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Parmigiano-Reggiano, nota della Cia

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Ha sottolineato Ivan Bertolini, presidente della Cia di Reggio Emilia, a conclusione di un incontro con un folto gruppo di associati all’organizzazione, riuniti a discutere di come superare la crisi in corso, chiamati per la rappresentatività delle aziende di cui sono titolari o per il ruolo in caseifici e strutture commerciali: "Nessuna impresa può sopportare per un lungo periodo una decurtazione del proprio reddito di un 30%, come sta avvenendo ai produttori del latte destinato alla trasformazione in Parmigiano-Reggiano. Crediamo allora che occorra un chiarimento di fondo tra tutti i soggetti che operano nel comparto e nel Consorzio di tutela, per decidere delle azioni da mettere in campo nei prossimi mesi, mobilitando tutte le energie e le risorse possibili, private e pubbliche, per contrastare la deriva economica del settore di punta dell’economia agricola reggiana".

L’incontro era stato introdotto da una relazione del responsabile economico della Cia di Reggio, Giorgio Davoli.
Queste le proposte scaturite dall’incontro, che la Cia sottoporrà ai propri associati ed al confronto con tutta la filiera del Parmigiano-Reggiano a partire dall’incontro di domani a Bologna con l’assessore regionale Tiberio Rabboni, ed ad un prossimo appuntamento presso il Consorzio Parmigiano-Reggiano:
- incentivazione della commercializzazione con fondi privati, pubblici e del Consorzio per conquistare nuovi mercati sostenendo chi veramente opera all'estero con il nostro formaggio tipico;
- nell'immediato, forte riduzione della produzione già in magazzino (almeno del 10%) con promozioni straordinarie del Parmigiano-Reggiano, utilizzando fondi della pubblicità;
- ritiro dal mercato di una parte della produzione di latte, da destinare al consumo come latte alimentare, con un incentivo da parte del Consorzio, così come sta avvenendo nel Consorzio del concorrente Grana padano;
- eliminazione completa dal mercato del prodotto non idoneo (lo sbiancato dovrebbe essere fuso), in modo da ottenere una riduzione del 4% sulla produzione;
- ricerca di nuove strade di commercializzazione per il formaggio cosiddetto “rigato”, indirizzandolo al mercato dei formaggi freschi (rappresenta l’8% sulla pro-duzione);
- occorre rendere i Consorzi obbligatori; il Consorzio del Parmigiano-Reggiano deve diventare il vero tavolo per accordi interprofessionali;
- estensione dei controlli sulla quantità e sulla qualità della produzione: va ridefinito il ruolo del Dipartimento qualità, che deve essere più incisivo e più autoritario con chi non rispetta le regole (fino al ritiro delle fasce per la marchiatura) e più autonomo dal Consorzio;
- difesa con maggiore tenacia del sistema cooperativo e delle sue strutture: fare accorpamenti dove necessitano (superare quindi gli antichi campanili e guardare all'economicità delle strutture), credito agevolato ai caseifici per aumentare i tempi della stagionatura e per evitare di svendere il prodotto.

"E’ necessario definire entro breve tempo una linea d’azione condivisa – ha chiarito Bertolini - anche per evitare una fase di stallo nel Consorzio e concentrare l’attenzione sui problemi veri del settore. Come l’Italia, anche il Parmigiano-Reggiano non può permettersi una campagna elettorale lunga un anno, come già sembra avvenire a Parma, in vista della scadenza delle cariche consortili”.