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Un consiglio per i giovani?

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Che sudore! E' durata tre ore e mezza, dalle 20,15 alle 23,45. Nella sala del Consiglio comunale, la sede civile ufficiale della comunità locale, è andata in scena l'altro ieri sera un'altra puntata del cammino col quale i castelnovesi stanno cercando di fare i conti, dare un senso, cercare risposte e intraprendere azioni alle tragedie estive; e a una in particolare. Si respirava un clima teso. Del resto, l'occasione era di quelle importanti.

La presenza dei cittadini è stata massiccia: posti a sedere occupati, in piedi anche; gente anche nel corridoio. Non mancavano rappresentanti delle forze dell'ordine (Polizia stradale e Municipale), della scuola, della parrocchia, amministratori di altre comunità, la stampa.

Il sindaco Gian Luca Marconi ha avvertito in apertura che non intendeva tollerare polemiche politiche o tentativi di trasformare l'aula civica in un tribunale o un ufficio indagini. "Non dobbiamo avere fretta nel nostro percorso di elaborazione dei fatti accaduti, perchè il tempo è necessario per riflettere: la nostra comunità, pur sconvolta e ferita, dimostra anche voglia di confronto, come dice chiaramente la presenza di tanti cittadini qui stasera". "Forse occorreranno mesi, o anche anni, per il lavoro che dovremo compiere". Poi: "Voglio dichiarare qui che siamo vicini a tutte, tutte, tutte le famiglie coinvolte".

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Secondo Vincenzo Ferrari, della “Voce della montagna”, che per primo ha preso la parola, “siamo impreparati ad affrontare il mondo giovanile e scuola ed istituzioni sono distanti; bene invece la parrocchia, ma lì non ci vanno tutti”. Troppo facile, dice, caricare tutto sulle spalle delle famiglie, perchè sono cambiate le condizioni sociali e i rapporti figli-genitori. “Dalle forze dell'ordine sento che qui a Castelnovo non viviamo più in un'isola felice: la droga è ormai un fenomeno di massa. Dobbiamo cominciare a dire qualche no”.

Luigi Bizzarri, capogruppo di “Rifondazione Comunista-Castelnovo trasparente”, ha parlato di “comunità educante”, intendendo dire che non tutto va delegato ai genitori ma occorrono collegamenti e collaborazioni tra i vari soggetti formativi presenti sul territorio. “Castelnovo non è diverso da tanti altri paesi, nel bello e nel brutto. Il problema va ricondotto ai modelli di vita che ci vengono imposti, ad esempio dalla tv. Abbiamo dei figli che non riescono a dare risposte, a stabilire un confronto, a costruire un rapporto, ma dobbiamo ricordarci che essi sono un prodotto dei genitori”. L’adolescenza a suo giudizio si protrae troppo. Occorre una piattaforma di valori condivisi: prima di tutto il rispetto degli altri. Proposte: minacciamo di fare lo sciopero del canone, reintroduciamo il servizio civile obbligatorio.

Ha messo invece sotto accusa il “’68” Umberto Casoli, capogruppo della “Lista civica per Castelnovo Monti”. Il suo discorso ha preso le mosse da una frase di un ministro francese per andare poi alla ricerca delle cause dell'attuale fase sociale. Si citano ad esempio la “rivolta contro i padri” e “l'immaginazione al potere”. “Ora sono proprio i sessantottini a costituire la classe dirigente. L'abolizione del concetto di merito, lo svilimento di regole e valori, la libertà senza freni, la svalutazione del lavoro, il giovanilismo fine a se stesso... sono alcune delle cose che ci troviamo in eredità e che segnano la situazione odierna”. “Il Comune più che tanto non potrà fare, ma dei segnali quantomeno dovranno essere dati. Introduciamo nella scuola dei seminari a partire dagli ultimi due anni delle elementari che illustrino i risultati di una vita ‘esagerata’. Pensiamo all'eventuale figura del ’vigile di quartiere’ per stare più vicino ai cittadini”. Apprezzamento per il lavoro delle forze dell'ordine. Poi - in cauda venenum - l'attacco all'Amministrazione. Partendo da un’intervista rilasciata dal gestore del Gasoline ad un giornale a metà settembre, in cui si riportava che diversi amministratori – dopo che avevano affermato di averlo segnalato alle forze dell’ordine fin dall’inizio dell’anno – lo frequentavano abitualmente, egli in sostanza lancia accuse di incoerenza e cattivo esempio: “Un sindaco ha responsabilità importanti, una vita privata limitata, egli si trova sotto la luce dei riflettori: è nella natura dell'incarico che si è assunto. I suoi comportamenti devono quindi tenere conto di questo”. “Non abbiamo letto smentite all'intervista, ragion per cui, ravvisando appunto incoerenza di comportamento, chiediamo le dimissioni”. Applausi dal pubblico.

