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Una montagna di giovani in festa

Per tre anni è stato uno spettacolo teatrale a dare il nome e il tema alla nostra festa autunnale. Quest’anno invece abbiamo incontrato lei: la strada. Come mai ci era accaduto prima.

L’abbiamo abbracciata e “sudata” nei 380 km percorsi a piedi per raggiungere Loreto: migliaia di passi che ricordiamo stupore e gratitudine. Anche tornati a casa molti di noi ne divorano quotidianamente a grandi dosi per raggiungere la scuola, il lavoro, la famiglia, gli amici... per noi montanari la strada è un’eterna compagnia di viaggio; ne maciniamo tanta anche per le occupazioni più semplici.

La strada dice movimento, cammino, ricerca di una mèta.

Cinquant’anni fa Jack Kerouac pubblicava in America il suo "On the road". Un romanzo che diventò il manifesto della beat generation, contrapponendosi alla logica borghese della ricerca della “sistemazione” stabile: un lavoro, una casa, una famiglia.

All’America pasciuta e liberale questa generazione sbattè in faccia la sua voglia di viaggiare, di cercare, di fuggire. Al punto che la ricerca non solo intraprende la strada come propria metafora, ma la eleva, la innalza come vessillo al di sopra di tutto il resto: la mèta non c’è più, viene per così dire inghiottita dal percorso stesso.

La strada, con la sua inconcludente vivacità, diventa il tutto dell’esistenza, con la sua imprevedibile generosità diventa il salario del camminatore, che oltre ad essa non intravede più nessuna mèta, non avendone bisogno, ubriaco e inebriato dall’effervescenza dell’itinerario.

La strada di Kerouac e della sua generazione si riempie così di tutto ciò che è proibito o agognato: della lussuria degli incontri occasionali e delle allucinazioni delle sostanze stupefacenti, delle nostalgie del tramonti dell’immenso west e del rombo lontano delle moto sulle grandi highways dell’America del miracolo economico.

Noi, invece, la strada l’abbiamo percorsa a piedi. Pian piano. L’abbiamo prima temuta e poi accolta. Abbiamo desiderato la mèta ogni giorno e giunti a destinazione ogni sera abbiamo avvertito il brivido di qualcosa di bello che si spegne.

Noi, la strada, l’abbiamo divorata, con la fame di un viandante e la sete della ricerca. Con una mèta scolpita nella mente: quella casa dove Maria ha detto “si”. Con una scoperta sorprendente: i fratelli e le sorelle che accanto a noi hanno condiviso le stesse fatiche e le identiche sorprese.

Noi la strada l’abbiamo desiderata e amata, davvero. Per la gioia della meta, certo. Ma forse ancor di più per la sensazione - ogni giorno più viva - di avere accanto un compagno di viaggio silenzioso e straordinario che scalda il cuore con la sua parola e apre gli occhi a scoprire la sua presenza.

La strada, noi, l’abbiamo goduta. Tanto. Per questo la vogliamo raccontare. Per quanto è possibile con la povertà delle parole, delle immagini, dei racconti. Col calore dei nostri corpi, che portano qualche segno di quella fatica, ma ancora vibrano di eccitata e profonda gioia al ripensare ai giorni trascorsi insieme. Col profumo della nostra giovinezza, che energica si innalza a cantare la gioia di vivere.

Come potremo non fare festa? Come potremo dimenticare di invitarvi tutti a gioire con noi?

1 COMMENT

  1. Sete di “carica”
    Ho vissuto la vostra faticosissima e meravigliosa esperienza rimanendovi accanto sempre con il pensiero e la preghiera. Ho seguito il vostro cammino, grazie a Radionova e a Redacon, attraverso “Strada facendo”, la “Fotogallery” e la mappa su Google. Tuttora leggo quotidianamente i commenti dei protagonisti in coda al diario del cammino. Pur non essendo sulla strada con voi è come se, in un certo senso, vi abbia accompagnati e ci fossi in qualche modo. Vi sento tutti veramente “carichi” come ho sperato sareste rientrati sin dall’inizio della vostra esperienza. Ora ciò che mi farebbe sentire ancora più partecipe del vostro cammino fino a Loreto (che sicuramente è stato anche un cammino di crescita spirituale pienamente e consapevolmente vissuto) sarebbe proprio sentirvi raccontare con la vostra voce e attraverso le immagini raccolte, la gioia, la sofferenza, la condivisione, la speranza, l’amicizia, la solidarietà, la fatica e ancora tante altre emozioni e sentimenti che hanno reso indimenticabile il vostro Cammino. Insomma, anch’io vorrei ricevere un po’ della vostra “carica”.
    In attesa di fare festa e di gioire con voi… grazie per avere vissuto questa esperienza.
    Una vostra affezzionatissima “fan”.

    (Commento firmato)