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Razzismi quotidiani e legalità non legale

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Un uomo perbene, di sinistra, impiegato al Quirinale, di bella presenza (e ottima busta paga), all’apparenza riservato, che sugli autobus e nelle piazze di Roma si trasforma nel Batman del nuovo millennio, integerrimo giustiziere contro il malcostume dei nuovi immigrati. Salvo poi scrivere ai giornali, comparire in televisione, chiedendosi come fare a reprimere quella forza irrefrenabile che suo malgrado lo sta spingendo a diventare razzista.

È Claudio Poverini, nome d’arte non lo so.

Sull’efficacia della sua lettera, nulla da eccepire: persino i sindaci delle maggiori città italiane si sono scomodati per dire la loro. Sul modo in cui affronta le questioni, qualcosa da dire ci sarebbe. Denuncia episodi di maleducazione da parte di ragazze straniere sugli autobus, tralasciando fatti analoghi che quotidianamente hanno come protagonisti coetanei italiani, e non solo. Denuncia l’immobilismo delle forze dell’ordine in pazza Navona, colpevoli di non intervenire alla sola vista di gruppi di Rom. Non importa cosa questi stessero facendo, la sola presenza dovrebbe gettare allarme, e ha voglia Claudio Lolli a cantare che forse è vero che esistono anche “zingari felici”!
E avanti così, in questa rassegna di superficialità al veleno, che al momento mi verrebbe da considerare come l’antagonista cattiva dei deliziosi “Imba-razzismi” del medico scrittore Kossi Komla Ebri.

L’episodio che più mi ha fatto pensare è quello in cui una giovane ragazza africana si rifiuta di cedere il posto sull’autobus a un’anziana signora. Il nostro eroe arriva, prende la ragazza, la solleva con la forza: questa gli sputa la gomma da masticare addosso e il Poverini, in preda a una furia cieca, la getta fuori dall’autobus, alla prima fermata. La folla applaude.
Ora, è palese quanto la giovane africana si sia mostrata decisamente maleducata e priva di rispetto. Su questo non mi sembra sia possibile sollevare dubbi. Altri dubbi, però, mi vengono dall’azione così decisa del nostro uomo. Perché la scelta proprio di quella ragazza? Perché permettersi di farla alzare con la forza? Fosse stata italiana, si sarebbe permesso? E poi, come si sarà sentita, questa ragazza, magari stanca o con poche energie per motivi cui non è importante sapere, magari vittima nelle ore precedenti degli ennesimi episodi di razzismo quotidiano, trovandosi costretta da un perfetto sconosciuto ad alzarsi con la forza? Non potrebbe avere collegato questo episodio al colore della propria pelle? Come si sarà sentita, percependo l’ostilità di tutti i passeggeri? L’ostilità sarebbe stata analoga, se al suo posto ci fosse stato un distinto signore dall’accento romano?

Credo che in questo episodio siano intervenute due forme di discriminazione: quella verso lo straniero, quella verso il giovane. È più facile trovare consensi, prendendosela con giovani e stranieri.

E poi, cosa regna, qui, la legge della giungla, in cui ognuno si fa giustizia da solo? Il signor Poverini non si è forse reso conto, lui che nella lettera richiede la garanzia della legalità da parte delle istituzioni, di aver violato egli stesso, con il suo comportamento fai da te, il valore delle istituzioni?

Credo ce ne siano molti, di Poverini (anche con la p minuscola), in giro.
Giusto la settimana scorsa mi trovavo in un affollato supermercato nei pressi del centro di Reggio Emilia. Un signore di mezza età, molto magro, capelli lunghi, baffi, pelle “abbronzata”, avrebbe potuto essere pugliese, oppure arabo, stazionava nel reparto profumeria. Inavvertitamente, fa cadere un deodorante: la confezione si rompe. Subito arriva il gestore del negozio, accusando il signore di essere un ladro. Ne segue una lite animata, il signore perde le staffe, visibilmente offeso, il gestore non arretra dalle sue posizioni. Ora, non serve un super criminologo, specie avendo assistito alla scena, per capire che quel signore non era un ladro. Come può, un ladro, provare a rubare indossando pantaloni aderenti senza tasche e una camicia di lino, modello estivo, anche questa senza tasche?
Arrivano quattro poliziotti, uno di loro prende da parte il gestore, abbracciandolo con modi educati, chiedendo di farsi raccontare l’accaduto; gli altri tre bloccano il cliente, apostrofandolo con male parole, senza interessarsi alla sua versione.

Ecco cosa significa, oggi in Italia, portare una pelle che non è quella “giusta”.

* * *

La lettera del signor Poverini è comparsa su “Repubblica” il 7 maggio 2007; la si può ancora leggere sul sito del quotidiano cliccando qui.

7 COMMENTS

  1. Ascoltare
    Condivido solo in parte questo commento alla lettera pubblicata da “Repubblica”, perchè penso che la medesima riporti sentimenti condivisi da molte altre persone che si trovano in difficoltà, proprio come il signor Poverini. Sentimenti che forse andrebbero ascoltati, interpretati, discussi e non stroncati come se fossero di serie B o snob.

