, pubblicato sul giornalino del Comune di Castelnovo ne’ Monti. In esso esprime il suo “sogno-appello del parco”. Stralciamo: “Fateci fare un viaggio appenninico, per conoscere qualcuno di vero, tra i semplici e tra qualche famoso; fateci conoscere quegli uomini e quelle donne che amano davvero la loro terra, che la amano così tanto da non dimenticarla mai: non è vero che non ce ne sono più, si nascondono, dietro un rudere, dietro una pelle rugosa ma soprattutto dietro occhi difficili da spegnere. Fateci sapere se ci sono sindaci amati dalla gente, parroci in lotta per la comunità, giovani che si sono comprati una bella macchina cui non danno eccessiva importanza, contadini che si sono costruiti una casa in cui si possono riconoscere anche i loro nonni … “. Non è il caso di scomodare un più famoso “I have a dream” …