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Una coppia da anni felicemente sposata, attenta da sempre all’educazione dei figli, si trova delusa sul suo avere educato alla fede: due figli su tre stanno vivendo un’esperienza di coppia, “convivendo”, una vera sofferenza per un papà e una mamma, che hanno testimoniato un amore sponsale attinto ai valori del Vangelo, vissuti come famiglia aperta ai valori della solidarietà. Continuiamo così il nostro dialogo “immaginato” con il cardinale, con il quale cerchiamo di dare una risposta forte di “consolazione” a questa coppia in crisi sul loro risultato educativo.

* * *

Eminenza,

ci sembra di avere sbagliato tutto nella nostra vita di genitori, che hanno cercato di fare le cose bene perché i figli, ne abbiamo tre, crescessero buoni cristiani. Abbiamo favorito la loro vita in oratorio, il loro cammino in un’associazione dai forti valori cristiani, che li ha visti impegnati fino all’università. Da allora non li abbiamo più sentiti nostri: non hanno contestato noi, l’avremmo accettato più facilmente, ma la Chiesa e i suoi valori, abbandonando la Messa prima, iniziando poi una storia d’amore, che per noi è fonte di preoccupazione: ci sembra senza futuro! Lei, 27 anni, con uno già sposato con due bimbi a carico; lui, 24 anni, con una ragazza compagna di università, straniera, brava, intelligente ma lontana da Dio, con nessuna voglia di matrimonio in chiesa o in comune. C’interroghiamo come mai ci è capitato questo? Non ce la prendiamo con Dio, non sappiamo con chi prendercela, e anche se il nostro accordo di coppia non ha subito incrinature, la nostra vita si è immalinconita! Non ci sentiamo neppure di sgridarli questi nostri ragazzi, per non perderli, per timore che se ne vadano e non ritornino più!

* * *

Cari papà e mamma,

la vostra sofferenza mi rimanda a quella descritta nelle prime pagine della Bibbia, quando la coppia, creata dall’amore di Dio, si è ribellata mettendosi contro il Creatore, che ben sapeva quale rischio correva lasciando all’uomo e alla donna il dono della libertà.

I vostri figli la stanno usando, senza confrontarsi né con voi né con “il disegno” di Dio, che ha rivestito di eternità il legame d’amore nel matrimonio. Oggi molti scelgono la convivenza, ritenendo quasi impossibile un amore che duri una vita; altri sono spinti dalla paura di assumersi la responsabilità di un amore per sempre, di diventare genitori per sempre. Dà fastidio questo “per sempre”: è troppo scomodo! Altri, per questi e altri motivi culturali, di ambiente, di moda, vivono la convivenza come prova: se le cose vanno male, è più facile e meno oneroso sciogliere il legame basato sulla parola, su una promessa che non hanno pronunciato o sottoscritto neppure di fronte ad un’autorità civile, tanto meno a Dio, alla Chiesa, ad una comunità.

Voi fate bene a non sgridarli, a tenere aperta la porta di casa! Siate pronti tuttavia ad intervenire quel “certo giorno” in cui vi interrogheranno o si interrogheranno sul respiro che devono dare al loro stare insieme o quando sorgeranno delle difficoltà, che paiono a loro insuperabili.

Affermate di avere tentato di tutto per educarli cristianamente. Questo vi rassicuri e rassereni. E’ dell’educatore seminare, tentare di tutto in un terreno oggi più arido religiosamente, “secolarizzato”. Il bene seminato nei vostri figli, l’esempio testimoniato non può andare perso. Continuate a pregare per loro, ad amarli anche se non sono risposta ai vostri sogni. Sono certo che la zizzania, seminata insieme al buon grano, non soffocherà quest'ultimo!

