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“Diga, ora la Comunità Montana ci dica dove sta”

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Un assessore della Comunità Montana sottoscrive il Comitato pro diga di Vetto: un'interpellanza della minoranza, presentata alla presidenza della Comunità montana dell'Appennino reggiano, chiede di prendere una posizione ufficiale. Di seguito il testo integrale del documento.

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Sono ormai molteplici le voci che con sempre maggiore frequenza si levano e susseguono in svariati ambiti per sottolineare i rischi che il futuro del nostro Paese possa essere segnato da ricorrenti periodi di crescente e prolungata siccità, fino a far divenire permanente o quasi lo stato di emergenza idrica.

Di fronte ad una tale preoccupante prospettiva, le istituzioni e i soggetti “decisori” non possono restare indifferenti ed inerti, ma devono piuttosto predisporre per tempo quegli strumenti che riescano in qualche modo a prevenire e a recuperare una siffatta eventualità, mettendoci così al riparo dai suoi indesiderabili e perniciosi effetti.

A livello provinciale, anche regionale, più d’un esponente politico ha individuato nella diga di Vetto uno dei principali mezzi per ovviare alle crisi idriche che si vanno annualmente ripetendo e per scongiurare quel peggio che va purtroppo a profilarsi, anche a non lunga scadenza, secondo le voci di cui dicevamo in premessa (tra cui figurano esperti del settore a comprovare l’attendibilità di un allarme che non andrebbe obiettivamente sottovalutato).

E se non andiamo errati, anche le organizzazioni agricole, unitamente ad altri enti e associazioni di categoria, sono da sempre favorevoli alla realizzazione di detto invaso, posto che andrebbe a soddisfare svariate esigenze e aspettative (si continua infatti a parlare di un uso plurimo di questo invaso).

Ma le coalizioni politiche che stanno reggendo, non da oggi, la nostra Regione e la nostra Provincia, non hanno mai condiviso detta soluzione, e non risulta che abbiano cambiato parere, salvo ripensamenti dell’ultima ora che non ci sono noti. Indicano altre strade, che tuttavia sono sempre rimaste sulla carta (forse perché non convincono fino in fondo neppure i loro sostenitori).

Mentre una problematica di questa importanza e portata - cioè a dire il tema delle risorse idriche e del loro approvvigionamento, che va considerato alla luce dei mutati andamenti climatici, e del carattere che hanno assunto le precipitazioni, e tenendo altresì conto delle sue prossime evoluzioni sulla base degli elementi concreti e reali di cui già disponiamo - richiederebbe invece di essere istituzionalmente ripresa e governata per poter fornire le risposte più adeguate, e giungere quanto prima alla adozione di misure concrete, così da non essere poi costretti a rincorrere frettolosamente le situazioni di emergenza, sapendo bene che la fretta non è mai una buona consigliera.

Siamo anche noi dell’avviso che vada evitato ogni spreco di un bene tanto prezioso, qual è l’acqua, e condividiamo altresì il principio che in questo campo debba incentivarsi ogni forma di risparmio, anche cambiando talune nostre abitudini, ma vi sono tipologie di consumi che non sono comprimibili, e osserviamo comunque che il fabbisogno di acqua va complessivamente aumentando per una pluralità di ragioni, così che ne occorrerebbe una maggiore disponibilità, quando invece leggiamo che le riserve si vanno via via impoverendo. Non siamo tecnici della materia, ma ci pare che anche il ricorso alle biomasse a fini energetici, cioè a dire come fonte energetica alternativa e rinnovabile, per citare un argomento oggigiorno molto presente e rilevante, richiederà un impiego di acqua abbastanza consistente.

Un recente articolo di stampa titola “Diga di Vetto, serve uno studio di fattibilità”, per aggiungere, come sottotitolo, “Imminente la presentazione del Piano tutela delle acque ma non risulta che sia adeguatamente affrontato il tema degli invasi di monte”.

In detto articolo due consiglieri provinciali di minoranza chiedono che sia svolto “uno studio di fattibilità, di concerto con la Bonifica Bentivoglio Enza e con i comuni interessati, relativo alla realizzazione della diga di Vetto".

