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Nel momento

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Nel piccolo dell'esperienza montana, anzi castelnovese, si possono cogliere riflessi che crediamo abbiano valore più generale. Prendiamo ad esempio il caso al centro dell'attenzione i questi giorni su questo giornale web.

L'attività della Polizia Municipale del capoluogo montano, di cui è stato presentato nei giorni scorsi un consuntivo 2006: è per lo più criticata. Lo è perché ciò deprimerebbe - è quanto sostengono alcuni - il passaggio di gente in paese. Cioè, per farla breve, perché causerebbe danno economico agli esercenti.

Per chiarire meglio il breve pensiero che vogliamo esprimere, proviamo a figurarci una specie di "podio delle emergenze". Cioè, mettiamo sul gradino più alto (d'oro) quello che riteniamo, ad un determinato momento, il principale problema; su quello medio il secondo e sul più basso il terzo. Né più né meno di quanto succede nelle premiazioni nelle competizioni sportive.

Come qualcuno ha fatto notare, non più tardi di un paio d'anni fa (non venti) si era in piena emergenza furti. Nei negozi (soprattutto) e nelle abitazioni. Allora la priorità numero uno era questa. Ricordiamo tutti le ronde e le polemiche politiche (e poi si raggiunse in Consiglio comunale - caso quasi unico di tutta questa legislatura - un accordo unanime dei gruppi su un documento comune). E si invocava allora il rafforzamento dell'organico dei vigili e delle forze dell'ordine. Quello, in quel tempo, era il problema sul gradino "d'oro".

Più o meno in quel periodo si registrava anche il problema della circolazione e dei parcheggi. Anche qui: richieste e proteste perché i sensi unici ciascuno li gradiva a modo suo e i clienti e non venivano multati davanti alle vetrine senza talvolta dare modo - si affermava - di fare anche solo una breve fermata-spesa. Vero, non vero, quello era l'argomento di discussione al centro del dibattito; e perciò s'era guadagnato il gradino più alto. I furti erano nel frattempo scemati e il relativo umore popolare aveva relegato questo fenomeno ad un gradino inferiore nelle priorità.

Qualche mese fa (pochissimi mesi fa; e la questione è purtroppo tutt'altro che archiviata) si raggiungeva l'acme della cosiddetta emergenza-giovani e del loro presunto disagio sociale. L'ondata emotiva. Nasceva su quella scia anche un comitato locale. Tutti a chiedere in questo senso l'impegno massimo delle autorità, nazionali e locali.

Oggi (da un paio di mesi?) la classifica sembra nuovamente cambiata. In cima al podio troviamo le difficoltà di vendere dei commercianti (saldata, a quanto pare, al problema del tempo libero dei giovani). Insieme alla crisi generale, all'euro, alla Finanziaria, ecc. la colpa - si dice - in sede locale è del comportamento "disincentivante" delle forze dell'ordine (e non solo la Municipale, se proprio vogliamo essere precisi).

* * *

Si vive insomma sotto l'effetto degli accadimenti quotidiani, mossi spesso dagli umori del momento. E' vero che il mondo corre. Ma non s'è forse un po' smarrita la capacità di volare un po' più alto, di guardare i risultati di un impegno che non determina effetti immediati e tangibili ma va a ridisegnare i contorni di massima del quadro all'interno del quale ci si muoverà poi di fino? Sull'assetto urbanistico del paese, sulle scelte per favorire il lavoro, sull'ambiente, sugli aspetti demografici, sulla scuola, sull'aiuto alle persone in difficoltà, sullo sviluppo dei paesini. Cioè: come vivranno (o potranno vivere) i nostri nipoti a Castelnovo e nell'Appennino reggiano tra trent'anni? Di questo ci preoccupiamo?

Se il politico non governa più (e rischia - ed ha la capacità di affrontare - l'impopolarità) ma invece rincorre le quotidiane fregole incrociate, e ovviamente divergenti, di tutti i singoli cristi (le cui istanze pure non devono essere ignorate), forse c'è bisogno di porsi qualche domanda.

Quel che ci si vuol chiedere è se sia normale alla fin fine questo gioco all'alternarsi delle priorità, come birilli in mano ad un bravo giocoliere lesto a passarseli da una mano all'altra. E se ciò deve/può determinare in modo automatico e quasi meccanico le scelte ed i provvedimenti, anche a livello locale. Dove sono i cardini di una visione politica? Dove finisce un discorso di programmazione? Dove finiscono gli orizzonti almeno a medio termine necessari all'impostazione di scelte strategiche di sviluppo?

Praticamente non c'è più occasione, ambito, episodio, decisione per il quale non si invochi l'intervento (possibilmente "veloce veloce", direbbe Cettina di Un medico in famiglia) dell'amministratore o comunque del tal responsabile. La società cambia, è vero. Le tecnologie pure. E anche le esigenze mutano: con la velocità del fulmine. E' dunque questo il motivo alla base di tanta "foga" e tanto "impazzimento"? Nulla ci si può far? Lasciamo che sia?

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Il commercio. Il commercio è storicamente, a Castelnovo, un comparto fondante. E la sua importanza non è stata (non è) solo di tipo economico. In tempi passati era accaduto che molti esercenti si occupassero anche, e direttamente, della gestione della cosa pubblica. Ad esempio ad inizio del secolo scorso troviamo molti di loro seduti sui banchi del Consiglio comunale. Ora non è più così. Si contano, nell'assemblea castelnovese, soprattutto professionisti, insegnanti, pensionati, funzionari. Ma non commercianti. Qualcuno c'ha fatto caso? Qualcuno si chiede il perchè? Eppure la categoria è tuttora parecchio corposa. Nessun loro delegato?... Comunque, anche se privi di rappresentanza politica diretta, non è certo per questo venuta meno la loro notevole influenza sulla vita del paese. Le frequenti prese di posizione sulla stampa, da parte di esponenti della categoria (o direttamente o per mezzo dei loro rappresentanti), vertenti su questo o quel problema, sono lì a dimostrare il loro "ribollire".

Dove abbiamo cominciato dunque finiamo. Allora: parliamo dello stato del commercio a Castelnovo ne' Monti? Qualcuno, tempo fa, aveva proposto un bel convegno. Qualcuno che, nel frattempo, non fa più il commerciante.