Home Cultura Ragazzi, laceratevi l’anima! Romantica, spietata, giovane: ecco a voi Gwendoline Riley

Ragazzi, laceratevi l’anima! Romantica, spietata, giovane: ecco a voi Gwendoline Riley

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E, cosa ancor più importante, ha conquistato un'intera generazione di giovani alla ricerca di personaggi in cui riconoscersi.
Se ancora non conoscete Gwendoline Riley, leggete queste righe, e ricordate: lei è noi.

Se avete un'età tra i 15 e i 35 anni, se vi sentite giovani dentro, oppure se avete voglia di provare nostalgia verso gli anni della vostra gioventù, o anche se volete capire meglio cosa frulla nella testa e nel cuore dei nostri ragazzi, appuntatevi in stampatello rosso questo nome: GWENDOLINE RILEY. A scanso di equivoci, mettiamo subito in chiaro le cose: il personaggio in questione ha ventisei anni, vive a Manchester e fa la scrittrice. Il suo romanzo d'esordio, "Carmel", due anni or sono strappò lacrime e applausi. L'opera seconda, "Sick notes", ha pochi mesi di vita ed è già culto.
Procuratevi questi libri, e trattateli bene. Mettetevi comodi, rilassatevi ma concentratevi. Preparatevi un gin tonic senza ghiaccio, possibilmente forte (o anche un doppio gin liscio, per chi ha stomaco); se siete contrari alle bevande alcoliche, non c'è problema: una tazza di tè caldo fa al caso vostro (lasciate perdere le tisane o altri strani intrugli, per favore), ma sdraiatevi, e appoggiatela sul vostro addome. Guardate il soffitto, cercategli crepe o ragnatele. Se fuori piove e il cielo è grigio, spalancate le finestre e riempitevi i polmoni. Siate avidi di umidità, mi raccomando. Ci fosse la nebbia, sarebbe perfetto. Dimenticate i troppo comuni stereotipi sulla letteratura adolescenziale: Gwendoline Riley sa cosa significa "scrivere".

Armatevi di matita, vi servirà a sottolineare tutte quelle frasi che vorrete indimenticabili. Se avete i capelli lunghi, infilate la matita nella vostra coda di cavallo, proprio come fa Esther, l'eroina di "Sick notes". Ora sì, potete cominciare la lettura: io partirei con "Carmel", ma invertire l'ordine non è una bestemmia. Non aspettatevi intrecci clamorosi: la trama è un pretesto. Ciò che conta sono i personaggi. Carmel lavora in un bar, Esther è scrittrice. Entrambe sono prima di ogni altra cosa romantiche. Sono incredibilmente romantiche. Carmel ama fare lunghe passeggiate e rifugiarsi nei bar o nei negozi in cui è possibile acquistare dischi usati; Esther preferisce stare in casa, circondata da bottiglie vuote, calzini e libri, oppure calarsi nelle poltrone dei cinematografi per lasciarsi cadere in calde dormite. Entrambe cercano nella solitudine la propria dimensione di vita, vogliono a tutti i costi sentirsi bene nella solitudine, salvo poi non riuscire a fare a meno delle loro migliori amiche. Parlano e leggono con avidità, Carmel e Esther; i loro pensieri non sono mai banali. Nei momenti di rabbia o sconforto, talora semplicemente per vizio, ingurgitano massicce dosi di gin. Talvolta capita loro di innamorarsi, o anche solo di incontrare persone e sentirsene attratte; le notti di sesso goduto o mancato nelle camere d'albergo sono attività per lo spirito, più ancora che per la carne.
Gravita attorno a loro un universo di personaggi d'altri tempi, archetipi di un mondo fantastico d'arte e fantasia che cattura i bravi ragazzi, li illude e li lascia in balia della realtà: vagabondi di buona famiglia, ubriaconi senza fissa dimora non categorizzabili come barboni in quanto ancora glabri e troppo giovani, musicisti rock servi della droga, presunti desperados, teneri amici in cerca di risposte, poeti incompresi e marinai nella burrasca. Senza dimenticare fratelli solidali oppure ostili, nonché genitori assenti, vittime e carnefici di esistenze che si trascinano stanche.
Carmel e Esther sono dolci, nei loro corpicini minuti, nei sorrisi, nella passione con cui esibiscono le loro stranezze, sublimandole a poteri magici; nello stesso tempo, esse sono spietate, verso gli altri e ancora di più verso se stesse. I loro occhi vogliono capire, vogliono penetrare in profondità, mettere a nudo tutti e di tutto, arrivare al cuore di ogni entità sensibile. Non si accontentano della logica, ciò a cui puntano è un'indagine sentimentale, inesorabile quanto piena di compassione, dolorosa quanto necessaria. L'oscurità è il loro terreno, che sia il buio delle strade bagnate, il fumo attorno ai neon dei pub, le lampadine intermittenti negli appartamenti fatiscenti. Nell'oscurità, ogni movimento rallenta e si riempie di pathos, ogni intento diviene più sincero e palese, ogni sentimento evapora con i fumi dell'alcol o con la pioggia che incessantemente cade sui marciapiedi. È Manchester il teatro di tutto ciò, la città delle anime bagnate, l'oasi triste di chi cerca una poesia contemporanea e decadente. Compassata. Riflessiva nonostante il rumore.

È difficile riuscire a cogliere e rendere con le parole questo lirismo alquanto insolito, ben distante dai lunghi baci sui tramonti di fuoco, dagli orizzonti senza fine e dagli ermi colli. Anche per questo ritengo Gwendoline Riley eccezionale. È lei la poetessa dei sobborghi di ferro e cemento, delle nebbie e dei giochi di luce all'alba, delle pozzanghere e dei venti sporchi, dell'umidità e dei mucchi di spazzatura, degli schiamazzi e dei corpi agonizzanti sulla porta dei pub. I suoi paesaggi metropolitani non sono altro che il riflesso dei mondi interiori dei suoi personaggi, di anime sporcate dalla vita ma mai completamente da buttare, di cuori grandi quanto possono esserlo le speranze, pieni di energia e malinconia, ottimismo e rabbia, ansia e torpore. Nonostante tutto, la vita è una cosa stupenda. Seria, difficile, eppure stupenda. Nessun personaggio può considerarsi un fallito, a tutti viene lasciata aperta una possibilità, un'ancora di salvezza, una chiave per la felicità. In fondo, la gioventù non è altro che ricerca.

A dispetto delle storie tristi, delle atmosfere ombrose, di quelle frasi che sembrano fatte apposta per lacerarti l'anima, "Carmel" e "Sick notes" sono letture che, proprio accanto alle ferite, ti aprono squarci di sola luce. Perché, in fondo, la dolcezza è luminosa, la gioventù è luminosa, così come luminose sono la vita notturna, i dubbi, la musica, l'amore, l'amicizia (ripeto: l'amicizia). Una pozzanghera. Una lacrima. La necessità di scrivere. Confessa Gwendoline Riley: "Sto veramente male quando ho il blocco dello scrittore. Sono momenti della mia esistenza che mi disorientano. Allora vado al cinema, a vedere dei film trash, così mi deprimo ancora di più, quasi fino a toccare il fondo, bevo gin tonic, insomma mi faccio del male fino a non poterne più. Poi rinasco e inizio a produrre. Mi fa felice, invece, lavorare, scrivere. Pensare sulla vita e alla vita per produrre".
Tutto ciò mi sembra incredibilmente romantico.

Gwendoline Riley, Carmel, Fazi Editore, 2003.
Gwendoline Riley, Sick notes, Fazi Editore, 2005.