Il sindaco è negativamente sorpreso e vistosamente deluso dall’intervento e dalla pesante richiesta finale. Abbozza, dicendo che “queste affermazioni non meritano molte risposte. Perchè mai dovremmo giustificarci di fronte al fatto che abbiamo frequentato il locale in questione? E dire che avevo chiesto di attenerci strettamente al tema...". Ma poi si prosegue.

Seguendo l’ordine inverso deciso questa sera per gli interventi, si passa allora al rappresentante del gruppo più consistente, quello di maggioranza, “Castelnovo insieme”. Parla Walter Davoli. “Avrei voluto parlare della responsabilità dei gruppi di minoranza, ma invece devo dire che sono anch’io deluso. Gli incontri avuti con varie realtà istituzionali in questo periodo sono serviti; i fatti accaduti questa estate hanno scoperchiato una pentola che era lì che bolliva e che non abbiamo mai voluto vedere. Il problema della droga: per i giovani è cosa marginale? No, i gruppi che se ne occupano ci dicono il contrario…". Più in generale: “Dobbiamo affrontare problemi comuni a realtà più grandi della nostra: immigrazione, incidenti stradali, suicidi… E con queste cose dobbiamo fare i conti. Ma abbiamo anche delle risorse e quindi non dobbiamo farci prendere dal panico”. Orgoglioso: “Non siamo delinquenti, qui si studia e si lavora. Disagio? Io credo ci sia invece ‘crisi dell’agio’, abbiamo dato troppo. Certo, dobbiamo riprendere il nostro ruolo di genitori". Sulla necessità di regole: “Sono favorevole che ci siano norme di comportamento, certo, ma poi, una volta che ci sono, non possiamo ‘rampinare’ su ogni minimo aspetto…". Fa riferimento al caso di tre giovanissimi di Brescia periti nei giorni scorsi a bordo di una Maserati. Parla infine dell’incertezza del futuro: i ragazzi, secondo il suo punto di vista, dopo lo studio perdono prospettive, soprattutto quando il lavoro tarda ad arrivare. E così si rimane adolescenti fino a 40 anni…

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Parte a questo punto il Consiglio propriamente “aperto” ai cittadini. Chiede di parlare Graziano Bottioni. Fa una premessa, rispondendo ad un consigliere (Casoli): “Io, insegnante, l’ho vissuto e lo critico in aula, il ’68. Ma secondo me Casoli non lo conosce. Intanto, il tema è il disagio e non il ’68”. Prosegue: “Cosa capisce il genitore (inteso come adulto) del giovane (e viceversa)? C’è un problema di comunicazione? Io personalmente a scuola mi interesso più delle eventuali difficoltà personali dello studente che non del suo rendimento”. Il Gasoline: “Non lo conosco, ma se chiude apre un altro locale a prenderne il posto”. Ordine pubblico? “Non ravviso sia questo il problema. C’è piuttosto, secondo me, un problema di identità che manca nei giovani. Ogni generazione ha bisogno di cercarsene e trovarsene una”. “Siamo come in una città – soggiunge – e qui, stasera, deve iniziare il confronto”. Ancora applausi dal pubblico.

Il sindaco interviene per chiedere di evitare: “Per favore…".

Silvana Aguzzoli: “M’aspettavo delle proposte, invece ribadiamo cose ovvie: famiglie e scuola devono educare, la polizia deve controllare… Sappiamo e sapevamo già da prima che ogni locale (prima ancora del Gasoline) somministra superalcolici. La notte della finale dei mondiali di calcio c’erano in giro per il paese adulti, genitori ubriachi: è questo l’esempio che diamo?”. La tragedia del 20 agosto ha toccato in profondità gli abitanti: “In questi due mesi tutti avevano la realtà in bocca… L’unica proposta che ho sentito è quella di organizzare seminari avanzata da Casoli, che apprezzo".

