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Parco nazionale e pensiero debole della montagna

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Apprendo dalla stampa locale che nei giorni scorsi si sono riunite le comunità costituenti il parco e che si inizia a lavorare per un programma 2005/2006.
Voglio pensare ed auspicare che sia finita la stagione dell’assalto alla diligenza (i finanziamenti pubblici previsti spesso utilizzati per opere fuori dai confini del parco nazionale) e che ne sia iniziata una nuova caratterizzata dal confronto coordinato sui programmi e - voglio augurarmi - sulle scelte strategiche che attengono lo sviluppo del territorio montano. Ad un passo in avanti che deve essere giudicato come coraggioso ed importante credo ne debba seguire un altro.

Il Parco nazionale decollerà se le istituzioni locali insieme alle varie articolazioni della società sapranno abbandonare la logica del pensare debole comune a tutti gli enti della montagna reggiana a favore del pensare forte e in termini strategici.
Bisogna compiere un grosso sforzo politico e culturale e lasciare indietro un'impostazione politica conservatrice che antepone i mezzi ai fini e gli effetti alle cause.

Da tempo figure politiche di rilievo istituzionale della nostra montagna reggiana parlano di progetti di infrastrutturazione di area con altre aree come i parchi delle Cinqueterre e delle Alpi Apuane. Tutto è possibile, prima però guardiamoci in casa e riflettiamo sul perché i parchi nazionali vicini sono riusciti a diventare fonti di sviluppo territoriale.
Il parco nazionale delle Cinqueterre ha quattro vie di comunicazione: via mare, ferroviaria, stradale e per ultimo una sentieristica attrezzata tra il mare e la montagna. La coltivazione della vite e l'agricoltura di pregio garantiscono una forte tenuta del reddito, già sostenuto dal turismo.
Mi chiedo qual è il pensiero strategico delle istituzioni senza distinzione tra maggioranze e opposizioni sul Parco nazionale.
Che fine ha fatto il Parco del Gigante? Serve o no allargare i confini del Parco nazionale ad altri pezzi del territorio montano? E se sì, come ridefinire con la gente del luogo i vincoli e i benefici, compreso quello della crescita del reddito locale per finire a quello del ripopolamento della montagna reggiana? Le comunità locali fatte di tanta gente debbono essere o no coinvolte in un processi di revisione e rilancio del parco nazionale?
Si tratta, io credo, di dare avvio ad una nuova fase dove devono contare con preminenza le opinioni della gente del luogo perché troppo hanno prevalso le opinioni di coloro che si sono sempre sentiti i fondatori del Parco nazionale!!!!

Per questa ragione ritengo si debba sancire con urgenza e in via definitiva (la dichiarazione del presidente della Comunità Montana va apprezzata e sostenuta) che 2/3 del Parco nazionale sono all’interno della provincia reggiana e che perciò che la sede del parco medesimo sia senza tentennamenti alcuni Ligonchio.
A sostegno di tale scelta credo sia importante fin da ora fissare un Consiglio comunitario aperto sempre a Ligonchio.
In quella sede e per una giornata intera ritengo si debba discutere di scelte strategiche con le forze sociali ed economiche e con le varie articolazioni della società, per addivenire ad una intesa istituzionale per il rilancio del Parco nazionale e del territorio montano.
Si tratta di un atto dovuto alla gente della montagna che reclama un maggior impegno delle istituzioni senza distinzione tra maggioranza a opposizione.

(Marino Friggeri, capogruppo Udc in Comunità Montana)