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Ascoltare più che parlare

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Il vescovo ha incontrato le famiglie di Castelnovo all’oratorio della Pieve. Dopo la preghiera iniziale del Salmo 126 “Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori … dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo” e l’ascolto della Parola di Dio tratta dagli Atti degli Apostoli 2, 42-48 “I fratelli erano concordi nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” ed i saluti di benvenuto, mons. Adriano Caprioli ha attirato subito l’attenzione dei presenti con una lettera–testimonianza di un padre ai propri figli, già pubblicata dal presule nell’opuscolo del 2002, dal titolo “Queste nostre famiglie - Lettere dalle famiglie in un mondo che cambia”.

Ecco i passi salienti della missiva giunta al vescovo: “ ...tra i diversi errori che un genitore può fare, e io mi ci metto in prima fila, … è quello di esservi stato vicino solo per pochissimo tempo” , aggiungendo poi: “ritenevo che bastasse trasmettere la figura del padre, tutto dedito al lavoro, al risparmio, alla casa e alla chiesa, per potermi sentire tranquillo in coscienza”, per concludere con amarezza che: “disgraziatamente, con l’andare del tempo i punti di vista miei e della mamma si allontanavano sempre più e per un nonnulla ci si scannava continuamente, facendovi desiderare di lasciare questa casa il più presto possibile”.

"E' iniziato subito un’interessante dibattito stimolato dal vescovo con una serie di domande che egli stesso ha girato al pubblico presente:
- è una lettera preistorica ? (Il padre dice di aver vissuto, paragonata all’attuale, in un’epoca … preistorica)
- Come giudicate il papà solo “lavoratore” ?
- Che dire della ripetizione degli errori paterni (mancanza di dialogo e di tempo) da parte del padre scrivente la lettera ?
- La correzione va fatta senza discussioni ?
Ecco alcune delle “massime” riassuntive del presule al proposito :
- siamo poveri di tempo ;
- il tempo della famiglia sta scomparendo;
- senza tempo “sincronico” (= insieme), la famiglia è perduta;
- è più facile comunicare con le cose che con il tempo;
- avere in comune il tempo, non solo le cose;
- il tempo dedicato ai figli è più importante del lavoro;
- occorre conciliare tempo e dialogo;
- il tempo non dev’essere quantitativo ma qualitativo.

Sono state poi poste al vescovo Adriano altre domande preparate, inerenti:
- l’ opportunità o meno di proseguire con il cammino dei “gruppi famiglie” voluti da Don “Geli” dal momento che alcuni gruppi si sono sciolti ed altri accusano una certa stanchezza;
- la carenza di relazione, di accoglienza, di condivisione tra i tanti gruppi che, paradossalmente, lavorano pur con tanta generosità in parrocchia;
- il ruolo delle famiglie nei percorsi del “post-cresima”;
- la necessità della direzione spirituale nel cammino di crescita dei nostri figli puntando alla trasmissione dei valori e delle verità di fede per costruire evangelicamente una “casa sulla roccia” volando e non solo limitarsi ai momenti di aggregazione, pur necessari, rappresentati dalle feste, esperienze di gruppo ed amicizia.
- il linguaggio volgare.

Sinteticamente ecco alcune delle risposte-lampo a queste domande, da parte di mons. Caprioli:
- la fede va alimentata dalla parola di Dio e dalla preghiera;
- l’alimento principale della vita cristiana è l’ eucarestia;
- parola e preghiera senza Gesù pane vivo sono insufficienti;
- occorre collegare i gruppi famiglie maggiormente alla messa domenicale ;
- la messa non è finita, deve diventare la vita di ogni giorno;
- occorre diventare missionari,ognuno nel proprio ambiente;
- non staccare mai dall’impegno preso;
- goccia dopo goccia si penetra anche la pietra : prendere l’iniziativa ed impegnarsi;
- la vocazione è sempre del singolo e non del gruppo, il singolo va pertanto personalmente accompagnato ;
- il cuore è la scelta vocazionale;
- il vero educatore è un accompagnatore spirituale.

Il tempo è stato tiranno, perché tanta era la voglia di confronto e di colloquio diretto con il vescovo ed è mancata purtroppo la possibilità di ulteriori domande e dibattito da parte dei genitori presenti, molti dei quali avevano portato i propri bambini; il presule d'altra parte ha avuto una parola anche per loro la cui semplicità ci ha ricordato la parola del vangelo “se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” ( Mt,18,3).

Al vescovo Adriano va tutta la nostra riconoscenza per gli stimoli donatici in abbondanza, ma anche per la simpatia e affabilità delle battute inframmezzate al discorso tali da rendere il clima davvero familiare nonché per l’attenzione e l’ascolto sempre dimostratici perché come ha già lui stesso espresso nella lettera già citata “Queste nostre famiglie” “c’è oggi una povertà di amore che si traduce nella indisponibilità all’ascolto. Oggi le persone hanno più bisogno di ascolto che di parole. Soltanto quando ascoltiamo l’altro con attenzione e non distratti, con pazienza e non di fretta, con meraviglia e non annoiati, acquistiamo il diritto e l’autorevolezza di parlargli al cuore”. "Ed inoltre, è sempre più che mai necessario" (op. cit.) “mettere in circolazione qualche messaggio di speranza di cui la famiglia oggi ha bisogno”.