8 COMMENTS

  1. Gesù disse di lasciare che i figli andassero a lui
    “Dà fastidio questo ‘per sempre’: è troppo scomodo!”. Ho come il sentore che questo semplicismo a cui la Chiesa cattolica si sta lasciando da sempre, non sia soltanto una totale ipocrisia, ma anche un’assurda pretesa di vedere la facciata bella e colorata purché il brutto non venga presentato al pubblico. Se si presenta, poi, si offrirà l’unica salvezza della preghiera, o magari come molti preti del passato si dirà che è una giusta punizione divina!
    Non viene in mente a questi sacerdoti di un Dio da loro architettato che contraddice le loro posizioni con la maggior parte delle sue sacre scritture e che li obbliga alla fedeltà assoluta verso l’interpretazione vaticana, che la gente può avere paura? O meglio: che può manifestare un grande senso di responsabilità e di coraggio con simili azioni?
    No, naturalmente è troppo distante dal loro dogmatismo, come da quello delle società bigotte ed ignoranti (molte vittime invece potrebbero saperlo bene). Se guardassimo bene la situazione odierna cosa noteremmo? Che oggi l’avvocato divorzista è quello che guadagna di più, che la Sacra Rota lavora incessante per annullamenti di matrimoni; che procedimenti di separazione sono molto costosi, sia in termini economici che psicologici, e molti non possono permettersi nè l’uno nè l’altro. Molti fanno il passo (o i passi: se hanno figli) con inaccettabile noncuranza, mai domandandosi se sono in grado di dare una corretta educazione alla prole, di dare loro quanto meritano, di avere un buon rapporto con la moglie ed il marito, e i problemi raramente tardano a verificarsi gravi; la situazione ritorna ai figli senza speranza di recessione (nb. le spese per le comunità minorili, oggi, non sono più sostenibili dai servizi). Pare che il bigottismo sia rimasto al concetto di proprietà dei propri figli: quanto si fa loro non importa, importa di più la figura fasulla della famiglia: omertà? Il prete dice di pregare alla madre che gli confessa che i figli sono abusati, gli dice di avere fede, poi magari dice all’abusante di pentirsi e di pregare, nel mentre i figli continuano a essere bersaglio di abusi e maltrattamenti alle volte dovuti all’instabilità della coppia – nessuno intima o fornisce un urgente intervento. Così, con segno di nuova maturità, molte persone (non tutte con coscienza, ma molte) voltano le spalle al vincolo del matrimonio religioso e non si incoraggiano ad avere figli, perché consapevoli dei mali che potrebbero loro perpetuare.
    Gesù disse di lasciare che i figli andassero a lui, ma il prete dimentica che i bambini che la domenica vanno in chiesa non debbono nascondere sotto il vestitino lividi fatti dai genitori, o pensieri di vergogna per maltrattamenti psicologici, o altro. Caro Don Chiari, perdoni i toni e il mio estremismo ma l’argomento mi preme molto; la chiesa dovrebbe rivedere i propri dogmi e capire laddove si può capire. La famiglia è in crisi e non si può ostentare di farla andare oltre a spintoni! Se la Chiesa vuole davvero che la famiglia torni ad essere “buona e giusta” dovrebbe agire in un modo differente da questo ostracismo assurdo e ipocrita. Se obblighiamo una coppia a stare male insieme, a causa del fatto che non possono o non vogliono permettersi di separarsi, le vittime indiscusse e più innocenti sono sempre i figli. Ma così i carnefici partono sodamente dalla famiglia, per giungere a chi non interviene o sollecita il proseguimento, in cerca di miracolose quanto rarissime soluzioni.

    (Agostino)

  2. Basta…
    Trovo molto banale e riduttivo l’articolo di Don Chiari, bigotto e assolutamente lontano dall’idea di Dio che ho io. Trovo molto polemico, anche se più sentito, il commento di Agostino. Ma credo che entrambi siano fuori tema: il matrimonio è prima di tutto un SACRAMENTO, che significa GRAZIA di Dio, in abbondanza. Grazia che aiuta a superare le difficoltà, che mette pace quando invocata, che tutto rende meraviglioso e sacro, se solo ci si crede (già, si chiama FEDE…). Sta all’uomo scegliere di usare gli strumenti che Dio gli dona, se non li vuole… è l’uomo che perde grandi opportunità. Mi fa sempre male sentire parlare di Dio come di un giurista che si diverte a cogliere l’uomo in fallo.. Il MIO Dio è diverso.. magari non è lo stesso Dio che avete voi, ma il mio perdona, comprende, aiuta, è pietoso e misericordioso, paziente, amorevole (ama in modo personale e particolare, in modo diverso per ciascuno, proprio perchè si tratta di un rapporto di amore).
    Scusate, ma sarebbe meglio che teneste per voi questo Dio bacchettone e questa immagine di una chiesa bigotta e stupida. Vi assicuro che ci sono persone (che fanno poco rumore e che non si riconoscono negli attori di questa lettera e del commento), laici, sacerdoti e credenti veri, che a sentire queste cose si potrebbero sentire offesi.
    Grazie se ci pensate…

    (Nicola)

  3. Mi scuso con gli offesi, ma la realtà resta
    Non intendo offendere nessuno, non amo farlo, ma nemmeno contraddire ogni singolo concetto scritto. Il Dio in cui pongo la mia fiducia è un principio che ripudia l’ipocrisia, soprattutto se fatta in suo nome. Così, quando si elargiscono “semplicismi” di questo genere, mi risulta impossibile non reagire con pur pesante critica.

