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Kenia / Forum sociale mondiale

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"Non c'è alcuno studio scientifico che confermi l'esistenza di guerre etniche o di religione. Si tratta invece di conflitti molto più spesso determinati da cause economiche": lo ha affermato stamani Paolo Beccegato, responsabile dell'area internazionale della Caritas Italiana, in un dibattito su 'media e informazione' all'interno del Forum sociale mondiale di Nairobi.

Il flusso di notizie in circolazione a livello mondiale, è stato osservato, è gestito oggi da cinque grandi agenzie di stampa internazionale "che si comportano come qualsiasi altra multinazionale", creando delle vere e proprie 'media corporation' che rispondono a precisi interessi economico-politici, relegando i mezzi di comunicazione indipendenti e alternativi a un ruolo finora marginale.

In Sierra Leone - è stata la testimonianza di Joseph Touré, responsabile della commissione giustizia e pace della diocesi di Makeni - "i media internazionali hanno soprattutto spettacolarizzato la guerra e le sue atrocità, come le amputazioni inflitte ai civili, senza soffermarsi invece sulle vere cause del conflitto", a partire dai diamanti.

Può l'informazione essere al servizio della pace? Secondo padre Nestor Salumu, di Kindu (Repubblica democratica del Congo), un significativo contributo in questa direzione è venuto dalle radio, che in Africa costituiscono il principale strumento di informazione.

"Le emittenti di base hanno aiutato la Chiesa locale nell'educazione civica in vista delle elezioni che nei mesi scorsi hanno posto fine al conflitto", ha detto al pubblico raccolto sui sedili di plastica verde delle gradinate dello stadio nel centro sportivo che ospita il Forum alla periferia di Nairobi.

Isaak Kongur Kenyi, segretario della commissione giustizia della conferenza episcopale del Sudan, ha aggiunto: "I mass-media hanno a lungo trascurato la guerra e la chiesa si è dovuta sostituire a loro per far sentire la voce dei senza voce". Per questo - ha detto Giovanni Sartor, operatore in Kenya della Caritas Italiana, che ha promosso il dibattito e partecipa al Forum con una delegazione di una quarantina di delegati - "è indispensabile creare una rete di fonti di informazione alternative, credibili e indipendenti per aprire dei canali tra il nord e il sud del mondo".

Sartor ha citato come esempio significativo l'esperienza della MISNA, che ha portato un suo contributo al Forum con la testimonianza di un giornalista. Partendo dalla società civile, dalla rete della chiesa locale, dei missionari "è possibile costruire informazione di qualità che può raggiungere anche i grandi network dei media con l'obiettivo - ha concluso Sartor riprendendo lo slogan del Forum 'Another world is possible' - che un'altra informazione è possibile".

(Fonte: Misna)