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Canossa, casi di scabbia

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La Direzione del Distretto di Montecchio informa che, a seguito di segnalazione di scabbia in tre ragazzi che frequentano la scuola media di Canossa, ha dato avvio nei giorni scorsi agli interventi di controllo, sorveglianza e profilassi sulle persone esposte al contagio in ambito familiare al fine di prevenire ogni ulteriore diffusione.
I medici del distretto sanitario hanno provveduto all’allontanamento temporaneo degli studenti identificati e ad informare le famiglie dei compagni di classe dove si sono verificati i casi. Ad oggi i ragazzi sono già stati riammessi a scuola.

Il monitoraggio continuerà nei prossimi giorni e non sono necessari al momento ulteriori specifici interventi, in quanto i casi sono circoscritti.
L’infestazione non riveste carattere di pericolosità per la salute né a breve né a lungo termine, trattandosi di una comune infestazione da parassiti cutanei.

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Alcune note tecniche sulla scabbia

La scabbia è una malattia causata da un parassita esterno, un acaro, che si trasmette da una persona all’altra per contatto generalmente diretto (contatto fra la pelle dell’individuo sano e quella dell’individuo ammalato), ma sempre più spesso anche per contatto “indiretto”, cioè tra la pelle della persona sana e un tessuto venuto di recente a contatto con la pelle dell’ammalato (indumenti, biancheria, lenzuola).
Il tempo di incubazione, che decorre completamente privo di sintomi, è spesso di circa un mese, e può arrivare a sei settimane.
Infatti, la scabbia non è una patologia prevenibile in senso stretto, così come la pediculosi e altre infestazioni dell’esterno del corpo: cioè non sono disponibili vaccini, farmaci o precauzioni che possano evitare l’esposizione al contagio.
L’epidemiologia della scabbia ha subito negli ultimi decenni due importanti cambiamenti: da patologia molto diffusa, specie nelle classi meno abbienti, è diventata rara nella seconda metà del secolo scorso.
Negli ultimi anni è nuovamente ricomparsa, con nuove caratteristiche epidemiologiche e la tipologia delle persone colpite da questa malattia non corrisponde più allo stereotipo che le descrive sempre come carenti di igiene e viventi in locali sporchi e malsani.
E’ possibile però controllarne la diffusione, dopo che è stato diagnosticato un caso, sottoponendo le persone esposte a visite e/o a trattamenti terapeutici veri e propri a totale carico del servizio sanitario.