Il sindaco ripete che stasera dal Consiglio non uscirà chissà cosa: “Questa riunione deve costituire piuttosto la tappa di un cammino che abbiamo intrapreso”.

Interviene Federico Tamburini, portavoce del costituendo comitato genitori formatosi a seguito del grave fatto della morte di Giacomo: “Ritengo che il Consiglio di questa sera sia già di per sé una proposta, questo tipo di confronto può servire”. Spiega brevemente il lavoro che come nuovo gruppo intendono portare avanti: parlarsi tra genitori e sviscerare temi ed argomenti sui problemi dell’educazione e del rapporto coi figli: “Dobbiamo cominciare ad assumerci le nostre responsabilità”. Propone un “patto per Castelnovo”; e il concetto pare un po’ quello della “comunità educante” espresso da Bizzarri.

Per Sergio Tamagnini “bisogna evitare di scaricarci addosso le colpe a vicenda”. “Nel mondo della scuola anche gli insegnanti hanno spesso comprensibili difficoltà. Del resto, il mestiere di educatore, si sa, è tra i più complicati. Propongo di individuare sedi opportune per dare un seguito a questo discorso iniziato”.

Erano le 22 quando ha preso la parola don Giordano Goccini. “Ero via quando è successo il fatto – esordisce – e in paese, al mio ritorno, ho trovato molta gente ferita”. “Inutile girarci attorno: a Castelnovo succedono certe cose (quali, più precisamente?), circola droga…". Ricorda al proposito un pezzo comparso sulla stampa che risale al gennaio scorso. “Mi trovo talvolta a mettere in guardia i genitori ma…". Non termina la frase, ma è credibile intendere il seguito con un “…non mi credono se dico loro certe cose”. Perentorio: “Non possiamo permetterci, noi adulti, di apparire squalificati ai loro occhi. Interroghiamoci: noi ‘grandi’ che motivi abbiamo per vivere? Ne abbiamo? E allora trasmettiamoli! Dobbiamo appassionarci ai nostri giovani, curarli, seguirli. Io al Gasoline c’andavo. Andavo, mi guardavo attorno, condividevo un po’ il tempo libero dei ragazzi”. Prosegue: “Noi preti dobbiamo farci portatori di una speranza più alta”. E veniamo al famoso sogno. “Castelnovo ha grandi risorse sotto il profilo culturale: penso all’ambito della scuola, c’è il Merulo, la musica, il teatro, l’oratorio, le associazioni di volontariato… Ma occorre essere attori attivi, bisogna che gli adulti entrino con maggiore decisione. Il Gasoline chiude? Se sarà vero, io lo userei come luogo di volontariato, un contenitore dove fare aggregazione… Un segno che qualcosa ricomincia”. Ma che paese è Castelnovo? “Castelnovo è un bel posto, ma non esiste l’anonimato. Tutti sanno tutto di tutti”.

Il sindaco gli dice: “Attento, don Giordano, che poi il vescovo ti trasferisce, visto che si fermavi nel locale, a differenza mia, oltre la mezzanotte…". La punzecchiatura ha evidentemente un destinatario preciso: Casoli.

Prende quindi la parola Franco Viappiani, direttore distrettuale dell’Ausl: “L’adolescenza è da sempre la fase più critica. Non possiamo colpevolizzare le famiglie. Dico no ai processi in piazza, per quelli ci sono i giudici; e questo è indice di una società civile. Auspico comprensione e coesione nella nostra comunità”. Riflette: "Ciò che mi fa più impressione è che ciò che è successo riguarda famiglie ‘normali’. Non vi è, cioè, una traccia che ci possa ricondurre ad un’area, una sigla, una parte, su cui puntare l’attenzione per la ricerca di motivi e cause”. “E’ un periodo sfortunato per Castelnovo, questo paese deve dimostrarsi attento agli altri, dobbiamo vigilare affinché non si creino condizioni che portano a risultati drammatici…". Circa le problematiche legate al dialogo intergenerazione ricorda che ci sono strutture pubbliche deputate. Convergenza con un’espressione di don Giordano: “Castelnovo è un bel paese e dobbiamo sforzarci a che diventi sempre migliore”.

“La dimensione della paura e della vergogna sono cose che ho incontrato spesso nel mio lavoro – ha affermato l’assessore Paolo Ruffini – il timore di essere etichettati in un mondo così competitivo. Dobbiamo sfruttare le risorse di cui siamo ricchi e uscire dalla solitudine”.