    (Commento firmato)

  2. Maleducazione dilagante
    Un commento veloce: ho portato mio padre, quasi ottantenne, con molti problemi alla schiena dopo una brutta caduta che gli aveva procurato diverse fratture, alla celebrazione per l’ordinazione dei diaconi a Marola, qualche giorno fa. La chiesa era strapiena, nessun posto a sedere. Vicino a noi dei ragazzini, forse di seconda media, ovviamente cittadini italiani. La celebrazione è durata più o meno un’ora e mezza. Mio padre non ne poteva più. Lo guardavo, mi guardavo intorno sperando che qualcuno capisse e gli cedesse il posto. Niente da fare. Nè una brava signora o un bravo signore cristiani, nè i bravi ragazzini italiani cristiani, che oltretutto occupavano i posti a sedere rimanendo in piedi, si è alzato per farlo accomodare. Qui si tratta di maleducazione dilagante, non di stranieri: nessuno rispetta più o addirittura conosce le regole del vivere insieme. Concordo pienamente con il contenuto dell’articolo. Un’altra cosa: gli stranieri, spesso, la maleducazione l’imparano proprio da noi e dai nostri figli, e imparano subito a praticarla.

    (Commento firmato)

  3. Condivido Poverini
    Condivido pienamente l’articolo del Sig. Poverini (con la P maiuscola). Invito tutti a leggerlo grazie al link che, correttamente, l’autore del commento ha pubblicato in calce per potere farsene un’opininione diretta del suo insieme e non solo degli stralci che hanno colpito strumentalmente l’autore del citato commento.
    Bravo Poverini, anche grazie al tuo commentatore su questo sito ho capito la pericolosità delle “anime belle”, che sottovalutano i segnali deboli di oggi per poi probabilmente non riuscire a governarli nel futuro prossimo quando non avranno purtroppo più niente di debole.

    (Commento firmato)

  4. Occhi per vedere
    (gd) – L’italiano medio, come tutte le persone del mondo medie, non sopporta l’inciviltà, la maleducazione e tutto il resto. Farne quindi una lettura facendo le solite suddivisioni (straniero o connazionale, uomo o donna, cristiano o non cristiano, povero o ricco, ecc… ) non serve a niente. Neanche farlo in senso “inverso”, per stigmatizzare cioè chi le fa.
    La verità è che ci sono alcune semplici regole – che da alcune parti sembra si faccia troppa fatica a riconoscere – che vanno rispettate. E muovere le discussioni e i commenti sulle eventuali reazioni di chi tali comportamenti vede calpestati non mi pare un modo di procedere utile. Credo che a forza di sopportare e giustificare il malcostume e il disordine non si farà altro che rendere più rapide le conclusioni negative di un processo, in atto, che non si ha occhi per vedere oppure che, anche vedendo, non si vuole governare.

    * * *

    @C“Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quante ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, son dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui; che i giovani pretendono gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi e questi, per non parere troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo né rispetto per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia”. (Platone, “La Repubblica”, libro VIII)#C

  5. Razzismi
    Penso che la maleducazione sia dilagante. Non sono affatto contento che non si prendano misure severe nei confronti di immigrati maleducati e violenti. Oggi l’Italia paga a duro prezzo l’immigrazione selvaggia e senza controllo. Gli italiani non si sentono protetti nelle loro città piccole e grandi. Chi ci governa non ha capito gli umori del popolo. Siamo stanchi di sentirci dire razzisti, quando viviamo realtà giornaliere in cui verifichiamo che la stragrande maggioranza degli stranieri – albanesi, rumeni, slavi e nordafricani – sono nella droga, nella prostituzione, nelle rapine e nei sequestri di persona… e non si prendono provvedimenti seri. Se poi la gente fa sentire le sue lamentele magari viene chiamata razzista. Ma stiamo scherzando? Il mio punto di vista è che l’Italia galleggia in questo fango senza prendere provvedimenti. Io sono fiero di essere italiano, ma non di questa Italia. Se il razzismo aumenterà il primo colpevole sarà il governo, che non è riuscito a fare leggi severe per chi viene nel nostro Paese.

    (Giuseppe)

    —–

    @CUn doveroso commento. Il contenuto di questo commento ci pare obiettivamente piuttosto forte. Pubblichiamo, però, perchè lo riteniamo significativo di certi sentimenti, magari perlopiù inespressi, nutriti da forse tanti cittadini. Inutile far finta di niente e nascondere la testa sotto la sabbia.#C

  6. Siamo tutti maleducati…
    Il colore della pelle, la nazionalità, la religione in questo caso non c’entrano nulla. Il secondo commento ne è la conferma. Siamo tutti, e dico tutti maleducati, non rispettiamo il prossimo e non possiamo pretendere rispetto. Non condivido Giuseppe quando afferma che la stragrande maggioranza degli immigrati sono spacciatori, sequestrano persone, ecc ecc. Come tra gli italiani ci sono quelli bravi e quelli meno, così anche tra gli immigrati ci sono persone che meritano l’integrazione e chi invece andrebbe rispedito donde è venuto. Non dimentichiamoci poi che (basta ascoltare il TG) numerose bande organizzate che perpetrano furti e rapine nelle ville, che spacciano e chi più ne ha più ne metta, sono formate da italiani ed immigrati e nella maggior parte dei casi il “capo” dell’organizzazione criminale è un italiano. E’ pur vero che la gente non si sente più sicura nemmeno nelle proprie dimore (è purtroppo un dato di fatto), che la criminalità è aumentata a dismisura in concomitanza con l’ingresso selvaggio ed incontrollato di stranieri (sarà forse un caso?), ma non possiamo fare di tutta l’erba un fascio; sarebbe ingiusto nei confronti di chi, come tutti noi italiani o quasi, si guadagna la pagnotta lavorando onestamente.

    (Simone Calani)