    (Agostino)

  4. Che tristezza
    Mi dispiace usare toni forti, ma non posso non rivelare il profondo senso di disgusto, di indignazione e forse, soprattutto, di tristezza da cui sono assalita nel leggere le parole di questi genitori e la risposta di don Chiari. Non capisco come possa essere fonte di “delusione”, “sofferenza”, addirittura definita “zizzania”, cioè male, la scelta della convivenza, che ritengo sia invece assunzione di responsabilità e segno di profondo amore tra due persone. Capisco che ciò possa non corrispondere alle aspirazioni di genitori così profondamente cattolici, il che significa, in ultima analisi bigotti (non detto in senso spregiativo), ma non capisco come si possa umanamente mostrare un tale disprezzo e una tale disperazione di fronte ad una scelta di amore, anziché essere contenti per la felicità dei propri figli. Perché l’amore, anche per un cattolico, dovrebbe essere fonte di felicità, in tutte le sue forme. Il superbo disprezzo e la condanna per tutto ciò che non rientra nei rigidi e spesso ipocriti dogmi della Chiesa, che diventa disprezzo e condanna dell’amore (che dimostrate così di non conoscere nella sua autenticità), della vita umana e dell’uomo, non può che destare una profonda e cupa tristezza.

    (f.b.)

  5. Concordo con la tristezza
    Concordo pienamente con il commento di f.b. Provare delusione di fronte all’amore, di qualunque natura esso sia, mostra tutta la limitatezza e chiusura di chi si affida a un Dio preconfezionato sperando che per il solo fatto di crederci tutto ciò che li circonda vada come loro chiedono, e rimanendo delusi se questo non accade. E’ molto triste, soprattutto per i giovani, che in queste manifestazioni e in questo tipo di Chiesa non trovano sicuramente conforto.

    (c.r.)

  6. @RRisponde don Vittorio
    Ringrazio Agostino e Nicola per la schiettezza del loro intervento. Tento una risposta da uno che fa parte di una Chiesa che a me, personalmente, non sembra né stupida nè bigotta e neppure chiesa di santi; ma di peccatori contenti di essere amati da Dio, da Lui considerati figli, nonostante errori, fragilità, omissioni, peccati commessi. Forse è poco amata, perchè poco conosciuta!

    * * *

    Caro Nicola, mi dispiace che tu abbia letto nel mio intervento cose che non ho detto! Nella risposta che dò ai due genitori non ho parlato né di leggi né di un Dio giurista, che pure qualche legge ha suggerito e non solo sul monte Sinai. Ho solo raccolto la sofferenza di due genitori, che pure non sono oppressivi, lasciando i figli liberi di usare quel magnifico e rischioso dono che è la libertà. Li conosco bene e siamo amici: sono figli che si sentono di casa quando vi ritornano, pur avendo fatto scelte diverse di genitori.
    Se poi vuoi sapere in quale Dio io credo, potrei regalarti due miei libri: “Il Vangelo secondo Barabba”, e “Anche i figli di puttana sono figli di Dio”. Forse ci ritroveremo più vicini di quello che tu pensi.
    Per i libri posso farli avere in redazione in radio o spedirteli se mi comunichi l’indirizzo.

    * * *

    Caro Agostino, quando parlo di “genitori per sempre”, di “papà e mamma per sempre”, sono sempre preso da commozione e ammirazione per il coraggio che hanno un uomo e una donna a generare un figlio, più figli. Si stabiliscono legami e rapporti che richiedono una bella fatica; i bimbi sono da crescere, bisogna stare loro accanto nella fanciullezza e nell’adolescenza, educandoli all’autonomia e alla responsabilità, allo stare con gli altri, a vivere l’amore. Qualcuno pensa che questo legame si debba spezzare per soffrire di meno, qualora le cose non funzionassero nel migliore dei modi. In realtà rimane sempre, anche non volendolo; ci sono memorie e ferite che non sono facilmente rimarginabili. Lo dico per esperienza personale, venendo da una famiglia problematica e vivendo da sempre con ragazzi messi al margine, considerati mele marce, guasti della società, con vissuti drammatici, che non hanno fatto gustare loro la gioia di vivere.
    Non mi pare di essere uno di quei preti (ma ce ne sono?) che dicono alla mamme di pregare se un figlio ha subito violenza. Sono finito sui giornali per averle denunciate! Non penso di essere l’unico! La Chiesa in tanti modi è intervenuta a difesa dei giovani! E non solo con i santi di ieri, ma con quelli di oggi: da don Luigi Monza a don Carlo Gnocchi a don Oreste Benzi a Madre Teresa, a tanti laici, che si sono schierati decisamente dalla parte dei più deboli.
    Infine, lasciami indicare ai giovani un rapporto d’amore “per sempre” nel matrimonio! E’ una proposta libera, un “se vuoi”, che la Chiesa propone, attingendo alla Parola di Dio, convinta che il tempo è la misura dell’amore. Il tempo di Dio è l’eternità!
    Un famiglia così va costruita giorno per giorno, preparata alla lontana, per non essere parte dei “carnefici” che uccidono spesso con l’amore gli stessi membri della famiglia! Evitando di pagare il prezzo dell’amore, si paga quello dell’odio, di cui credo in qualche modo siano tutti vittime.
    Non pretendo di averti dato una risposta convincente. Ho scritto in modo emotivo, passionale come il tuo intervento, che mi è parso molto sofferto.