La dottoressa Lorenza Casagrande rileva come “finora nessun giovane presente qui ha parlato e se continuiamo solo a parlare tra noi grandi alla questione ci giriamo solo attorno…". Ella è la prima a nominare Giacomo Li Pizzi, che “forse non ha trovato alcun adulto cui riferirsi, col quale confidarsi”. “Dobbiamo pertanto rompere questo circuito chiuso ed ampliare il dialogo”.

Interviene di nuovo il sindaco Marconi per dire che ha ricevuto una mail da un educatore di Modena che esprime le stesse cose appena sentite del dibattito.

E’ poi la volta del consigliere comunale di maggioranza Maria Luisa Muzzini. “Mi fa piacere la presenza di tante persone, stasera, persone che hanno preferito per una volta spegnere la tv”. Nel merito: “I ragazzi coinvolti sono ‘nostri’ figli: diamoci più tempo per capirne i bisogni”, citando al proposito il costituendo Comitato genitori. Ricorda brevemente qualche tratto della sua giovinezza, quando “ci si chiamava per nome”. “Ragazzi lo siamo stati tutti, ma forse più che ora sapevamo che esisteva una ‘regola’, lì pronta, che aspettava solo, nel caso, di ‘scattare’…". “Viviamo in tempi di perdonismo diffuso ma anche di condanna dura quanto salta fuori il possibile colpevole: due poli opposti da evitare”. Riscoprire le regole rinsaldando i rapporti, riscoprire l’aspetto della gratuità: “Dovremmo impostare una vita rispettosa e serena”. “Spegniamo i reality e le veline, lasciamo magari anche un po’ di polvere in più in casa: ma troviamo il tempo per queste cose”.

Raffaele Galluccio, psichiatra del locale servizio pubblico, ha detto: “Le proposte di don Giordano vanno nella direzione giusta. I giovani sono immersi in un sistema di competizione ove si vince o si perde tutto. E molti sono quelli che perdono; e, perdendo tutto, estremizzando, a che pro continuare (a vivere)? Il concetto di ‘comunità educante’ lo ritengo un concetto forte”. Esortazione-consiglio: “Dobbiamo togliere dal groppone dei nostri figli questo mostro della solitudine”.

E finalmente per la prima volta prende la parola uno dei giovani presenti in sala, Claudia Viappiani. “Mi sembra che siamo un po’ fuori tema”. Mentre cita la nostra Redacon come canale buono per comunicare coi giovani (grazie), snocciola quali sono, a suo parere, ambiti possibili d’impegno: “Teatro, musica (un po’ di rumore permettetecelo!), presentazioni di libri… Ma la cosa essenziale è essere coinvolti nelle fasi organizzative”. Ma spesso i giovani rifuggono l’impegno; e forse un piccolo segno di ciò è anche il fatto che diversi di loro, presenti stasera all’inizio dell’incontro, si sono dileguati abbastanza presto e al momento in cui sta parlando Claudia ce ne sono rimasti pochini… Lo ammette lei stessa quando afferma che: “E’ però anche vero che la maggior parte dei giovani hanno difficoltà a proporsi, quindi bisogna fare uno sforzo e ‘andarli a prendere’… poi magari qualcuno si aggrega…".

E l’assessore Claudia Corbelli li esorta a farsi avanti: “Sentire il loro punto di vista è fondamentale, e al proposito faremo degli incontri, cercando di collaborare con chi coi giovani ha a che fare. Una cosa condivisa è certamente meglio di una imposta: non so che risposte avremo ma dobbiamo provarci”. “Questa vicenda – afferma – ci ha fatto interrogare e chiederci cos’abbiamo sbagliato”. Problemi di comunicazione con loro? “La frase che si ascolta sempre è ‘non c’è mai niente da fare’: non è vero, ma forse il problema sta proprio nel trovare il modo di confrontarsi e parlarsi… Credo manchi un organismo di rappresentanza loro davanti all’Amministrazione", e cita il ‘Girotavolo’, il Centro giovani… Realtà che, se ci sono, battano un colpo!