Noi ci sentiamo di condividere una tale posizione, e riteniamo che anche la Comunità montana potrebbe/dovrebbe aderire a detta iniziativa e farsene attivamente partecipe, anche per le opportunità che possono derivarne per il nostro comprensorio.

Dalla stampa abbiamo poi appreso che a Vetto è sorto un “Comitato per la diga”, e che tra i suoi membri figurano due membri della giunta municipale vettese, uno dei quali ricopre anche la carica di assessore in Comunità montana.

Dovendo ritenere che quest’ultimo abbia portato l’argomento anche sul tavolo della giunta comunitaria, siamo a chiedere alla S.V. (Nilde Montemerli, cui, come si diceva in premessa, è indirizzata questa istanza - ndr) come si sia espresso al riguardo codesto ssecutivo, nel senso di sapere quale sia la posizione dello stesso nei confronti della diga di Vetto.

Alla luce di quanto dicevamo in premessa, siamo altresì a domandare se la S.V. non ritenga opportuno che pure la Comunità montana affronti la “questione idrica”, un argomento che oggi riacquista un'innegabile attualità, per vedere anche quale ruolo può svolgere al riguardo il territorio del nostro Appennino.

(Riccardo Bigoi, Paolo Bolognesi, Fernando Cavandoli, Marino Friggeri, Giuseppe Moncignoli, Davide Morani, Leonardo Ruffini, Alessandra Zobbi)

2 COMMENTS

  1. Ma dove vivono questi politici…
    Sono anni che il sottoscritto, sia per arrichimento personale che per lavoro, si interessa di energia prodotta da fonti rinnovabili: sin dalla meta degli anni ’80 collaborai con l’impresa che costruì una piccola centrale idroelettrica (40 KW) per l’allora latteria di Fornolo nel comune di Ramiseto. Allora i soci della latteria pensarono di sfruttare un piccolissimo bacino per produrre energia.
    Questa premessa per ricondurmi a quanto scritto nell’articolo, dove si parla del bisogno di “studio di fattibilità per la DIGA DI VETTO”. Ed allora mi chiedo: ma questi politici dove vivevano quando all’inizio degli anni ’90 furono spesi due miliardi delle vecchie lire per lo studio ambientale??? E dov’erano quando furono pagati altri soldi “NOSTRI” per il famoso TAGLIONE?
    La diga non servirebbe solo per calmierare il fiume in caso di piene o per dare da bere ai campi della pianura, ma servirebbe anche a produrre milioni di euro di energia pulita. Non dimentichiamoci che la centrale di Ligonchio con un’invaso ben più piccolo produce circa 7 milioni di € di energia elettrica.
    Meditate… e un piccolo consiglio: iniziate ad ascoltare i vostri concittadini!!! Sono stanchi di solo chiacchiere.
    Nella speranza che finalmente qualcuno si preoccupi veramente dei problemi della montagna!!!

    (Roberto Malvolti)


  2. Coi tempi che corrono mi sembra necessario “correre” verso ogni soluzione di fonte energetica rinnovabile. Sappiamo infatti che questa estate sarà a forte rischio di “insufficienza energetica”; sentiamo poi al TG che i piani europei ci “vincolano ad ampliarci” nelle fonti rinnovabili. In internet trovo articoli di vario genere che dicono che le fonti non sono poi così difficili da “fare” e che le risorse sono molte; ricevo spesso catene e-mail che sollecitano in queste direzioni; e non solo dal blog di Beppe Grillo.. Ee leggo e ascolto anche “buoni propositi” dei politici per queste “strade”, ma poi..?

    Per me, esterno ed ignorante, sembra che non si faccia MAI nulla di concreto e si dica soltanto; che le semplici parole siano più forti delle azioni concrete?

    In ogni modo sarebbe bello aggiornarci costantemente e sollecitare costantemente (come alcuni già fanno) perchè gli obiettivi necessari vengano “davvero” perseguiti nelle azioni.

    (Commento firmato)