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Libertà giovanile di ieri, libertà giovanile di oggi

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Oggi ai giovani si sono aperti nuovi spazi, che i genitori potevamo al massimo sognare da ragazzi, leggendo i libri di Giulio Verne o le avventure di Emilio Salgari. Si pensi agli spazi della notte! Si usciva, la sera, per andare al mese di maggio, non era proponibile, neppure per scherzo, lo stare fuori il sabato sera fino alle tre o quattro del mattino!

In casa si sono aperti, inoltre, gli spazi dell’informatica, con tutto quello che ne consegue: un complesso di informazioni non facilmente “regolabili” dai genitori. Chi è in grado di controllare internet, i vari blog, il chattare o i mille sms? Si sono create delle dipendenze ma anche nuovi modi di comunicare, che rendono “analfabeti” gli adulti, in un campo dove sono allievi più che maestri dei propri figli, nati e cresciuti nell’informatica, senza vedere tutte le negatività e rischi che denunciano preoccupati i genitori.

Sono spazi inediti che interrogano famiglie, scuola, istituzioni e Chiesa, come quelli delle nuove povertà, delle migrazioni, dello sfruttamento dei minori, della famiglie frammentate, delle nuove e antiche droghe. Sono nuove sfide e nuovi compiti da affrontare, se possibile, non da soli e senza lasciarci irretire dal pessimismo.

Certamente non aiuta i genitori, anche se li provoca, la cultura infarcita dei vari “ismi” del secolarismo, del consumismo, del permissivismo, del nichilismo e del relativismo etico. Forse potrebbe aiutarli l’incontro con altre religioni, per conoscere maggiormente la propria; l’attenzione alla natura, che salva dai disastri ecologici; la ricerca di itinerari di pace, che favoriscono rapporti più sereni con i giovani, che occorre ascoltare e leggere nei loro linguaggi.

Può essere di aiuto infine il “bagaglio culturale e spirituale” della Chiesa, che educa con il linguaggio del cuore e del Vangelo! Essa invita ad essere coraggiosi e temerari nell’affrontare le situazioni più ardue e rischiose in aiuto a chi è maggiormente in difficoltà, ma prima ancora propone di essere “educatori” per prevenire i disagi, accogliendo le nuove istanze e problematiche del mondo giovanile.

Fatichiamo a capire i giovani, perché stiamo poco con loro! Lontani fisicamente, chiusi nelle nostre sicurezze, ci rendiamo conto con il crescere dell’età, che stanno incrinandosi, rendendoci fragili, deboli, quando appaiono le nuove situazioni, che nascono sovente dalla scarsa fiducia che abbiamo nei loro confronti. E’ un cammino irto di difficoltà, non ultima la mentalità di chi pone sullo stesso piano informazione ed educazione, trovando più facile informare che educare.

L’emergenza giovani, di cui ha parlato il Convegno di Verona, il papa Benedetto XVI, richiede invece un forte lavoro educativo, accompagnato da un “primo annuncio” del Vangelo, così poco conosciuto anche da chi si dice credente. Non lasciamo che i ragazzi se la vedano da soli, senza l’aiuto di genitori o di educatori, senza alcun riferimento valido per orientare la vita: è una sfida continua, ma anche affascinante! Ne riparleremo.