Parentesi più tesa quando prende la parola Ezio Benassi, col quale “duetta” il sindaco a forza di interlocuzioni, botte e risposte di carattere politico. “Una realtà come il Gasoline, dico io, è normale? Ci abito vicino, non rispetta orari né volume della musica, ne sono testimone diretto. E allora rilancio e chiedo piuttosto: cos’avete intenzione di fare per il ‘disagio dei vecchietti’?”.

“Io ho dubbi e non appartengo alla schiera di coloro che hanno sicurezze”, esordisce l’assessore Giuliano Maioli. “Precisando: se ci sono cose che per me hanno importanza sono i valori e le relazioni; e su questo allora trovo invece sicurezze”. Maioli è un noto ex-rallysta. Fa riferimento a questa sua passione quando si chiede: “Davo un buon esempio o no quando correvo sulle strade? Me lo chiedo. E la risposta che mi dò è che, sì, anche la competizione penso ci possa stare, facendo attenzione a prenderla per quel che è, riconoscendola per tale e separandola da quella che è invece la competizione nella vita quotidiana. E allora, in questo senso, vissuta con lealtà, credo che la gara possa essere fattore positivo e possa aiutare a crescere”. Si rivolge a Casoli quando parlava del ’68: “Il male non l’individuo in un solo punto e in un solo fenomeno”. A Bizzarri invece dice: “Quello della ‘comunità educante’ è un bello slogan, ma servono davvero valori, che devono essere condivisi. Dobbiamo sì parlare coi giovani, ma senza seguirli indiscriminatamente sulla loro strada. Serve un confronto e poi una sintesi all’interno di un sistema di regole”. Nota ottimista: “Ci sono realtà positive e su quelle bisogna far leva”.

Secondo Antonella Ruffini, una madre, “a Castelnovo mancano luoghi d’aggregazione, i giovani ci chiedono di divertirsi”.

Ed ecco il secondo giovane ed ultimo giovane che si fa avanti, Marzio Melega: “Io in verità un disagio ce l’ho ed è quello di non sentirmi troppo accettato, non so se per il colore della mia pelle. Quando esprimo un’opinione diversa da altri del mio gruppo - lo dico anche a nome di altri non indigeni – spesso vengo apostrofato con epiteti come ‘straniero’, ‘negro’... Anche se per fortuna non tutti sono così”.

Il sindaco commenta: “Il problema dell’integrazione in effetti è già uscito da altri incontri”.

Clara Domenichini, medico, aggiunge: “Si è parlato di ‘comunità’, stasera, ma è un concetto che va allargato e deve tenere conto anche di aspetti come questi: molti stranieri sono in effetti esclusi”.

Il neo-assessore Savio Bertoncini butta lì un sassetto: “Associazioni ce ne sono tante (67 quelle registrate), ma… mancano i giovani! Ce ne sono pochissimi. E’ certo più comodo stare al bar o davanti alla tv…".

Altro assessore, Nuccia Mola: “Vedere tanta gente qui riunita a ragionare di queste cose fa piacere, ma mi chiedo: perché bisogna agire sempre e soltanto quando c’è un’emergenza, quando c’è il fattaccio?”. Parla poi di grande solitudine e menefreghismo, di sviluppo senza freni… “Dove ci stanno portando?”.

Il vicesindaco Fabio Bezzi chiude la serie degli interventi. “Anzitutto ringrazio i due ragazzi intervenuti”. Riferendosi alla tragedia estiva commenta: “A volte qualche ‘schiaffone’ può servire a darci una svegliata. Apprezzo l’impegno preso dal comitato genitori, usciti un po’ malconci da questa vicenda: saranno certamente utili momenti di formazione a approfondimento”. “Credo nella forza di reazione di questa comunità: e questa comunità ha voglia di reagire. Ricordo la mia adolescenza. I miei sono andati a lavorare a 10 anni; io a 20; mia figlia forse c’andrà a 35… Ma mica ci si deve augurare il ritorno al tempo del lavoro minorile e all’annullamento dell’età adolescenziale!”. “Difficoltà oggettive ce ne sono. Forse bisogna recuperare una capacità di entrare in conflitto coi figli, all’occorrenza, imparando a gestire le situazioni”. “Desidero infine ringraziare tutti, anche chi vede il problema da altri punti di vista; spero usciremo da qui stasera se non altro con qualche consapevolezza in più”.

Sipario quando manca un quarto d’ora alla mezzanotte.

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Questo consiglio comunale aperto è stato interamente trasmesso in diretta da Radionova.