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Il mio ricordo di Andreatta

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Riceviamo e pubblichiamo il seguente intervento.

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Andreatta è stato eletto senatore nel Collegio di Castelnovo ne' Monti nel 1987, uno dei pochi che in Emilia potevano far passare un democristiano. Allora frequentavo l’ultimo anno dell’Università Bocconi, lo conoscevo di fama e, durante la campagna elettorale, Gian Luca Marconi, attuale sindaco di Castelnovo, mi coinvolse in un giro con lui per l’alto Appennino. Andammo a Cervarezza, Collagna, Ligonchio e poi a Montecagno; in ciascun luogo un appuntamento con gli elettori simpatizzanti, l’ascolto delle richieste della gente, le sue risposte gentili, possibiliste, mai illusorie o di comodo. Appuntava le cose più interessanti sul retro della bustina dei fiammiferi Minerva che usava per accendere la pipa.

Mi colpì molto questo economista, che trattava di temi complessi con le più alte sfere del Paese, era già stato ministro del Tesoro lasciando in pochi mesi una traccia indelebile (il c.d. “divorzio” del Tesoro con la Banca d’Italia, la liquidazione del Banco Ambrosiano di Calvi), ma sapeva anche parlare con le persone del nostro crinale, dei loro problemi e delle loro aspettative e richieste.

Era domenica e, poiché alla fine della giornata non eravamo riusciti ad andare a Messa, ci disse che non aveva alcuna intenzione di perderla e ci convinse ad accompagnarlo a Bologna, in tempo per la funzione delle 22,00, in San Domenico.

La sua figura mi convinse a riconsiderare il mio giudizio sull’impegno politico, che ora mi appariva come un compito alto e nobile anche se faticoso, e ad iscrivermi alla Democrazia Cristiana. Praticare la politica è spesso un duro dovere civico e, sono convinto, in molti casi l’immagine di chi se ne occupa dovrebbe essere rivalutata. Solo diversi anni più tardi ho accettato di svolgere un ruolo politico, ma se l’ho fatto è stato soprattutto pensando al suo esempio.

Anche a seguito di quel tour, Andreatta si impegnò a coordinare le iniziative per reperire i fondi necessari a finanziare un progetto di massima per un radicale rinnovamento della statale 63, che di lì a qualche anno fu poi avviato. Ricordo come in un primo tempo egli non fosse molto convinto che l’investimento richiesto si giustificasse, ragionando sul numero degli abitanti di Castelnovo ne' Monti; cambiò subito idea quando gli facemmo notare che il bacino potenziale di beneficiari di quell’intervento era ben maggiore: i fatti e le cifre, oltre all’esigenza di offrire solidarietà verso chi dimorava in un territorio disagiato, evidentemente guidavano i suoi giudizi.

Mi è poi capitato, pochi mesi dopo, l’onore di difenderlo in una polemica scatenata contro di lui in un’intervista rilasciata da un onorevole socialista ad un giornale nazionale, che lo aveva accusato, infondatamente e con ragionamenti errati e grossolani, di aver dato origine ai guai della finanza pubblica italiana. La falsità contenuta nell’attacco, per me fresco studente di economia, era così enorme che mi spinse a scrivere una lettera indignata, subito integralmente pubblicata dal giornale, della quale Andreatta, in altra occasione, con mia sorpresa, mi ringraziò pubblicamente.

In questi ultimi mesi, molti di noi si interrogano sul Partito Democratico, sulla sua necessità, sulla sue radici sui suoi riferimenti. In noi vi sono dubbi, difficoltà, paure. Ma anche speranze, aspettative e, su tutto, il forte richiamo a rinnovare gli strumenti attraverso cui la politica si esprime.

Ora che il Prof. Andreatta è scomparso, possiamo e dobbiamo dire che lui, ispiratore dell’Ulivo, è un padre di quest'impresa. E’ importante oggi chiedersi: cosa porta la sua figura in dote?

E’ una ricchezza non facile da riassumere e che spero verrà approfondita come merita. Voglio contribuire arrischiando questa mia sintesi: è bene favorire il mercato, come strumento per regolare la vita sociale e non come fine della stessa, ben sapendo che non esiste in natura un mercato che funzioni senza regole. Ci sono sempre finalità che la società si deve scegliere e che devono guidare la disciplina del mercato. In questo sta il ruolo della politica, lo strumento attraverso cui gli uomini possono, liberi dalle ideologie, scegliere ciò che è meglio per loro e, attraverso un’architettura intelligente delle regole, permettere un umanesimo fondato sulla libertà e sulla dignità di ogni singola persona. E’ un fine che la Chiesa stessa, nelle sue encicliche sociali, sprona a conseguire.

Come i cattolici impegnati in politica si debbano rapportare con la Chiesa è un altro dei lasciti di Andreatta, che non ho qui la possibilità né la capacità di approfondire, e che forse è meglio provare a cogliere direttamente dai suoi comportamenti e dai suoi atti, ormai parte della storia del nostro Paese, piuttosto che da dichiarazioni di principio. Come certamente Andreatta avrebbe preferito.

(Paolo Nasi, coordinatore Zona Montana La Margherita–Democrazia è Libertà)