    (Don Vittorio Chiari)#R

    —–

    @CNota di redazione: don Vittorio risponde solo ai primi due commentatori unicamente perchè solo di essi apparivano gli interventi al momento in cui il sacerdote – che come sappiamo ha peraltro sempre poco tempo libero – si apprestava alla replica.#C

  7. Non condivido ma rispetto
    Caro Don Chiari, sono felice che il mio intervento le abbia suscitato emozione, positiva o negativa che sia. In effetti non mi ha affatto convinto, il mio scetticismo permane, ma rispetto la sua visuale (badi bene: non intendevo insinuare che Lei, che non conosco e non mi permetterei comunque, sia un prete di marketing e di facciata, ma purtroppo ne esistono).
    Sì, Don Chiari, il mio commento è sofferto perché vengo anche io (come Lei) da una famiglia multiproblematica. Il matrimonio è, dal mio punto di vista, un vincolo oggi troppo gravoso e PERICOLOSO, delle cui conseguenze a pagare sono sempre gli innocenti e i più fragili e da cui tutti guardano oltre come se non vedendo non accadesse; e su questo punto trovo inaccettabile una Chiesa promulghi il matrimonio come principio buono senza preoccuparsi di quanto male può causare. Bene inteso, esistono moltissime felici eccezioni, ma anche solo una famiglia “malata” è una piaga troppo grossa da passare inosservata.

    (Agostino)

  8. Grazie…
    per la risposta. In effetti mi sono stupito del suo articolo proprio perchè la conosco e so bene che è un sacerdote in prima linea. Dei suoi libri ne ho sentito parlare, ma non credo di avere bisogno di leggerli per stimarla di più. Per quanto… se li lascia in redazione provvederò a ritirarli, gliene sarò grato e le assicuro la lettura. Lo considero un bel regalo!
    Tornando alla questione, non mi è piaciuto l’articolo perchè mi è sembrato (e sottolineo “sembrato”) semplicista e affrettato. Ma, si sa, non bastano poche righe a dare risposte a problematiche così complesse, e spesso non è semplice trasmettere i propri veri pensieri in un articolo. Purtroppo credo di avere letto cose che lei non pensava.
    Il mio disappunto è dovuto al fatto che spesso si parla del negativo, cercando di convincere le persone ad orientarsi al positivo solo per sentito dire. Io che ho avuto la fortuna (meglio, la grazia…) di incontrare l’amore di Dio, vorrei sentire parlare di Dio come un Padre che ci ama. Per questo mi piacerebbe che di fronte alla questione della convivenza, i cristiani contrapponessero l’altra scelta: quella del matrimonio, dimostrando che non è la tomba dell’amore, come tanti ci vogliono fare credere, ma una grande opportunità di crescita, una palestra di vita, un modo per santificarsi INSIEME.
    Lo dico da uomo sposato, convinto nel valore del SACRAMENTO del matrimonio, che mi ha aiutato in molti momenti difficili, ma mi ha anche dato gioie profonde, esaltate e più vere, proprio per il fatto che l’unione è stata santificata e benedetta dal nostro Padre.
    Questo vorrei dire, a chi ha la sfortuna di sentire parlare solo male del matrimonio e si orienta verso la convivenza. Sapendo comunque che Dio non smetterà di amare nessuno, e che non esiste nulla di così grave che si può commettere nella vita, da non permettere, un giorno, di ritrovare il suo Amore.
    Grazie di nuovo per la risposta e che Dio la benedica per tutto quello che fa.

    (Nicola)