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Danzare la fede

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E’ sempre variopinta la nostra Italietta, che inventa scandali là dove non ci sono e lascia passare sotto silenzio problemi ben più gravi, che coinvolgono le fasce povere.

L’ultimo pseudo-scandalo lo hanno provocato le danze delle ragazze dello Shri-Lanka in Duomo a Milano, dove il cardinale ha convocato in preghiera genti di ogni parte del mondo, da noi chiamati con il termine non sempre rispettoso di “immigrati”. Qualche tuttologo ha fatto finta di inorridire mentre personalmente mi sarei chiesto come mai noi italiani siamo così ingessati nei nostri riti, quasi incapaci di esprimere i nostri sentimenti con il linguaggio del corpo.

Sulle Ande peruviane o nella Terra del fuoco o nel Madagascar l’incedere danzando dell’assemblea al momento dell’offerta dei doni non distrae chi entra in chiesa! E’ contemplare la bellezza di Dio attraverso la gioia di corpi giovani e maturi, resi luminosi dallo sguardo, dagli occhi e dai gesti propri di chi, danzando e cantando, esprime il calore intenso del dialogo di fede con Dio.

Come dimenticare gli ebrei oranti al Muro del Pianto che, ondeggiando lentamente avanti e indietro, ci immergono della “melodia infinita” della preghiera dei Salmi, che riflettono le sofferenze e le gioie dell’l’umanità? La musica più alta è quella che sale da tutto l’uomo: canto e danza sono “il respiro e il soffio” dell’uomo vivente, che esprime con il suo essere, anima e corpo, la sua fede e la sua lode.